Donne uccise da mariti ed amanti. Se la cercano!?


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violenza donne

Le donne innamorate sono stupide. I sentimenti generano illusioni e distruggono la loro capacità di giudicare il comportamento di innamorati, fidanzati, mariti, amanti violenti. E, purtroppo, sempre più spesso ci rimettono la vita in un’escalation di brutalità domestica e relazione davvero inquietante.

Povere stolte illuse che quel fidanzato manesco possa mutar d’abitudini. Povere stupide che raccontano di esser cadute dalle scale piuttosto che denunciare il marito il quale gli ha spaccato le costole. Povere idiote quando si fanno intenerire dalle lacrime di coccodrillo e tornano in quella casa, in quell’auto, in quella strada che diventerà il loro mattatoio. Illuse, stupide, idiote! Sono consapevole d’indignare il lettore definendo così duramente le vittime; ma contro i violenti non ci può esser nessuna pietà. Le coltellate non arrivano all’improvviso. Sono l’apice di una serie di prevaricazioni quotidiane che non si possono ignorare. Chi alza la voce contro la moglie, chi spintona la fidanzata, chi molla un ceffone all’amante prima o poi diventa un omicida. Non c’è speranza di redenzione. Va denunciato e bloccato immediatamente! Chi non si sottrae alla spirale della violenza ne diventa certamente vittima ma in qualche misura anche responsabile della violenza scatena dell’uomo che si è scelto come compagno di vita.

 

Vi racconto un episodio brutto del quale, qualche giorno orsono, sono stato testimone e protagonista.

 

Un ragazzo inseguiva una ragazza. Quando era sul punto di raggiungerla la spintonava e poi riprendeva a correre. La ragazza non sembrava per nulla spaventata, anzi appariva quasi divertita da quel “corteggiamento” funambolico. Sembravano due innamorati intenti a qualche originale rincorsa amorosa da concludere magari con un bel bacio su di una panchina tra le aiuole della Villa.

 

All’improvviso, però, il gioco è finito. Il giovanotto, al massimo venti anni, ha scaraventato con una spinta violenta la ragazza, non più di diciotto anni, contro una porta di ferro. L’ha poi bloccata. Ha cominciato a darle brusche manate fino a farla cadere sui gradini. A quel punto le ha sottratto una borsa e si è allontanato insultandola in malo modo.

 

Ho rallentato il passo e per un attimo ho avuto la tentazione di tirar dritto. In fondo non erano “affari miei”. La ragazza si era accoccolata sui gradini ed armeggiava con il telefonino. Ho deciso di avvicinarmi. Ho una figlia ed ho pensato, forse un poco egoisticamente, che anche lei avrebbe potuto trovarsi in difficoltà ed io non sarei stato certo felice di sapere che un passante adulto aveva tirato dritto senza degnarla di uno sguardo. Le ho chiesto se avesse bisogno di qualcosa, se si fosse fatta male, se fosse necessario far intervenire un’ambulanza o un poliziotto.

 

La ragazza, scossa dal mio intervento, ha subito cominciato a dire no. Non aveva bisogno di nulla, non si era fatta nulla, non dovevo chiamare nessuno. Mentre insistevo per portarle aiuto il ragazzo che l’aveva picchiata è tornato sui suoi passi. Compresa la situazione, ha cominciato ad insultarmi ed a minacciarmi. Il mio invito a calmarsi non ha sortito effetto. Era furibondo contro di me, continuava a sfidarmi. Poi ha restituito la borsa alla ragazza, le ha preso la mano e l’ha portata via con se non senza averle rivolto uno sguardo minaccioso. Lei l’ha seguito docilmente per nulla spaventata dal comportamento manesco di qualche minuto prima.

 

Mentre si allontanavano, in un misto di rabbia ed impotenza, ho dolcemente urlato alla ragazza di lasciar perdere quell’individuo. Il ragazzo che la picchiava non faceva per lei. Certi tipi è meglio perderli che trovarli. Sono scomparsi verso il Lungomare, ma ho continuato a pensare a quei due ragazzi per tutta la mattinata.

 

Che tristezza la rassegnazione della ragazza alle botte rifilategli dal “fidanzato” manesco. Che squallida questa relazione imputridita da botte e minacce. Che peccato la rovina di un dolce sentimento d’amore giovanile nel gorgo della violenza e della prevaricazione.

 

L’amore dei diciotto anni credo sia la gemma più preziosa da custodire. E’ quella l’età dei grandi ideali. Si sogna di cambiare il mondo. Si sogna il grande amore. Si sogna di vivere la vita più felice di tutte le vite del pianeta. A quell’età è cosa buona e giusta coltivare questi sogni. Ci sarà tempo per le delusioni ed i rimpianti che la vita distribuisce a tutti e ciascuno.

 

E’ ingiusto, però, che tali rimpianti e tali delusioni comincino così presto; in una bella mattinata d’inverno, in uno splendido giardino fatto apposta per gli innamorati. Non so chi fosse quella ragazza, non so chi fosse quel ragazzo. Ma sto ancora soffrendo per lei ed anche, in fondo, per lui.