La fine del Mondo, il consiglio di Steve Jobs


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Spero riusciate a legger questo articolo prima della Fine del mondo. Altrimenti peggio per voi. Il Mondo, invero, è già finito da un pezzo per  tante persone: per i bambini sterminati a NewTown di cui tutto il mondo ha parlato e per le dieci bambine afgane saltate in aria per lo scoppio di una mina ed alla quale nessun presidente ha dedicato una veglia funebre.

Il mondo finisce quando il pasto per un cane dell’opulento Occidente costa quanto la razione settimanale di cibo di un paria del Terzo Mondo. Il mondo è finito quando New York, la città più potente e fragile della Terra, è stata messa in ginocchio da un uragano che nell’immensità cosmica equivale a due gocce d’acqua spinte dal vento. Il mondo è finito per le donne vittime della violenza domestica e per un povero cristo che a cinquantacinque anni diventa un esubero, un esodato.

Insomma ogni giorno ci confrontiamo con la fine del mondo e senza neanche rendercene conto ne siamo vittime, complici, beneficiari.

Dunque la vita continua per qualcuno, ma non per tutto. E’ inutile far provviste d’acqua, cibo, medicinali, armi per esser pronti all’Apocalisse. Ma cerchiamo di vivere meglio i secondi che ci restano. Ed un buon consiglio di vita e di morte ce l’ha donato Steve Jobs. Rileggerlo nel giorno della presunta fine del mondo mi sembra il modo migliore per guardare al futuro:

Quando avevo diciassette anni lessi una frase che diceva “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi giorni avrai ragione”. Mi fece abbastanza effetto, e da allora, negli scorsi 33 anni, ogni mattina mi sono guardato allo specchio chiedendomi “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quel che sto per fare oggi?”. Nel caso la risposta fosse stata “No” per troppi giorni di seguito, sapevo che dovevo cambiare qualcosa.