Fresco d’arte e di ghiaccio


INTERAZIONI: 8
Ice bar

Vivendo la settimana più torrida dell’estate la nostalgia per un tour in Nord Europa mi ha fatto venire i brividi; persino di freddo, nonostante la colonnina del mercurio stazionasse vicino ai quaranta gradi. Ho aperto l’album dei miei ricordi e ne ho tratto due momenti di felice refrigerio: del corpo e della mente.

A Copenhagen per frequentare l’Ice Bar è necessario indossare una tuta termica che permette di sopportare i meno cinque gradi di temperatura media. Meno cinque, si ci rinfresca solo a ricordare la sensazione di  freddo insopportabile quando per un attimo – contravvenendo alle istruzioni del gestore – ho sfilato i guanti dalla mano. In questo locale eschimese tutto è di ghiaccio: i bicchieri per il brindisi, il bancone del bar, sedie e tavolini per gli avventori. Non sono un grande bevitore, ma un goccetto al giorno andrei a berlo molto volentieri per sconfiggere l’asfissiante calura di queste ore.

L’altro refrigerio è quello spirituale donato dalla visita del Museo Ermitage di San Pietroburgo, un eremo artistico voluto dalla zarina Caterina II di Russia. La sovrana amava circondarsi d’artisti e capolavori per sfuggire alla noia ed agli intrighi di corte. La passione di Caterina II contagiò anche i successori al punto  che ampliarono le collezioni. Oggi il museo di San Pietroburgo è tra i più grandi e visitati al mondo disponendo di un patrimonio sterminato che non basterebbe una vita per apprezzarlo tutto quanto. Di fronte a tanta imponenza consiglio sempre di non lasciarsi prendere dall’impossibile smania di veder tutto. Selezionate un percorso tra stili ed autori. Io mi sono dedicato a Tiziano, uno dei miei pittori preferiti ed al soggetto che meglio gli riusciva: Danae. La più bella si trova esposta nel museo napoletano di Capodimonte ma anche quella dell’Ermitage – che la critica attribuisce alla bottega dell’artista – sprigiona una ragguardevole carica di sensualità. La fanciulla concupita da quel briccone di Giove sotto forma di pioggerellina dorata sintetizza un ideale estetico ed erotico fatto di forme strabordanti che gli stilisti slim odierni giudicherebbero volgari. Ma io, forse anche per questa abbondanza condivisa, provo molta simpatia per Danae che mi fa stare con la “capa fresca” anche se della versione napoletana così scrive mons. Della Casa al destinatario del quadro il cardinale Alessandro Farnese “una nuda che vi faria venir il diavolo addosso”. Ed i boatos della corte papale sostengono che il profilo – non mi è nuovo avrebbe detto Totò – della Danae era identico a quello dell’amante attribuita all’alto prelato.