Destiny 2 regala un’esperienza di gioco godibile, anche se in questo momento sta faticando a soddisfare la sua utenza per i contenuti end game. La prima espansione intitolata “La Maledizione di Osiride”, in uscita il prossimo 5 dicembre, senza dubbio migliorerà la penuria di contenuti, ma resta il problema del tasso di sfida proposto: pare che il nuovo kolossal targato Bungie, infatti, non risulti davvero appetibile ai cosiddetti ‘hardcore gamer’, ovvero quei giocatori che cercano un tasso di sfida elevato. Di questo il team di sviluppo sembra esserne consapevole.
Nell’ultimo episodio di The Bungie Podcast, infatti, i director di Destiny 2 presso la software house – Luke Smith, Mark Noseworthy ed Eric Osborne – hanno parlato proprio del dislivello di difficoltà per diversi membri della community del titolo, con la parte più hardcore che ha progressivamente abbandonato l’esperienza di gioco.
Secondo i piani alti di Bungie, i giocatori – almeno di Destiny 2, ma non solo – sono generalmente classificati in tre categorie: i “turisti”, che approcciano il gioco unicamente per completare la campagna, i “collezionisti”, che arrivano a spendere non più di 100 ore di gioco, e infine gli “hobbisti”, quelli che spendono gran parte del loro tempo a migliorarsi e a giocare fino allo strenuo ogni modalità di giochi come Destiny 2. Secondo Osborne, quest’ultima categoria sta appunto venendo meno.
Questo tipo di utenza, ha detto Osborne nel podcast, non sta riscontrando motivi per tornare a vestire i panni di un Guardiano nel mondo di gioco creato da Bungie:
“Se hai un gioco che ti piace davvero, vuoi anche avere delle motivazioni per collegarti […] e io credo che ciò che abbiamo oggi sia un gioco che non fornisce abbastanza motivazioni o ragioni per convincere questa categoria, gli ‘hobbisti’, a giocare”
Voi cosa ne pensate? In quale categoria vi identificate? E di cosa avrebbe bisogno Bungie, al di là delle espansioni in uscita, per risalire la china di un end game troppo povero e poco stimolante?