Alessandro Ducoli e Turkish Cafè dal canale di Telegram a We Have A Dream

Durante la diretta di We Have A Dream, li ho intervistati e mi hanno raccontato un po' della loro vita e di come si sono avvicinati alla musica


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Nella mia vita professionale ho sempre dato voce a chi non ce l’ha. Fin dai tempo delle prime radio libere, di Popster, Rockstar, Tutti Frutti, Resto del Carlino, poi in TV con Be Bop a Lula, Roxy Bar, Help, TIM Tour, Miti della Musica Volkswagen, Optima Red Alert, Fiat Music, Premiato Circo Volante del Barone Rosso, We Have a Dream … ho sempre creato opportunità per artisti e gruppi emergenti o, come li chiamo io, della nuova era. Così, quando ho aperto il canale Sir Red Ronnie su Telegram https://t.me/RedRonnieTv ho deciso di creare un magazine virtuale, che ho chiamato ASCOLTAMI!, anche se ho accelerato i tempi di pubblicazione in vista delle dirette che farò da Casa Sanremo nella settimana del Festival, dove porterò alcuni di questi artisti selezionati ad esibirsi dal vivo. Nel magazine su Telegram i ragazzi possono postare i loro brani o video. L’ho lasciato aperto a tutti i commenti e i confronti, così da creare una comunità. Ho poi iniziato a scegliere quelli da trasmettere, dopo averli intervistati, nella diretta WE HAVE A DREAM del martedì sera. Nella puntata scorsa sono riuscito a dare spazio a 10 artisti e gruppi. Ecco i video con intervista e clip di ALESSANDRO DUCOLI e TURKISH CAFE’

Alessandro Ducoli, 1 ottobre 1971, Breno (BS). Infanzia e adolescenza ordinarie tra scuola, calcio e altro. Due sorelle maggiori lo costringono all’ascolto reiterato di tutta la peggiore musica melodico-romantica italiana degli anni ’70, ma a metà degli anni ’80 decide di salvarsi la vita acquistando un proprio Walkman. Compra il suo primo album: Like a Virgin.

Verso la seconda metà degli anni ’80 muove i primi passi nel mondo della musica suonando l’armonica con vari amici. Trasferitosi a Padova per conseguire la Laurea in Scienze Forestali, inizia ad avvicinarsi alla chitarra e al canto. Produce due demotape: Rosso (1994) e Sopra i muri di questa città (1995). Pubblica quello che lui stesso definisce il suo primo album solista: Lolita (1996).

Con lo pseudonimo di Bacco il Matto, produce S. Marco (1999) e Cercatori d’oro (2000). Dal 1999 la carriera solista del Ducoli vede l’uscita di Malaspina (1999), Anche io non posso entrare (2001); nel 2005 in compagnia del batterista Arcangelo Buelli e del contrabbassista Massimo Saviola, dà vita al progetto La Banda del Ducoli, a cui partecipano anche il chitarrista Lorenzo Lama e il pianista Renato Saviori. La collaborazione si consolida nell’uscita di Taverne, stamberghe, caverne (2003); nel 2005, in compagnia di Mario Stivala, produce Brumantica (2005), che vede la partecipazione di alcuni tra i più riconosciuti musicisti italiani: Ellade Bandini, Ares Tavolazzi, Alessandro Galati, Fabrizio Bosso, Sandro Gibellini e Tino Tracanna; seguono Artemisia Absinthium (2008), Piccoli animaletti (2010), Sandropiteco (2013), Divanomachia (2015), Gufi, allocchi, barbagianne e altre giovani streghe (2016), I sigari fanno male (2017), Diavoli e contrari (2018) e il più recente 20 km di paura (2019). Parallelamente alla sua attività solista, il Ducoli ha dato vita a numerosi altri progetti: Degeneration beat (2004, omaggio alla “prosa spontanea” e a Jack Kerouac); e Tropico Boreale (2006); realizzati dai Brother K sotto l’ala protettrice di Mark Murphy e Fernada Pivano. Le scorribande polverose di Cletus Cobb (quello che Ducoli definisce un “fratello maleducato”): Tonight’s the day (2004, con i My Uncle The Dog), Jokerjohnny I e Jokerjohnny II, Easlylove, I leave my place to the Bitches (2005, 2006, 2008, 2009, con gli Spanish Johnny), Sex Me e I Never Shot An Indie (2012) e We Are Done (2016), con i Lupita’s Project.

La collaborazione con Boris Savoldelli in Insanology (2007), Protoplasmic (2009) e Biocosmopolitan (2011); con Boris, suo maestro di canto, produce i testi riadattati del progetto Esenin Jazz, dedicato alle poesie di Sergej Aleksandrovič Esenin, con cui il vocal performer, a Mosca, vince l’edizione 2016 del Premio Letterario Internazionale Sergey Esenin.

Cromo inverso (2004) e Clockwork Orangina (2012) di Mané.

Quart de Luna (2011), Piombo, ferro e chitarre (2013) e Sui nostri passi (2016) della Selvaggi Band.

Pianeta rosso (2010) e Arcobaleni rossi (2013) di Mauro Tononi.

Electric Babyland dei Jones Bones (2008).

Giro l’angolo di Fabio Granzotto (1996).

L’infinito è semplice di Alice Quarteroni (2011).

Joan Quille di Annalisa Mazzolari (2018).

L’Affascinazione di Elodea (2018)

La musica si misura su tre assi geometrici: cervello, cuore e culo… quella forte riesce a muoversi e far muovere i tre assi contemporaneamente; quella brutta ci riesce con uno o due, ma con poca onestà; quella presuntuosa muove solo un asse, anche con onestà, ma trascurando gli altri due forse per snobbismo di necessità o forse per incapacità. Tutto il resto non serve.

Ducoli (14 febbraio 2018)

Il progetto “Turkish Café” prende vita nel 2008 dal vapore di un caldo caffè nel quartiere turco di Bruxelles. Gli strumenti acustici si amalgamano con le diverse culture, gusti e personalità artistiche dei suoi componenti, mescolandosi con le loro voci armonizzate. Partono dalla strada come buskers, per calcare poi moltissimi palcoscenici italiani ed europei. In alcune occasioni, uniscono la propria musica al teatro, con spettacoli dei quali sono essi stessi autori. Aprono i concerti -tra gli altri- di Bandabardò, Niccolò Fabi, Marta sui Tubi, Erriquez, Rachele Bastreghi dei Baustelle, Marlene Kuntz. Partecipano più volte con successo al festival di Castrocaro, al Premio Poggio Bustone, al Mei di Faenza, al Mito Fringe di Milano, nel 2014, 2015 e 2018 sono finalisti ad Area Sanremo, nel 2015 sono vincitori di Musicultura, dove si aggiudicano il premio S.I.A.E. alla miglior musica. Pubblicano due album: “Turkish Café” nel 2011 e “Cambio Palco” nel 2014. In questo momento è in cantiere il loro terzo disco di inediti. I loro live sono tamburellanti, melodici, vocali, amano cantare insieme e far cantare la gente; una miscela di sapori, lingue, profumi e sensazioni che esplodono insieme alle mani e alle voci, prolungamenti degli strumenti e delle anime irrequiete.

I Turkish Café sono Veronica Punzo alla voce, Julián Corradini alle chitarre e Simone Giorgini al contrabbasso.

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