La Rai dice stop alle notizie dalla Russia, giornalisti e inviati imbavagliati (e non solo in Italia)

La guerra Russia-Ucraina mette a tacere anche i giornalisti Rai, e non solo


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Crisi Ucraina e situazione in Russia addio? Le notizie che arrivano dalla Rai, e non solo, fanno tremare il diritto di cronaca in un momento in cui c’è sete di sapere e voglia di essere informati, minuto per minuto, alla soglia di una possibile guerra mondiale. Poco fa la Rai ha fatto sapere tramite un comunicato ufficiale di aver ceduto alle ‘pressioni’ decidendo di cancellare i collegamenti dalla Russia con effetto immediato.

A seguito dell’approvazione della legge che prevede pesanti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, la Rai ha deciso di sospendere i servizi giornalistici dei suoi corrispondenti dalla Federazione Russa proprio per tutelare l’incolumità dei giornalisti che si trovano sul posto. Inoltre si comunica che le notizie su quanto sta accadendo verranno per il momento fornite dai giornalisti che si trovano nei paesi limitrofi o nelle redazioni che sono situate in Italia sulla base di diverse fonti.

La legge è stata approvata dalla Duma che ha previsto multe o pene detentive fino a 15 anni anche per coloro che parlano di guerra in quanto, secondo il Cremlino, si tratta solo di un'”operazione militare speciale”. Nelle scorse ore hanno sospeso le attività anche Znak.com, radio Echo e TV Rain, la Bbc ha sospeso il lavoro di tutti i suoi giornalisti e il Novaya Gazeta, diretto dal co-vincitore del premio Nobel per la pace 2021 Dmitry Muratov, ha rimosso dal suo sito il materiale sulla guerra.

Lo stesso annuncio è arrivato anche dalla Cnn che ha deciso di sospendere le attività dei giornalisti sul posto e dall’agenzia Bloomberg. Poco dopo l’Autorità russa per le comunicazioni ha limitato l’accesso ai siti web di Bbc e ha bloccato Facebook e Twitter in Russia. Le notizie che arriveranno ora dall’Ucraina saranno meno veritiere? Sicuramente questo è un bavaglio che nel 2022 non può essere accettato proprio come la guerra in Ucraina.