The Who, il film Quadrophenia come fotografia di una generazione | Memories

Il 14 ottobre 1979 usciva nelle sale Quadrophenia, il film di Franc Roddam ispirato all'opera rock degli Who

quadrophenia degli who

Photo by Il Fatto Quotidiano/Flickr


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Che Pete Townshend abbia un intelletto che lo precede è cosa nota, ma lui non lo sa. Almeno, così crediamo quando lo immaginiamo sui suoi taccuini, tra mozziconi di sigaretta e chitarre mentre stende le partiture di Quadrophenia (1973), l’opera monumentale degli Who che si colloca in quell’olimpo di enciclopedie rock che ogni band che ha scritto la storia custodisce inevitabilmente nel suo archivio.

Siamo tutti un po’ Jimmy e un po’ Kevin, e dobbiamo fissarlo mentre scorrono le immagini del film Franc Roddam uscito nelle sale il 14 settembre 1979. Gli Who e Franc hanno fotografato per sempre mezzo secolo di tormenti e momenti giovanili, polarizzandoli in tutto ciò che è mod e in tutto il restante rock. Questo sono, in sostanza, Jimmy e Kevin: mod il primo, rocker il secondo. Il primo è nel sottobosco calpestato dal secondo, ma anche in quel calpestio i due mondi si incontrano per raccontare tutti i cambiamenti del dopoguerra.

I rocker hanno lo sguardo ammiccante di Elvis Presley, i mod si spostano sulla Vespa e dicono che Be Bop A Lula è “roba da vecchi”. Così Quadrophenia degli Who diventa la colonna sonora giusta per documentare un Regno Unito in cui il vecchio e il nuovo si incontrano, fingono di farsi la guerra ma sostanzialmente diventano un esempio di pace tra le differenze. O quasi.

Tutto molto familiare, se pensiamo che nel ruolo di Jimmy viene convocato Johnny Rotten che declina l’invito, e che nel cast c’è anche uno Sting prima di essere Sting nel ruolo di Ace. Nel 1979 c’è il punk che ha demolito ogni speranza degli hippy, e tra le macerie i mod sono la risposta mod-erata a quella voglia di far sentire la propria voce, a volte con atteggiamenti che sfiorano l’ossessione e l’autocelebrazione. Quadrophenia è un manuale antropologico, con tanti spunti che ci aiutano a capire gli ultimi 40 anni del mondo occidentale e, perché no, ascoltare tanta ottima musica.