Creep dei Radiohead usciva 31 anni fa e ancora ci racconta il disincanto degli anni ’90

Il 21 settembre 1992 usciva Creep, il primo singolo dei Radiohead. Ecco la storia

creep dei radiohead

Ph: Raph_PH / Wikimedia


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Creep dei Radiohead, il 21 settembre 1992, arrivò per chiudere un cerchio. Abbiamo parlato della scena grunge fino alla nausea, collocando ogni disco uscito in quel periodo – Nevermind, Ten, Facelift, Gish – nello schedario di “quelli che cantavano il disagio”, quelli che incanalavano la rabbia e lo smarrimento, quelli che gridavano il loro manifesto a intere generazioni smarrite dopo gli anni ’80, che guardavano oltre l’heavy metal e il punk e bla, bla, bla.

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Creep dei Radiohead ha ancora oggi il potere di offrire un punto di vista differente, che è l’amore. Lo avevano già fatto i Cure con Boys Don’t Cry, proponendo una narrazione del sentimento umano più tormentato ben lontana da quella carica di testosterone, allusioni sessuali e opinioni non richieste. Si parla sempre troppo poco dell’amore vissuto da chi non l’ha scelto, quasi come il dente cariato che vorremmo rimuovere ma che farà sempre parte di noi. Thom Yorke, per descrivere il singolo di debutto della sua band, usò queste parole:

“Ho notevoli problemi nell’essere un uomo degli anni novanta. Ogni uomo con sensibilità o coscienza verso il sesso opposto avrebbe problemi simili”.

“I’m a creep, I’m a weirdo”, e via discorrendo. Una ballata certamente alt-rock, ma che Jonny Greenwood mal sopportava per la sua lentezza. Così decise di sabotarla pestando sulle corde mutate, con la distorsione attiva e tanta voglia di demolirla. Nel ritornello il suo intento prese forma: innervosire un brano altrimenti piatto con una rabbia centellinata, ma audace.

Quattro accordi ripetuti ossessivamente come la stessa ossessione di Thom Yorke, che oggi non vuole più avere a che fare con il suo piccolo capolavoro. Quell’uomo-orsacchiotto “strano” e consapevole non esiste più, è cambiato. Certamente è rimasto disilluso ma gli anni hanno portato la pace nel suo disincanto. Forse.

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