I dati recenti dell’Ispra aggiornati al 2023 indicano una significativa diminuzione della disponibilità idrica in Italia, fermandosi a 112,4 miliardi di metri cubi, il che rappresenta un calo del 18% rispetto alla media registrata dal 1951 al 2023. Questo calo è principalmente attribuibile ad un deficit di precipitazioni, che si evince soprattutto nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre, oltre all’incremento dei volumi di evaporazione dovuto all’aumento delle temperature. Le piogge, quando arrivano, tendono sempre più a trasformarsi in nubifragi, come dimostrato dal diluvio di maggio 2023, quando l’Italia è stata colpita da 49 miliardi di metri cubi di pioggia. All’inizio del 2024, il Paese si trova di nuovo ad affrontare il rischio di siccità, soprattutto in Sicilia e parte della Calabria, con conseguente razionamento idrico.
Come riportato da “greenreport.it“, la situazione critica in Catalogna, dove la siccità persiste da tre anni, sottolinea l’importanza di affrontare la crisi climatica con interventi strutturali per rendere i territori più resilienti. Anche se il ministro dell’Ambiente propone l’utilizzo di tecnologie come i dissalatori, le risorse disponibili sono limitate. Nonostante l’Italia si posizioni al terzo posto in Europa per disponibilità idrica, la situazione è degenerata nel corso degli anni e, senza interventi adeguati, è prevista un’ulteriore perdita del 40% entro il 2100, con valori ancora più drammatici al Sud.
A questo punto, diventa cruciale razionalizzare l’uso e ridurre gli sprechi idrici, considerando che una quota significativa dell’acqua prelevata viene destinata all’agricoltura, all’uso civile, all’industria ed alla produzione di energia elettrica. È essenziale investire nell’ammodernamento delle infrastrutture idriche, anche se permane un divario tra le gestioni industriali e quelle comunali, soprattutto al Sud. Le proposte di riforma del settore mirano a ridurre la frammentazione, introdurre parametri di gestione più efficaci e consolidare il settore, con l’obiettivo di raggiungere un maggior numero di gestori industriali di dimensioni medio-grandi ed un livello di investimenti più elevato per abitante all’anno.