Perché John Bonham dei Led Zeppelin è stato il migliore batterista di tutti i tempi

Il 31 maggio 1948 nacque John Bonham, leggendario batterista dei Led Zeppelin

john bonham dei led zeppelin

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Un titolo così, dedicato a John Bonham dei Led Zeppelin è un dito poggiato sul grilletto dei detrattori pronti a negare tale aspetto. Nei fatti “Bonzo” è stato un innovatore, e ogni innovatore merita il titolo “migliore” di qualcuno o qualcosa. Nel nostro caso “di tutti i tempi”, perché?

Chiaramente lui e Keith Moon se la contendono, specialmente perché parliamo di due folli pestoni capaci di aggiungere ai brani quella giusta tensione che è sempre d’uopo nel rock e nel blues. Anziché tediare con una bio trita e ritrita, andiamo sul personaggio. In primo luogo John Henry Bonham era mansueto solo nella prima parte della carriera, quando dalle sue campagne si scoprì curioso di conoscere il mondo grazie alla musica. Da qui il soprannome “Bonzo”, preso dal cane di un cartoon. Poi diventò “The beast” perché la lontananza da casa e le pressioni del successo lo resero inquieto e gli procurarono uno shock con le conseguenze che tutti conosciamo.

Sin da piccolo John colpiva barattoli e piatti, tutto ciò che può produrre uno schianto. Lo ricorda il fratello Mick nel libro John Bonham, Il Motore Dei Led Zeppelin, e immaginare una piccola bestiolina andare di terzine tra pentole e coperchi è molto facile. John, autodidatta, diede al ruolo del batterista un ordine dominante: fino all’avvento dei Led Zeppelin i batteristi erano considerati la sola parte ritmica dei brani.

Bonham riscrisse tutto, inventò un sound con un’apposita accordatura delle pelli e un’inclinazione personale degli elementi del set. Se da una parte aveva nel cuore Ginger Baker e Buddy Rich, dall’altra aveva se stesso. Chiediamolo a Dave Grohl, Luca Ferrari, Francesco Valente, Dale Crover e tanti altri, se John Bonham non è ancora oggi una fonte di ispirazione.

Per trovare conferma basta ascoltare Moby Dick, Good Times Bad Times, Fool In The Rain o anche le più famose Whole Lotta Love e Black Dog: John Bonham era quel sound e quel tocco, una potenza che Roger Taylor dei Queen ricorda con queste parole:

“Avevamo ottenuto un backstage pass per le due serate del festival di Knebworth. Bonham arrivò insieme a suo figlio, e si sedette alla batteria per controllare l’accordatura. L’impianto di amplificazione non era ancora acceso, e lui fece qualche acciaccatura: il palco iniziò a tremare, io e John ci guardammo negli occhi, e ci abbracciammo”.