Professori “ciucci”, classi differenziate


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Castellitto

Dichiaro guerra ai professori “ciucci” e voglio le classi differenziate per merito e capacità degli alunni. E magari qualche sana randellata pedagogica e fisica possiamo assestarla ai docenti incapaci ed agli alunni scansafatiche. Una punizione corporale mirata si lascia preferire alle mazzate dispensate a coloro che protestano per una scuola migliore.

 

Entra ormai nel vivo l’anno scolastico. Un quinto della popolazione nazionale risponde presente all’appello che coinvolge dodici milioni di docenti, studenti, personale ausiliario ed amministrativo.  Non mancano le solite polemiche di contorno dedicate al caro libro, ai precari senza fissa sede, alle sedi improprie, alla divisa ed all’orario scolastico, al voto di condotta, ai crediti formativi.

Naturalmente, nessuno affronta i nodi gordiani reali di un sistema formativo inadeguato ad un paese moderno a cominciare proprio dalla qualità dei docenti che mai e poi mai rendono conto del proprio lavoro e del proprio impegno. Nel percorso scolastico personale e dei miei figli ne ho conosciuto di bravissimi, ma la stragrande maggioranza erano “ciucci” con tutto il rispetto per il nobile quadrupede. Non si riesce neanche a licenziare professori che fumano spinelli o si fanno palpare il sedere in aula dagli scolari. Voglio aggiungere a questo vivace coacervo dialettico un ulteriore elemento di riflessione.

Propongo di istituire, a partire dal secondo anno di ogni ciclo scolastico, delle classi differenziate in ragione del rendimento e delle potenzialità scolastiche di ogni alunno.

 

Il primo anno servirebbe così a classificare gli studenti in base al merito ed all’impegno per poi assegnarli ad una classe adeguata alle proprie capacità attuali e potenziali. Gli studenti più brillanti potrebbero così seguire corsi più stimolanti per le proprie facoltà. Quelli meno dotati avrebbero un percorso  idoneo alle loro attitudini senza intralciare il cammino di quelli più abili. Naturalmente, la classificazione sarebbe rivista periodicamente con esami scritti ed orali, schede di valutazione.

Questo sistema è pedagogicamente efficace e democratico poiché consente a tutti e ciascuno di valorizzare i propri talenti che – lo insegna anche il Vangelo – possono esser diversi e di diversa quantità e qualità. L’importante è che la scuola insegni a tutti a farli fruttare per il meglio, superando la logica dei programmi ministeriali uguali per tutti in favore di un percorso didattico personalizzato per ciascun allievo. Ogni studente sarebbe così stimolato a dare il massimo delle proprie capacità senza frustrazioni o noia. Ma la scuola italiana sarà mai pronta a questa organizzazione meritocratica che esige fatica, attenzione, profonda conoscenza della materia e della didattica ? E quanti saranno i professori in grado di insegnare nelle classi d’eccellenza ?