Lucio Dalla raccontato a casa sua da Tobia Righi e Andrea Faccani

La grandezza di Lucio Dalla è dimostrata da come ha scelto i suoi collaboratori che immediatamente sono diventati amici e poi hanno collaborato con lui per sempre


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Lucio Dalla raccontato a casa sua da Tobia Righi e Andrea Faccani - parte 1

Dimmi che amici e collaboratori hai e ti dirò chi sei. La grandezza di Lucio Dalla è dimostrata da come ha scelto i suoi collaboratori che immediatamente sono diventati amici e si è poi tenuto accanto per sempre.

Tobia ha conosciuto Lucio nel febbraio 1960, quando aveva 17 anni e suonava il clarinetto. Ha iniziato a lavorare con lui nel 1966. Era il manager, quello che gli ha sempre curato tutti i contratti. Quando Lucio è diventato molto famoso, in tanti hanno cercato invano di prendere il suo posto per mettere le mani sul giro di denaro che Dalla generava.

Andrea è il “cugino” (come Lucio lo chiamava sempre). La sua mamma era sorella di quella di Lucio e sono insieme a lui nella copertina dell’album “Cambio”. Da bambino e ragazzino stava sempre con Lucio, soprattutto in vacanza. Andrea ha iniziato a lavorare con Lucio nel novembre 1989 e poi l’ha accompagnato sempre da allora, anche quando veniva nei miei programmi. C’era pure quando al Roxy Bar Lucio fece ascoltare “Henna” in uno studio completamente buio con le telecamere spente. Oggi Andrea Faccani è presidente della Fondazione Lucio Dalla.

Come al solito, l’appuntamento con Tobia è al bar sotto casa di Lucio, in Piazza De’ Celestini. Lì passa a salutarlo Luigi Maggi che ha il negozio da orefice in via Mariscotti, dove abitava Lucio. Così sono diventati amici e gli faceva gli anelli a forma di rosario che Dalla aveva sempre al collo.

Poi Giovanni, il proprietario del bar e grande amico di Lucio, si rammarica perché Bologna non ha reso l’omaggio che Dalla avrebbe meritato. Aggiunge che le intenzioni di Lucio erano di cambiare tante cose se avesse vissuto ancora.

Poi saliamo nella casa di Lucio, dove ci aspetta Andrea Faccani. Entriamo nella sala più grande, piena di quadri, foto, dischi, manifesti e cimeli. Immediatamente inquadro il cartello attaccato alla porta dell’ufficio dove lavorava Tobia con su scritto:

“Non è necessario essere pazzi per lavorare in questo ufficio, però aiuta”

Glielo faccio commentare e gli chiedo: anche Lucio era pazzo?

“Per fare cose che non fanno tutti, normali non bisogna essere.”

Lucio poi definiva Tobia “mattarozzo”, anche per replicare alla definizione che Tobia aveva dato di Lucio: “ragno”. Una frase che Tobia aveva detto a Lucio era: “Mi sembra un disperato erotico giornaliero”. Da lì ha preso l’idea per “Disperato erotico stop” che ha dato il titolo alla prima canzone che ha decretato il successo di “Com’è profondo il mare”.

Andrea mi racconta di come Lucio amasse il vinile e non il CD, che odiava e, nonostante il primo CD uscito in Italia fosse suo, disse: “Qua la musica è finita”. Poi mi illustra quanto c’è nello studio. Parliamo di come sono nate sia “Henna” che “Futura”, poi del tour Dalla – De Gregori. Andrea mi racconta dei quadri alle pareti e dei pittori amici di Lucio.

Con “4 marzo 1943”, che doveva chiamarsi “Gesù Bambino”, Dalla meritava di vincere Sanremo. Anche l’anno dopo con “Piazza grande” avrebbe meritato la vittoria, ma è arrivato solo 8°.

Io racconto di una sera da Vito nel 1977 (dove c’ero e sono stato inquadrato al tavolo con una mio amico) quando Lucio “disturbava” con i suoi vocalizzi Guccini e Vecchioni che cantavano “Porta romana”. Mostro anche un breve video. In quel periodo con Lucio ci vedevamo spesso perché avevamo creato una radio insieme, con anche Bonvi e Guccini.

Tobia mi dice di aver insegnato una cosa a Lucio:

“Parlare poco e cantare molto”.

Commentiamo i dischi molto strani che Lucio faceva agli inizi della sua carriera.

Andrea mostra anche una foto con sua mamma che balla con Lucio bambino poi quando faceva da piccolo le operette.

Ci trasferiamo in quello che era l’ufficio di Tobia e parliamo artisticamente dei dischi di Lucio.

All’inizio non faceva successo e la RCA lo inseriva anche in musicarelli, come “Little Rita nel west”, dove cantata “Pirulì” con Rita Pavone. Mostro clip di questo brano e anche di “Lucio dove vai”. Raccontiamo di quando Gino Paoli scrisse il testo di “Lei”, brano di James Brown, che divenne il primo 45 giri di Dalla.

Andrea racconta di come Lucio non amasse avere accanto persone tristi e le “vacanze” con Lucio, anche perché lavorava sempre, specialmente alle Tremiti.

Quali erano gli artisti e pittori che Lucio amava?

Tobia afferma che per lui Lucio è ancora vivo.

Andrea dice che Lucio considerava Tobia come un padre e diceva sempre:

“Tobia non si tocca”.

L’intelligenza di Lucio è stata anche quella di ascoltare i propri collaboratori.

Parlano di Battiato e della casa che Dalla comprò a Milo, in Sicilia, accanto a quella di Franco.

Raccontano le canzoni che preferiscono tra quelle di Lucio e di quando Andrea disse a Lucio che amava tantissimo “Stornello” e “Chissà se lo sai” e lo sorprese.

Lucio scappava mentre il concerto stava finendo. Lui andava in mezzo alla gente normale, ma era un anti divo e non amava il bagno di folla.

Tobia sostiene che Dalla fosse un extraterrestre, proiettato verso il futuro che prevedeva.

Racconto loro di “1999” che fece nel 1966.

Andrea conferma che Lucio credeva che gli extraterrestri fossero tra di noi per spiarci.

Racconta che “Apriti cuore” è stata la prima canzone che Lucio ha scritto su se stesso.

Andrea rivela che Lucio gli aveva detto che dopo il boom di “Cambio” aveva previsto che il successivo “Henna” avrebbe venduto poco perché era un disco che aveva fatto per se stesso e dice che il primo titolo di “Henna” era “E se Dio fosse un computer?”. Però lo disse a Padre Boschi che gli chiese di cambiarlo.

Continuerei la conversazione ancora per tanto tempo, ma vedo che Tobia guarda l’orologio, perché ha fame e dobbiamo andare a mangiare.

Anche al ristorante accendo la telecamera perché è stato proprio da Cesari che Lucio propose a Tobia di iniziare lavorare insieme. Arrivò vestito da prete e gli disse:

“Ho bisogno di un manager”

– Ma Lucio io non sono un manager

“Lo imparerai”

Poi andò via e ritornò per dire:

“Mi sono dimenticata di dirti una cosa: non ho una lira”.

Così è iniziato il rapporto tra Lucio Dalla e Tobia Righi, che non si è mai interrotto, neppure adesso che Lucio è volato nell’altra dimensione.

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