Autobomba in provincia di Napoli, tre feriti. I clan alzano il tiro


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Lettere
La Mitsubishi distrutta a Lettere (Na)

Quando si parla di autobombe il pensiero torna subito agli anni novanta e alle stragi di mafia. Anche la camorra però fino a quindici anni non sembrava andare per il sottile sotto quel punto di vista ma per un lungo periodo gli investigatori non avevano più sentito parlare di ordigni. Fino a questa mattina quando il comando gruppo dei Carabinieri di Torre Annunziata, in provincia di Napoli sono stati svegliati da una segnalazione. A pochi chilometri di distanza, a Lettere, un piccolo paesino nei Monti Lattari, è esploso un ordigno al passaggio di un auto.

Quando i militari arrivano sul posto si rendono conto che si tratta di un vero e proprio attentato. I primi rilievi sono chiari: qualcuno ha voluto far esplodere una bomba al passaggio di un auto lungo un sentiero che porta alla piccola cittadina tra i monti. Vittime dell’attentato sono Michele e Carmine Comentale, due fratelli agricoltori di professione. I due erano a bordo di un fuoristrada Mitsubishi e adesso lottano tra la vita e la morte all’ospedale “Cardarelli” di Napoli. Con loro sul fuoristrada, seduto sul sedile posteriore, c’era anche un altro uomo, il cognato Ciro Ruocco le cui condizioni però non sono gravi.

Ma perché il suv di due coltivatori dovrebbe essere colpito da una bomba? Il motivo è da ricercare nel fatto che tra quei monti il clan Di Martino stipendia decine di coltivatori per prendersi cura delle loro coltivazioni di canapa indiana. Un affare che frutta alla cosca, legata a doppio filo con i D’Alessandro di Castellammare di Stabia, dai 200 fino a 500mila euro a settimana. I carabinieri e l’antimafia stanno dirigendo in questa direzione le indagini per capire chi e perché voleva morti due coltivatori e per farlo adesso è tutto nelle mani del Ris di Roma che avranno il compito di analizzare i reperti e indirizzare i colleghi partenopei.