Nazionale Cantanti, ecco la verità su quanto accaduto nella Partita del Cuore: la mia intervista a Gianluca Pecchini

Ho invitato Gianluca nello studio di We Have a Dream per raccontare come si sono svolti davvero i fatti


INTERAZIONI: 1091

Gianluca Pecchini sessista?!? Nazionale Cantanti nel caos!?! Partita del Cuore a rischio?!?

Tutto ciò per esternazioni notturne di una signora che accusa il Direttore Generale della Nazionale Cantanti di avergli negato il posto nella tavola dei cantanti perché donna. O forse la sua colpa è stata quella di non aver riconosciuto lei e il tipo con lei. I due fanno parte di un gruppo di “comici” da social. Ma, come vedremo, sia Pecchini che altri cantanti non frequentano i social.

Per questo ho invitato Gianluca nello studio di WE HAVE A DREAM nell’ultima puntata per raccontare come si sono svolti davvero i fatti. Nel video sopra vedi tutta l’intervista integrale.

Ma procediamo con ordine.

Sono stato il primo a fare un reportage sulla Nazionale Cantanti nel 1989, documentando un viaggio in Romania. Fece tanta audience su Italia 1 (4 milioni e mezzo), che la RAI accettò la proposta di fare una partita del Cuore. Anche se non ci credeva del tutto. Infatti non la mandò in diretta. Convinsi Fabrizio Frizzi a presentarla con me. Fu un boom. 80.000 persone e mai lo stadio Olimpico era stato così pieno. 8 milioni di spettatori davanti alla TV.

Da allora ho frequentato la Nazionale Cantanti e ho anche documentato varie trasferte. Dopo Budapest: Londra, Mosca, Kiev, Bucarest. Quindi ne conosco ogni sfumatura, ogni backstage.

Fin dall’inizio, Gianluca Pecchini è stato il vero collante che ha tenuto uniti gli inevitabili ego dei cantanti. La formazione poi, soprattutto quella dei partite importanti, era un vero slalom tra di loro per stabilire i primi 11 che sarebbero entrati in campo e quelli che si sarebbero seduti in panchina. Poi, accanto a Pecchini, è arrivato Gianmarco Mazzi, oggi responsabile dell’Arena di Verona, ma anche direttore artistico di alcuni Festival di Sanremo, soprattutto quelli presentati da Gianni Morandi, nonché responsabile dei programmi televisivi di Adriano Celentano.

La Nazionale Cantanti è stato un modo per i cantanti di ritrovarsi insieme, parlare, far nascere collaborazioni. “Si può dare di più”, che ha vinto Sanremo nel 1987, è nata negli spogliatoi, tra Morandi, Ruggeri, Raf e Tozzi. Non solo, la Nazionale Cantanti ha creato il primo confronto libero tra gli artisti, senza la mediazione di manager, impresari o case discografiche. Questo ha permesso loro di avere una maggiore consapevolezza, confrontando condizioni e importi dei loro contratti discografici e imprenditoriali.

Ho tenuto per ultimo l’obiettivo già importante: raccogliere denaro per progetti sociali. Il mio primo approccio con la Nazionale Cantanti lo devo a Paolo Mengoli che mi telefonò e disse:

“Tu che ti occupi di Live Aid, di artisti impegnati per aiutare gli altri, perché non hai mai preso in considerazione la Nazionale Cantanti che ad oggi ha già raccolto 8 miliardi per beneficenza?”

Era il 1989 e fu così che mi ritrovai su quel pullman che ci avrebbe portato a Budapest (perché Enrico Ruggeri aveva paura di viaggiare in aereo). Ad oggi la Nazionale Cantanti ha raccolto e devoluto più di 100 milioni di euro.

Nonostante la mia costante presenza all’interno della squadra, più di una volta Gianluca Pecchini mi ha chiesto di non sedere al tavolo dei calciatori per rispettare quella che è, a torto o ragione, una sacralità delle cene e dei pranzi prima della partita. E io non ho fatto casino. Non ho protestato. Non ho acceso una diretta su Facebook o Instagram per denunciare questo fatto.

Anche pochi giorni prima di questa “sciagurata” Partita del Cuore, mi ha chiamato, appena uscito dall’ultima riunione col Prefetto:

“Red, non ci consentono di portare pubblico allo stadio (eh, certo, è una partita in beneficenza, non è la finale di Coppa Italia) e hanno anche ristretto il numero di persone che possono stare in campo. C’è tanta gente che se la prenderebbe male se non la invitassi”

Gli ho risposto:

“Gianluca, ti capisco. Sto a casa io”.

Lui mi ha ringraziato per questo mio gesto.

Ma mi sono pentito di non esserci andato.

Sì, perché se io fossi stato lì, non sarebbe successo il caos seguito a quelle dichiarazioni notturne di questa signora. Avrei immediatamente acceso una diretta facendo raccontare come si erano svolti davvero i fatti.

Appena, la mattina dopo, ho visto Pecchini sbattuto nelle prime pagine dei giornali, ho subito capito la trappola. Gianluca?!? Lui, che ho sempre apprezzato per la calma che gli ha permesso di mediare tra tutti i cantanti e tutte le autorità che ha invitato alle Partite del Cuore?!? Che ha portato alla Partita Del Cuore il Dalai Lama!?! Lui che ha unito anche Perez e Arafat, israeliani e palestinesi?!? Che mi ha portato in Guatemala a casa di Rigoberta Menchu, premio Nobel, per sostenere il suo impegno per gli Indios?!?

Non può essere vero che abbia detto a una signora che non poteva sedere al tavolo della Nazionale Cantanti perché donna. E infatti non era vero.

Ma si è dimesso.

Lo ha fatto perché un cantante (che poi vigliaccamente è scappato) ha chiesto la testa di un responsabile. E lui l’ha offerta per salvare la Partita del Cuore che rischiava di non essere trasmessa la sera stessa.

Il giorno dopo, verso le 11.30 del mattino, entrando in macchina e facendo zapping tra le radio, mi sono imbattuto in una trasmissione su Radio 24 (che forse non ama la Nazionale Cantanti da quando Enrico Ruggeri ha interrotto la collaborazione con loro per il suo “Il falco e il gabbiano”) dove il conduttore trattava Gianluca Pecchini alla stregua di un mostro, istigando gli ascoltatori a telefonare per dare un loro parere. Ma il giornalismo non deve cercare la verità, approfondire i fatti? Capisco il popolo bue e pecorone che immediatamente si accoda per attaccare chi gli dicono di attaccare, tipo “Volete Gesù o Barabba?”, però un giornalista, un conduttore no.

Ma ormai non esistono più quelli che vanno oltre ai titoli scandalistici, che tanto fanno comodo a chi non ha idee per attirare l’attenzione.

Fortunatamente Selvaggia Lucarelli ha intervistato Gianluca Pecchini dandogli l’opportunità di raccontare la verità. E Selvaggia è una donna. E improvvisamente le dichiarazioni della signora che si è sentita offesa, si sono sgretolate. Si scopre che Pecchini non le ha mai detto che non poteva sedersi perché donna. Che lei non era neppure nella squadra avversaria, ma un’accompagnatrice dell’altro “comico” che avrebbe dovuto giocare. Che l’alterco non c’era mai stato durante la cena ma solo alla fine tra il “comico”, spalleggiato al telefono dal loro manager, e un responsabile della sicurezza e che alla fine avrebbe pronunciato la minaccia: “Adesso sono cazzi vostri”.

Ma perché questi due “comici”, sostenuti guarda caso dal manager, hanno messo in scena questa rappresentazione violenta? Per cercare like e visualizzazioni, visto che ultimamente si sono ridotte di parecchio sui loro video? Per pubblicizzare il libro uscito da poco il cui titolo, guarda caso, è “Non siamo mai stati bravi a giocare a pallone (così abbiamo aperto un canale YouTube)”? Per cercare attenzione e magari essere ingaggiati come testimonial in un altro spot televisivo? Certo, la stragrande maggioranza della gente non sapeva chi cavolo fosse ‘sta tipa, che improvvisamente si è ritrovata “eroina” nelle prime pagine e homepage di tutti i giornali.

Ma, soprattutto, perché prima di attaccare pubblicamente, per un ego personale o per avere visibilità, un’istituzione importante come la Nazionale Cantanti, una Partita del Cuore, una raccolta di beneficenza, un dirigente che si è sempre sbattuto nell’ombra per far funzionare tutto, non si chiariscono privatamente i disguidi o le incomprensioni? E ancora: perché i giornalisti prima di sbattere un “mostro” in prima pagina non si informano di come siano andati realmente i fatti? E, infine, perché le persone non smettono di leggere quello che scrivono i giornali o dicono in TV e alla radio ma iniziano a leggere tra le righe e ascoltare nel silenzio del proprio cuore?

Andrea Mingardi, uno dei fondatori della Nazionale Cantanti, ha scritto di getto questo post, esternando tutta la sua delusione, soprattutto verso un cantante che ha abbandonato subito.

A questo link, il racconto di Enrico Ruggeri, Presidente della Nazionale Cantanti, una volta messo in ordine ciò che era accaduto.

www.redronnie.tv