Sono stati puntali i rincari per i pedaggi autostradali: dal 1 gennaio 2023, infatti, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha annunciato un aumento del 2% per quanto riguarda le tratte gestite da Autostrade per l’Italia (ASPI). I rincari per i pedaggi autostradali non finiscono qui, dal momento che resta previsto un ulteriore aumento dell’1,34% dal 1 luglio 2023. Sappiate, comunque, che il Ministero guidato da Matteo Salvini ha scongiurato il rischio di un rincaro del 5%, che avrebbe senz’altro pesato molto di più sulle tasche degli italiani.
AISCAT (Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori) ha fatto sapere che nel nostro Paese è dall’anno 2018 che non c’erano più stati rincari per i pedaggi autostradali, a differenza di quanto è previsto dall’attuale normativa. Del resto, c’è anche da dire che gli aumenti in questione sono inferiori rispetto a quelli stabiliti per altri territori europei (in Francia, da febbraio 2023 saranno pari al 4,75%). I rincari per i pedaggi autostradali del 1 gennaio 2023 verranno applicati solo alle tratte gestite da Autostrade per l’Italia, e non per quelli gestiti da società terze (come nel caso delle Autostrade A24 /A25 Roma L’Aquila Teramo e Diramazione Torano Pescara, per cui il Ministero starebbe addirittura valutando una riduzione delle tariffe).
Non sono previsti aumenti nemmeno per le tratte gestite dalle società con aggiornamento del piano tariffario in atto, come, per esempio, l’Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova S.p.A., Società Autostrada Ligure Toscana S.p.A., l’Autostrada dei Fiori S.p.A. – A6, etc.), né tanto meno per quelle gestite da aziende con concessioni scadute (ecco qualche esempio, non comunque esaustivo della categoria: Autostrada del Brennero S.p.A., Società Autostrada Ligure Toscana S.p.A. – A12 Tronco Ligure Toscano -, Autovie Venete S.p.A., SATAP S.p.A. – Tronco Torino, etc.).