Ilva, chiesto il rinvio a giudizio per Riva. Frode fiscale da 52 milioni


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Emilio Riva, proprietario Ilva

La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per frode fiscale per il proprietario dell’Ilva, Emilio Riva ed altre persone. Il procuratore aggiunto Francesco Greco ha chiesto che il manager sia sottoposto a giudizio come rappresentante legale della Riva Fire spa e dell’Ilva spa. Secondo la procura il manager si sarebbe reso protagonista di una frode fiscale di circa cinquantadue milioni di euro. Insieme a lui, la procura meneghina ha anche chiesto il rinvio a giudizio di altri due dirigenti del gruppo Riva spa.

Si tratta del componente del cda e responsabile fiscale, Agostino Alberti, e del responsabile finanziario del gruppo siderurgico, Mario Turco Liveri. A chiudere il quadro degli indagati per cui è stato invocato il rinvio a giudizio, Angelo Mormina, per la sua carica di managing director di Deutsche Bank, in particolare della filiale di Londra. L’accusa ai loro danni e di aver messo in campo una serie di operazioni con le quali hanno frodato il fisco italiano e portato capitali delle aziende di Riva all’estero. La prima accusa è quella di aver frodato il fisco evadendo l’imposta sui redditi.

La frode assumeva un’organizzazione più complessa nel momento in cui le società di Riva organizzavano delle operazioni “aleatorie” con l’obiettivo di provocare delle perdite sicure in Italia che permetteva loro di detrarre queste perdite dalle tasse dovute. I capitali però venivano trasferiti all’estero grazie all’intermediazione del funzionario bancario. Il risultato era un progressivo impoverimento delle aziende italiane e del loro imponibile su cui era dovuta l’imposta, tra cui logicamente anche quello dell’Ilva, mentre il denaro distratto finiva su conti esteri.