Le dimissioni di Speranza non bastano: servono riaperture prima possibile

Chiedere la testa del ministro della Salute a questo punto non ha più senso. Serviva organizzare la corsa ai vaccini. Adesso il tempo è finito

roberto speranza

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Gira in queste ore l’indiscrezione secondo cui il ministro della Salute, Roberto Speranza sarebbe a un passo dalle “dimissioni spontanee”. A chiedergli di fare un passo indietro sarebbe stato direttamente il premier Mario Draghi. Pesa sulla gestione di Speranza, il fallimento della campagna vaccinale. L’unico strumento per permettere le riaperture è stato finora inefficace. Troppo poche le dosi inoculate a livello nazionale. Il primo responsabile di questo fallimento, al netto di tutti i problemi geopolitici, è sicuramente il ministro della Salute. Ma le sue dimissioni a questo punto servirebbero a qualcosa?

La realtà è che il danno è ormai stato fatto e l’Italia pagherà inevitabilmente il prezzo finendo tra le ultime nazioni dell’Occidente a completare la campagna di immunizzazione. Quelli che viviamo, sono gli effetti di errori di programmazione cominciati fin dall’inizio della pandemia a dispetto dello sbandierato “modello Italia”. La realtà è che l’inchiesta sulle mascherine di Arcuri e il fallimento della campagna vaccinale sotto la guida di Figliuolo hanno mostrato ancora una volta l’atavica difficoltà dell’Italia nel programmare.

Il continuo agire in emergenza è il vero cancro da cui la burocrazia nostrana non riesce a liberarsi. La politica non immagina nulla che vada oltre l’orizzonte del mese successivo e il risultato è che anche stati che sembravano essere dietro di noi ci hanno sorpassati agevolmente. Il caso del Regno Unito che ha affrontato l’emergenza non solo imponendo chiusure, l’ha fatto solo quando era proprio necessario, ma organizzandosi già durante la prima ondata per primeggiare nella corsa al vaccino.

Che il vaccino fosse l’unica arma per sconfiggere la pandemia era chiaro agli esperti sin dall’inizio eppure i nostri politici hanno pensato che sarebbe bastato la bella stagione a sopire la contagiosità del virus. Lo stesso Speranza ha lanciato l’allarme a giorni alterni, richiamando l’attenzione in alcune occasioni e stando in silenzio, per calcolo elettorale in altre. In ogni caso, la sua posizione è aggravata dal fatto che fosse uno dei “rigoristi” e nonostante questo non si sia battuto per organizzare per tempo la corsa ai vaccini.

La penuria di dosi è solo l’effetto di un fenomeno che poteva essere previsto, c’era solo qualche miliardo di persone che ne aveva bisogno, eppure l’unica mossa messa in campo è stato il sistema delle divisioni a zone. La realtà è che dopo altri sette mesi di chiusure a singhiozzo il tempo del governo è scaduto. Gli imprenditori sono esasperati e i commercianti ormai hanno deciso di aprire e solo chi percorre le strade in auto blu non si accorge che centinaia di esercizi commerciali sono di fatto aperti e le forze dell’ordine non possono fare nulla.

Il governo è arrivato al punto di non poter più “negoziare” con il popolo italiano che ha deciso di mollare gli ormeggi e chiede il conto di tanti sacrifici a cui non è corrisposto la soluzione del problema. Chiedere le dimissioni di Speranza adesso, dopo mesi di soluzioni tampone, non ha tanto senso. Le persone vogliono tornare a vivere e purtroppo non sono più disposte ad aspettare. Come sempre le conseguenze le pagheranno le persone comuni che dovranno convivere ancora con la morte pur di riprendere a vivere.