Gli undici di Mancini, i Måneskin e Matteo Berrettini: l’Italia domina l’Europa. Un po’ “fuori di testa” ma diversa da tutti!

Il primo scorcio del 2021 si tinge di verde, bianco e rosso: è un "Rinascimento" italiano?


INTERAZIONI: 2089

“La felicità”, “Europa azzurra”, “Gli invincibili”, “La vita è bella”: quattro titoli di altrettante testate straniere, quattro espressioni in lingua italiana per raccontare la finale di un Campionato Europeo di Calcio in cui l’Italia ha battuto gli inglesi (proprio quel popolo che il calcio l’ha inventato) a Wembley – lo stadio/icona, l’epicentro dei Mondiali del 1966, delle innumerevoli Champions, del Live Aid 1985 e delle mani in aria di “Radio Ga Ga” dei Queen (dirige l’orchestra Freddie Mercury).

E se in campo furoreggiano un Leonardo e un Lorenzo (rispettivamente Bonucci e Insigne) è lecito, con le opportune cautele, scomodare gli autentici Leonardo e Lorenzo ovvero il figlio supremo di Vinci e Il Magnifico per antonomasia: la Nazionale si fa ambasciatrice del Rinascimento Italiano, “il” momento di svolta e l’apice assoluto.

Roberto Mancini e la Coppa Europa conquistata con la sua Nazionale Italiana di Calcio

Il mondo sembra domandarsi “Ma cosa sta succedendo all’Italia? Dove è finito quel Paese rumoroso, imprevedibile, individualista e vanitoso?”: prima nelle competizioni internazionali, luogo-emblema dello spirito di gruppo, simbolo di coraggio e intraprendenza ma concreta e desiderosa di ricostruire dalle macerie del dopo-covid, l’Italia mostra il suo carattere appassionato e forte, senza rinunciare ad una sorta di ‘vision’ collettiva che spiazza il resto del mondo. Se prima era impossibile non voler bene all’Italia, nonostante i mille difetti del suo popolo, oggi gli Italiani sono diventati addirittura irresistibili.

Nel 1960 il tennista Nicola Pietrangeli raggiungeva la semifinale di Wimbledon; quattro anni più tardi, Gigliola Cinquetti trionfava all’Eurofestival con “Non ho l’età”; quattro anni più tardi la Nazionale di Zoff, Facchetti, Riva e Rivera alzava la Coppa d’Europa di Calcio. Gli anni Sessanta, quel “favoloso” decennio che veniva post-tutto (post-guerra, post-Ricostruzione, post-Trattati di Roma, Post-Volare, post-Fellini/Dolce Vita), si abbeveravano alla fonte entusiasmante dell’Italia del Boom, fatta di Vespe e di Cinquecento, di odiosi palazzinari e di radioline a transistor che trasmettevano Vianello munito di pinne e fucile, Mina munita di mille bolle blu, Morandi munito di infiniti “te” (In ginocchio da TE, Se non avessi più TE, Non son degno di TE).

I Måneskin con il trofeo conquistato a Rotterdam nella finale dell’Eurovision Song Contest 2021

In un semestre, l’Italia ha compiuto un’impresa per la quale erano stati necessari otto anni nei Sixties, riportando a casa la Coppa Europa di Calcio e l’Eurovision Song Contest e piazzando sull’erba di Wimbledon addirittura un finalista (che ha perso all’ultima partita soltanto perché aveva di fronte il tennista/alieno più forte di ogni epoca).

Pietrangeli, la Cinquetti e Valcareggi lasciano spazio a Berrettini, Måneskin e Mancini. Un tennista pop-icon sorridente, colto, poliglotta e determinato; una rock-band che entra nelle Top Ten di mezzo mondo e raccoglie i complimenti dei Duran Duran; un commissario tecnico che ha vinto tutto da calciatore e che non perde un grammo del suo proverbiale self control (eccezion fatta per le lacrime nell’abbraccio con il ‘soul brother’ Gianluca Vialli nella finale dell’Europeo: lì siamo sul pianeta dell’Amore più bello e nobile, l’Amicizia).

Qual è il segreto di questa “rinascenza” tricolore? Il riscatto post-pandemia è forse l’indizio più consistente: immediatamente dopo la Cina, l’Italia è stato il Paese più colpito dal coronavirus. La commozione globale e l’abbraccio del mondo intorno allo Stivale hanno mostrato agli italiani che non sono soli e che dai balconi si può urlare “Ma il cielo è sempre più blu”, come ci ha insegnato Rino Gaetano. Oggi quella canzone assume cuore, colore e profondità, ma in fondo Rino è sempre stato un profeta e non soltanto un cantautore, visto che aveva anche affermato che “in fondo è bello, però / è il mio Paese e io ci sto”.

Il tennista Matteo Berrettini finalista a Wimbledon, Londra

L’affresco rinascimentale si è completato in questi mesi con decine di pennellate importanti: l’impresa compiuta dalla Nazionale Italiana di Basket in Serbia (le Olimpiadi di Tokyo attendono i cestisti azzurri); le campionesse del softball hanno conquistato l’Europeo battendo l’Olanda; la Disney-Pixar ha scelto le Cinque Terre liguri per raccontare la storia del piccolo “Luca” nell’omonimo film; l’iconico Matteo Berrettini ha raggiunto i quarti a Parigi, ha mietuto successi al Queen’s e a Belgrado e disputato una prima finale Masters 1000; i Måneskin hanno abbattuto il muro/Beatles su Spotify dimostrando che c’è una via italiana al rock e che uniti – come avvenuto per gli undici di Mancini – si vince.

In fondo, noi Italiani siamo un po’ “fuori di testa”, ma diversi da tutti.