Drift – Recensione. Tavole troppo smussate


INTERAZIONI: 8
Drift - Recensione. Tavole troppo smussate
Drift – Recensione. Tavole troppo smussate

Smussa smussa alla fine resta ben poco. Drift – Cavalca l’onda è un film australiano che ci racconta in maniera un po’ troppo stereotipata la nazione e il mondo del surf. Ad un certo punto sonnecchiando ho creduto di vedere dei canguri in piedi sulla tavola e la cosa non mi ha sorpreso più di tanto.

Lo so che vorreste il nome del mio fornitore, ma scherzi a parte, Drift – Cavalca l’onda resta troppo finto, e il fatto che racconti una storia vera peggiora enormemente la cosa. Se poi vi lasciate entusiasmare da un inizio veramente niente male, o dalla scritta sul poster che promette il più grande sul surf dopo Point Break, c’è il rischio che la pellicola diventi anche irritante.

Brutto dunque? No, oserei il termine piatto anche se si parla di onde. La visione di Drift – Cavalca l’onda mi ha ricordato una mia recente passeggiata alla Fiera dell’elettronica in un paesino di provincia. Ti muovi tra stand pieni di cose già viste, con venditori che dicono cose già sentite mille volte, tranne poi ogni tanto scovare qualche piccola sorpresa che per un attimo riesce a svegliare il tuo interesse (le inquadrature delle onde viste dalla tavola) e la presenza di alcuni stand così fuori luogo che proprio non capisci (l’attore Sam Worthington).

Drift – Cavalca l’onda racconta la storia di due fratelli amanti del surf, che negli anni 70 iniziano a produrre artigianalmente dei nuovi modelli di tavole da surf che rispetto a quelli classici sono più sottili, lunghe e con bordi più smussati. I nuovi modelli sono più difficili da governare ma permettono migliori performance e così l’attività iniziata quasi per scommessa e con altri fini, diventa un vero e proprio business destinato a crescere e a influenzare lo sport.

Drift – Cavalca l’onda è arrivato nelle nostre sale giovedì 8 agosto.
Il trailer lo trovate qui.