Contro la crisi, coltiviamo pomodori. Gli orti urbani per vivere a lungo e sani


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Il Presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo mi ha fatto fare una bella scoperta; non archeologica, bensì biologica. Nell’area del parco archeologico di Pontecagnano, Legambiente ha creato 50 orti di città, di 100 metri quadri affidati ognuno ad un anziano in pensione.

I coltivatori evergreen, con metodi bio, coltivano melanzane, zucchine, peperoni, pomodori, e si trattengono con gli studenti che visitano il loro poderetto in un suggestivo interscambio generazionale.

L’idea dell’orto di città, estesa anche ad altri comuni campani, è stata proprio bella. E’ una risposta all’isolamento ed allo stress. Gli anziani che quotidianamente coltivano la terra, oltre a trasmettere la cultura della coltivazione in modo artigianale ai giovani, sono usciti dall’isolamento  non soffrono di depressione. Un efficace sistema anche per intervenire sulle situazioni di degrado e abbandono di molte zone delle città, per vivacizzare le zone  particolarmente vocate all’agricoltura e per incentivare il cittadino a frequentare di più le stesse aziende agricole campane. Dal punto di vista sociale la coltivazione amatoriale dell’orto può costituire una valida risposta al desiderio di «sapere cosa si mangia», rappresentando, allo stesso tempo, un’opportunità per investire positivamente il proprio tempo libero, per stare all’aria aperta, per fare esercizio fisico producendo beni di consumo, per socializzare, uscendo dalla monotonia della routine cittadina.

In tempi di crisi è anche un modo per far quadrare il bilancio familiare risparmiando sull’acquisto di frutta e verdura. E poi, vuoi metter la gioia di veder germogliare l’insalata, crescere le zucchine, portare in tavola l’insalata coltivata con le proprie mani? Una filiera agroalimentare così corta è una soddisfazione che non ha prezzo.

E voi avete o desiderate il vostro orticello urbano? Parliamone.