Corleone revoca cittadinanza a Miccoli. «Non è più un esempio»


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Fabrizio Miccoli

Il sindaco di Corleone ha revocato la cittadinanza onoraria conferita all’allora calciatore del Palermo, Fabrizio Miccoli. E’ quanto ha deciso Loluchina Savona, sindaco della cittadina in provincia di Palermo dopo la vicenda che ha colpito il calciatore e le sue farsi sul giudice Giovanni Falcone. Su proposta di tre consiglieri comunali, il sindaco ha deciso di revocare la cittadinanza viste le frasi infamanti pronunciate dall’ex calciatore del Palermo nei confronti del magistrato antimafia. Miccoli era stato scelto dal comune come esempio per i giovani dell’hinterland palermitano e come testimone del riscatto che può provenire dallo sport.

Motivazioni chiaramente cadute dopo la pubblicazione delle intercettazioni in cui il calciatore definisce “fango” Falcone, in compagnia del figlio di un boss mafioso. «Falcone è un eroe civile e per noi, che ci portiamo dietro il marchio di capitale della mafia, quei giudizi sono intollerabili». Così ha commentato la sua scelta il primo cittadino di Corleone che ha accolto l’invito dei tre consiglieri Dino Paternostro, Mario Lanza e Vincenzo Macaluso. Il sindaco ha ritenuto Miccoli non più un degno rappresentante della «promozione di valori quali la lealtà, la solidarietà e la sana competitività, ai quali bisogna educare le nuove generazioni», come si leggeva nella motivazione del conferimento della cittadinanza.

«Era il minimo che si potesse fare» ha poi aggiunto il primo cittadino dopo aver annunciato la revoca. Un gesto simbolico che conferma quanto abbiano fatto male le parole di Miccoli al popolo siciliano a cui lui ha ancora detto di essere molto legato. Nel corso della conferenza stampa post interrogatorio presso la procura di Palermo, Miccoli si è detto pentito di aver detto quelle parole e ha dichiarato di aver chiesto scusa alla sorella di Falcone, circostanza però smentita dalla sorella del giudice. Pochi giorni dopo la pubblicazione delle sue dichiarazioni, anche i tifosi del Palermo si dissociarono da quanto detto dal calciatore deponendo una maglia della squadra ai piedi dell’albero dedicato al giudice.