Mi piace il Presepe, ma è scomodo come Dio!


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presepe

Mi piace il presepe. Mi piace per il suo aspetto artistico esteriore e per il suo più intimo significato. Ma è una presenza scomoda ed ingombrante. Mi piace che il suo allestimento “invada” la nostra casa costringendo a spostar mobili, lampade, divani.

E’ dura, sempre più dura ogni anno, trovargli uno spazio adeguato nelle nostre case sempre più invase da cose utili o futili. Ed in questa rivoluzione dell’arredamento imposta dal presepe mi piace scorgere anche, sottotraccia, una metafora simbolica dell’irruzione di Dio nella storia dell’Uomo.

Una presenza “ingombrante” e scomoda  che costringe a rimodulare non solo l’arredamento ma anche la propria anima ed il proprio rapporto con il prossimo. E’ una bella tradizione, quella del presepe ed è bello vedere come sia contagiosa per le nuove generazioni.

Il presepe è in casa nostra dal giorno dell’Immacolata e vi resterà fino all’Epifania quando sarà smontato e riposto dei pacchi. Dopo la Santa Messa della Vigilia sarà deposto il Pargol Divin che lo completerà definitivamente completato. Avremo modo di guardarlo, noi e quelli che verranno a farci visita nei giorni festivi. E sarà una buon’occasione anche per meditare, magari inconsciamente, sul miracolo dell’Incarnazione, sullo straordinario Dono di un Dio che si fa Uomo, di un Verbo che diventa Carne, di una Storia che cambia poiché convertita dalla sfolgorante vicenda di Betlemme.

Si mi piace il Presepe. Ci racconta di una storia d’amore che dura dal momento in cui siamo stato creati e continuerà attraverso i nostri figli e le generazioni future. In questi giorni consiglio a tutti di dedicare un poco d’attenzione, non solo superficiale ma profonda, al proprio presepe domestico. Guardando i personaggi della scena tutti e ciascuno potranno comprendere meglio il proprio ruolo, la propria posizione, la propria parte rispetto alla Gloria di Dio che si manifesta nell’umile grotta trasformata in stalla o tempio diruto dalla fantasia nostrana. Qualche anno il presepe mi ha sorpreso addormentato, incapace di sentire il richiamo angelico. Altre volte la pigrizia del conformismo mi ha tenuto inchiodato al caldo giaciglio delle abitudini vacue. Certi anni ero pronto al cammino, in altri sulla soglia della grotta con gli umili doni frutto del mio lavoro, in altri indifferente a tutto quel trambusto per un semplice neonato nazareno.

 

Il canto angelico “Gloria a Dio nell’alto dei Cieli e Pace in terra agli uomini di buona volontà” risuonerà per nelle nostre case attraverso i nostri presepi. Cerchiamo di ascoltarlo, nonostante il frastuono dei jinglee pubblicitari, e di concentrare la nostra attenzione verso quel Bambino che ci chiede e ci chiederà sempre di cambiare la nostra vita. Buon Natale e Felice Anno Nuovo di Pace, Giustizia e Solidarietà. Sono convinto che accorrendo alla grotta ed adorando il Figlio dell’Uomo ne troveremo in abbondanza.