Putin ha scelto di essere un nemico dell’Occidente

Convincendo il suo popolo di essere accerchiato, spera di convincerlo a sopportare i sacrifici di una guerra che doveva durare molto meno e che invece si sta rivelando uno scontro mondiale

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Vladimir Putin, con l’ultimo discorso alla nazione, ha scelto di diventare un nemico dell’Occidente. Lo ha fatto coscientemente, sapendo di aver un lungo inverno dalla sua parte. Ha deciso di farla pagare a tutti coloro che si sono opposti alla sua avanzata in Ucraina. Probabilmente, dopo le sue parole anzi, sicuramente, non se l’aspettava e come sempre la reazione di un uomo disperato, perché i suoi piani sono saltati, potrà essere senza precedenti. Come sempre ha utilizzato la solita retorica.

La retorica dell’attacco alla madrepatria, la volontà dell’Occidente di distruggere la Russia, così com’è stato con l’Unione Sovietica, venendo di fatto alla scoperto. Per mesi queste frasi le aveva fatte pronunciare alla sua macchina della propaganda, attiva in patria e all’estero attraverso internet. Dopo aver visto che, però, di fatto in Occidente, a parte qualche minoranza, la sua strategia non ha attecchito, ha deciso di concentrarsi sulla propria nazione. Ha scelto di raccontare la situazione attuale con la retorica dell’accerchiamento con l’obiettivo di compattare il proprio Paese dietro di lui.

Putin ha scelto di diventare nemico dell’Occidente per convincere i russi a seguirlo con la logica dell’accerchiamento

Ma soprattutto ha scelto queste argomentazioni perché non ha altro modo per spiegare ai russi una guerra che è durata fin troppo e che sta provocando danni impensabili alla propria economia. La strategia dell’accerchiamento serve anche per giustificare la “mobilitazione parziale”, così l’ha definita. In realtà sta attingendo a 300mila riservisti il che è tutt’altro che una mobilitazione parziale. A livello militare Putin sa di essere in difficoltà e attingere ai riservisti significa che tutto è andato storto e c’è bisogno di una nuova mano.

L’appello alla nazione e per la difesa della patria di fatto servirà a giustificare tutti i sacrifici che i russi si troveranno a fare nei prossimi mesi. Dal punto di vista dell’Occidente, però, questo discorso sembra essere una chiusura totale e significa che non si può più tornare indietro. Un’escalation che nella vita di tutti i giorni significa aumenti dei prezzi in vari settori ma che a lungo termine potrebbe significare una guerra totale. Una guerra che un uomo con le spalle al muro potrebbe far diventare addirittura nucleare.

Paradossalmente siamo nelle mani dei russi: se decideranno di andare contro il proprio leader magari Putin sarà costretto a fare dei passi indietro e ritirare le truppe. Se invece, come la storia racconta, decideranno di seguirlo, non saremo tanto lontani dalla catastrofe. La terza ipotesi è che, in un paese senza libertà, non avranno scelta e a quel punto toccherà a noi scegliere da che parte stare.