Antonio Feriozzi vs STRE video e racconti a We Have a Dream

Ecco due altre scoperte interessanti: Antonio Feriozzi, chitarrista e rumorista di Nereto (Teramo), e STRE,napoletano al secolo Stefano Crispino


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C’è una enormità di musica valida che non ha spazio in radio e tantomeno in televisione.

Ecco due altre scoperte interessanti: ANTONIO FERIOZZI, chitarrista e rumorista di Nereto (Teramo), e STRE, napoletano al secolo Stefano Crispino

ANTONIO FERIOZZI

Antonio Feriozzi è un chitarrista e rumorista nato a Nereto in provincia di Teramo, si avvicina allo studio della chitarra elettrica all’età di 14 anni con un insegnante privato da cui apprende i rudimenti del rock e del blues classico, nel 2001 si diploma alla Lizard Casa Ricordi di Fiesole con la valutazione finale di 30/30 e lode accademica seguendo i corsi di studi con Michael Mellner e Giovanni Unterberger, in seguito partecipa a seminari con Steve Vai, Joe Diorio, Jennifer Batten, Vinnie Moore, Scott Henderson e molti altri nomi altisonanti nel panorama internazionale della musica.Nel corso degli anni matura una lunghissima esperienza sia in studio che dal vivo con gruppi e cantautori di vario genere per i quali scrive ed arrangia brani ed album, prende parte a tour italiani e suona anche in diverse città europee.Nel 2017 dopo aver esplorato ogni ambito musicale e aver sviluppato un suo personale stile chitarristico, decide di intraprendere un percorso solista sperimentale come polistrumentista e rumorista, riscoprendo la tradizione italiana dei futuristi ed evolvendo alcuni concetti ed idee, legate alla ricerca del suono, delle vibrazioni e delle frequenze, riscontrando da subito un notevole interesse da parte del mondo dell’arte contemporanea e collaborando dal vivo con performer, visual artist, attori di teatro e registi.

STRE

STRE è il progetto del cantautore, regista e polistrumentista napoletano Stefano Crispino che, dopo aver militato in diverse formazioni come batterista ed aver rivestito il ruolo di frontman e chitarrista in una band pop punk per quasi un decennio, riparte da solista con un nuovo spirito artistico, inizialmente dai tratti indie-pop e via via sempre più contaminato da generi e sfumature sonore differenti. Il poliedrico artista partenopeo, oltre ad occuparsi della scrittura e dell’interpretazione dei suoi brani, si dedica alla regia e al montaggio di tutti i videoclip che li accompagnano, evidenziando duttilità, eclettismo e visione d’insieme, avvalorate anche dalla creazione di un secondo canale YouTube, all’interno del quale pubblica, con professionalità e competenza, recensioni di film, dischi e rubriche tematiche.

A distanza di un anno dal fortunatissimo esordio nei digital store con “Remake”, seguito dall’iconica “Alzheimer” e dalla leggera ma profonda “Un motivo c’è”, il cantautore, polistrumentista e regista partenopeo STRE torna ad intrecciare generi ed emozioni in “A Pezzi”, il suo nuovo singolo.

Scritto dalla fulgida e vibrante penna del poliedrico musicista napoletano, il brano miscela egregiamente un’attualissima e sfavillante dimensione pop dalla melodia super catchy, all’eccentrico e più cupo universo punk tanto caro all’artista, posandosi su un arrangiamento che strizza l’occhio alle rock ballad, avvalorato da chitarre distorte, riff californiani e violini, per dar vita ad un’avvincente antitesi sonora da cui scaturisce un’esplosione di ritmo e sentimento in grado di fondere e attraversare tutte le sfumature del complesso e policromo spettro sensoriale di ciascuno di noi.

Come in ogni release proposta da STRE, infatti, la tematica centrale è di fortissimo impatto socio-emotivo: “A pezzi”, si articola sul concetto di perdita, in una sensazionale analogia con la mancanza, l’assenza improvvisa di una parte di sé, del proprio corpo, come lo stesso artista spiega:

«Quando si perde una persona importante, si percepisce un vuoto interiore, uno smarrimento paragonabile all’aver perso una parte, dunque, un pezzo, del proprio corpo».

Amarezza, disillusione e sottile ironia si amalgamano in un testo in cui si susseguono liriche e passaggi dal duplice significato, con traslati e giochi di parole che, sin dal titolo, accostano la loro accezione morale a quella letterale.

«Strapparmi il cuore oppure un braccio, che tanto ormai, sono già a pezzi», è una delle frasi più rappresentative dell’intera composizione, da cui si evince con chiarezza il parallelismo tra l’evidente e tangibile perdita di una parte del proprio corpo ad una più celata e recondita, ma non per questo meno effettiva e sofferta, dipartita di un pezzo del proprio cuore.

Altro passaggio chiave del brano è però «questi pugni non fanno più male se tanto ormai sono già a pezzi», con cui STRE mette in luce l’importanza di trarre insegnamento dal proprio dolore, come lui stesso racconta:

«A tutti è capitato di confermare che “ciò che non uccide, fortifica”. E allora ecco che la sofferenza può essere concepita sotto una luce positiva, un po’ come secondo la celebre locuzione latina “frangar, non flectar”, ovvero “mi spezzerò, ma non mi piegherò”».

Una rinascita dalle proprie ceneri, che sfocia e collima in una ritrovata consapevolezza di se stessi e della capacità, insita in ciascuno di noi, di poter scegliere in che modo reagire alle circostanze poste sul tavolo della vita.

Il brano è accompagnato da un suggestivo videoclip ufficiale che, traendo proprio dal concetto di rinascita, immortala l’artista mentre continua a cantare, nonostante un boia lo stia decapitando, e come per le precedenti pubblicazioni, lo vede vestire simultaneamente anche il ruolo di regista, riconfermandone versatilità e visione d’insieme.

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