Per parlarvi di Gaia Gozzi, mi servirò dei capezzoli appuntiti di Toyah

La sua versione di Blunt7 a Swishland di Tha Supreme mi è davvero piaciuta molto


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Avrei mai potuto pensare, io, che nel corso di pochi mesi mi sarei trovato a scrivere ben due volte dei video deliranti di Robert Fripp e di sua moglie Toyah?
Ancora prima, avrei mai pensato che Robert Fripp, quello seriosissimo dei King Crimson e di tutte le sue illustri collaborazioni, un giorno, si sarebbe ritrovato vestito da ape a suonare nel suo giardino, o a ballare nel medesimo giardino in tutù? O che lo avremmo visto accompagnare sua moglie, decisamente più sexy di quando era giovane, non saprei dire se in questo la clausura sta avendo un qualche effetto più o meno delirante sulla mia psiche o sul suo aspetto, mentre lei saltella per la cucina vestita da cheerleader, questo nel recentissimo video di Rebel Yell, o a cantare mentre se ne sta a cavallo di una cyclette, sempre in cucina, una maglietta fina che avrebbe mandato fuori anche il Baglioni di Questo Piccolo Grande Amore a metterne in evidenza i capezzoli appuntiti mentre canta Enter Sandman dei Metallica accompagnata da cotanto marito.

Piccola pausa, dovuta.

Piccola pausa, dovuta a me stesso, mica vorrete che io scriva tutti i giorni e mi becchi anche insulti che posso ben evitare?

Ho fatto un riferimento di chiara matrice sessuale. Ho citato dei capezzoli, definendoli appuntiti. Ho parlato di una maglietta fina che ne evidenzia la presenza, sotto. Ho anche parlato di sensualità, imbastendo un paragone tra la Toyah giovane e la Toyah attuale, facendo pendere la bilancia sull’attuale. L’ho fatto sapendo che oggi come oggi un uomo che parla di sesso e di sensualità riguardo una donna, foss’anche una donna dello spettacolo, anzi, foss’anche una donna dello spettacolo che su quella sensualità, passata e presente, e su quei capezzoli appuntiti che si vedono chiaramente da sotto la maglietta fina in questione gioca neanche poco, al pari di quanto non giochi, con la complicità del marito, sull’ironia estrema, forse incomprensibile fuori dal Regno Unito, calcando la mano su un atteggiamento stralunato che, applicato proprio al profilo artistico di Robert Fripp innesca una sorta di corto circuito geniale e vincente, mica è un caso che il video di Enter Sandman abbia amabilmente superato i tre milioni di views nel giro di pochi giorni. L’ho fatto perché è proprio di questo che volevo parlare, e parlare di un argomento senza citarlo, per quanto possa essere una sfida interessante, interessante o semplicemente infantile, come quando da bambini cantavamo La macchina del capo, quella che ha un buco nella gomma che tappiamo col chewing gum, per altro da noi in Ancona le chewing gum venivano chiamate cingomme, così, lo dico come notazione familiare, tanto per tirarvi un po’ dalla mia parte dopo che avete alzato il ditino accusatorio contro di me per essermi concentrato troppo sui capezzoli appuntiti di Toyha, toh, ho vanificato tutto ricitandoli, son fatto così, che ci volete fare, dicevo, come quando da bambini cantavamo La macchina del capo andando a sostituire tutte le vocali con una singola vocale, che so, La maccana dal capa ha an baca nalla gamma, o, per essere un filo più alti, come certi racconti massimalisti nei quali l’autore decide di non utilizzare mai una determinata vocale, mi vengono in mente a riguardo La scomparsa di George Perec, che riprendendo l’idea precedentemente messa in atto da Ernest Vincent Wright in Gadbsy, ha scritto un romanzo senza mai usare la lettera E, lipogramma si chiama questa modalità di scrittura di un testo che esclude una particolare lettera, anche se in genere è un testo breve, non un romanzo, il lipogramma, lipogramma che diventa lipogramma progressivo nella favola Lettere, scritta da Mark Dunn, dove a ogni frase scompare progressivamente una lettera dell’alfabeto, cui si sommano via via le altre, fino a rimanere a disposizione dell’autore solo tre lettere, ecco, per quanto massimalista e in qualche modo ossessionato dalle parole, dalla massa di parole in modo particolare, non sono questo tipo di scrittori e se voglio trattare un argomento, chiamatemi l’ultimo dei romantici, chiamatemi l’ultimo dei sognatori, io lo tratto nominandolo, quindi rieccoli, qui, in tutta la loro puntutezza, si può dire puntutezza o dovrei dire acutezza di due capezzoli?, eccoli i capezzoli appuntiti di Toyah che fanno bella mostra di loro attraverso la fina maglietta bianca indossata mentre canta, accompagnata da suo marito, Robert Fripp, quel Robert Fripp lì, per dire, quello che ha suonato la chitarra in Heroes di David Bowie, benché nessuno gli abbia mai riconosciuto le royalities per aver messo ben più che la firma in quel brano, non è di chitarre che voglio parlare né di diritto d’autore, più o meno illegittimamente slegato dal lavoro degli arrangiatori e dei produttori, ma dei capezzoli appuntiti di Toyah, la moglie di Robert Fripp, che spingono attraverso la sottilissima stoffa bianca della maglietta mentre canta Enter Sandman dei Metallica, per poi replicare dalla divisa di Cheerleader mentre canta Rebel Yell di Billy Idol.

Mi fermo. Di nuovo.

Ho citato una decina di volte, non fatemi tornare indietro a contare, non è rilevante il numero esatto, la parola capezzoli, quasi sempre associandola alla parola appuntiti, il tutto parlando di Toyah, la moglie di Robert Fripp, al secolo Toyah Willcox, età anagrafica sessanta due anni, sessantatré a maggio prossimo.

Mi fermo. E che palle.

Sorvolo sugli stracci che mi verranno buttati in faccia per questo mio sottolineare l’età anagrafica, stavo per scrivere l’età anagrafica di una donna, ma sarei incappato, immagino, in una gaffe dentro una gaffe, tipo scatole cinesi, partendo dall’ageismo, così si chiama la discriminazione legata all’età e sconfinando nel sessismo per quel mio voler in qualche modo sottolineare un mio comportamento poco gentile e cavalleresco, arriveranno, mi centreranno in pieno, ma ne uscirò vivo come sempre, sono stracci atti a far male, ma come un qualsiasi manuale di polizia insegnerebbe, non lasciano segni evidenti, per questo vengono usati, e con questo, suppongo, sono andato a infilarmi in un altro bel ginepraio, ben lo sa Gianna Nannini che nel suo video L’aria sta finendo ha raffigurato dei poliziotti che maltrattano dei comuni cittadini in maniera molto evocativa, mettendo loro delle facce di maiale, consentendo il titolo del brano un veloce passaggio all’ultima frase pronunciata da George Floyd prima di morire, soffocato dal ginocchio di un poliziotto appoggiato sul suo collo, quel “I Can’t Breathe” che è diventato a suo modo un grido di dolore, Gianna Nannini che per questo suo video, animato, è finita al centro di una macroscopica polemica, attaccata da tutti i sindacati di polizia, nonché da una buona porzione di politici di destra, accusata di ogni nefandezza per questo suo attaccar genericamente la polizia, quando era evidente che stava attaccando un certo tipo di poliziotti, non fingiamo che non esistano, non a caso rappresentati come maiali, mica come umani, lei che dovrebbe semmai essere attaccata per come ha sostanzialmente gettato alle ortiche la sua carriera da qualche tempo a questa parte, quando anni fa è passata a Sanremo, al Festival, lavora con Ferdinando Salzano, ovvio che ci passi, su quel suo passaggio, vergognoso, scrissi qualcosa che suonava suppergiù così “Gianna Nannini è stata presentata da Claudio Baglioni come una degna rappresentante del rock, ma io credo che la Gianna Nannini che abbiamo visto all’Ariston stia al rock, tanto quanto l’idea di sesso come qualcosa di piacevole stia a Malena che grida ‘Fai piano Rocco’ prima di avere un prolasso anale”, con riferimento a un video piuttosto popolare che vedeva protagonisti, appunto, Rocco Siffredi e Malena, la pornostar pugliese poi diventata mainstream, ecco per cosa dovrebbero criticare la Nannini, per la china che ha fatto prendere alla sua carriera non certo per un video nel quale stigmatizza certi comportamenti sbagliati delle forze dell’ordine rappresentando certi poliziotti con la faccia da maiale, seppur l’ultimo suo lavoro di studio, La Differenza, registrato live in studio a Nashville, vedi a essere Gianna Nannini che belle esperienze che ti puoi concedere?, L’Aria Sta Finendo è un singolo contenuto nell’album La differenza, del 2019, ma il suo ricordare il caso Floyd nel video non è affatto casuale, anzi, è assolutamente voluto, La Differenza è stato a suo modo un risollevarsi, perché Gianna è Gianna, non dimentichiamocelo, e quando è in forma, almeno in studio, sa cosa fare, comunque come Gianna è finita al centro del mirino di poliziotti e politici destrorsi per il video de L’Aria Sta Finendo io ci finirò per questo mio aver ritirato fuori la faccenda difendendola e per aver sottolineato l’età di Toyah, il non detto è che sessantadue anni per star lì a mostrare i capezzoli appuntiti sono troppi, anche se di non detto in quanto non dicibile si tratta, non è che io abbia grandi difficoltà a dire l’indicibile, figuriamoci, mi prendo stracci anche per cose che non ho detto, se avessi voluto dirlo esplicitamente lo avrei fatto, ma sorvolando sul mio aver buttato lì quel dato e sui conseguenti stracci che mi arriveranno in faccia, volevo concentrarmi su come io, parlando di capezzoli appuntiti, non capezzoli qualsiasi, ma i capezzoli della moglie di Robert Fripp, non dico questo per sminuire Toyah, sia chiaro, artista di tutto rispetto, magari non tanto come cantante, le sue tracce sono abbastanza dimenticabili, quanto per la sua carriera di attrice, su tutte il film Jubilee diretto da Derek Jarman e Quadrophenia degli Who, ne parlo come moglie di Robert Fripp perché Robert Fripp è un artista invece assolutamente monolitico, di quelli la cui grandezza è paragonabile a un gruppetto ristretto di altri artisti, chitarra alla mano saranno massimo dieci, e questo è un dato di fatto, non una opinione e il mio tirarlo in ballo parlando di Toyah non è der seguito a una mentalità patriarcale, figuriamoci, facessi una cosa del genere a mia moglie Marina ne uscirei senza i denti davanti, il che magari potrebbe anche non essere un male, ho denti storti, Dio salvi le mascherine che mi permettono di tenerli nascosti più di quanto non riescano a fare i baffi, ma comunque il mio parlare di Toyah in quanto signora Fripp era un rinforzare il senso di spaesamento, viviamo pur sempre in questo paese qui, quello nel quale la Moratti si chiama Moratti perché Moratti era il cognome di suo marito, perché Toyah come artista è stata sin dai suoi esordi eccentrica, anche esplicitamente sensuale, sessualizzata, ma Fripp, invece, è di quel tipo di rocker freddi, precisi, algidi, anche quando suonano pezzi che ci scaldano il cuore sembra lo faccia sempre senza coinvolgersi troppo, l’anima, la sua anima, sembra vivere altrove, ecco, forse così ne esco decorosamente, ho tirato in ballo l’algidità di Fripp, ho un cuore che batte, io, mi volevo quindi concentrare, questo stavo provando a dire, ma state sempre lì a distrarmi, a cambiare discorso, a perdere tempo, mi volevo concentrare sul fatto che io, parlando di capezzoli appuntiti, e parlando dei capezzoli appuntiti di Toyah, sessantaduenne moglie di Robert Fripp, ancora in splendida forma, abbia giocato una carta piuttosto ambigua, abbia cioè provato a turbarvi andando a associare sesso e sessualità e sensualità a una donna, una artista, la moglie di un artista, che è ormai in quella fascia di età solitamente esclusa da questo tipo di narrazione, categoria Granny di Pornhub esclusa.

E l’ho fatto scrivendolo qui, in pubblico, quindi sottoponendolo a voi che lo avete letto, contravvenendo quindi alla convenzione che vuole che in privato si sia più liberi di lasciarsi andare alle proprie passioni, sempre convenzionalmente considerate anticonvenzionali, no, non dirò sbagliate, ci mancherebbe altro, della serie, se certe categorie ci sono su Pornhub evidentemente avranno degli appassionati, appassionati che però in genere tengono queste loro passioni segrete, non è che si tenda a condividere quante ore si è passate su Pornhub, uso questa piattaforma esattamente come parlando di streaming musicale si tende a usare sempre Spotify, e sempre riferendomi a quanto in genere si fa con Spotify a fine anno, oltre a non rendere pubblico il tempo che è trascorso su Pornhub non si rende pubblico neanche quali video si è guardato più volte, quale genere è il vostro genere preferito, quale “artista” si è visto con più costanza.

Lo so, so anche questo, mica metto le frasi a caso in quello che scrivo, sono partito dai capezzoli appuntiti di Toyah, sono passato a parlare di Pornhub, chiaramente forzando la mano al ragionamento, le due, o meglio, le tre, i capezzoli sono due, cose non sono correlate, ma nel mio legarle ho praticato non solo una forzatura, ma anche una vera e propria violenza, perché vi ho sostanzialmente spostato dall’ambiguità iniziale a una zona che, giuro che è l’ultima volta che uso la parola convenzionale e i suoi derivati, la penultima, anzi, convenzionalmente viene considerata “sporca”, questa sì sbagliata, non a caso il porno viene sempre associato alla parola “vietato”, seguita da “minori”, è vero, ma pur sempre vietato, e non a caso quando un personaggio che arriva dal porno poi diventa mainstream sembra ci si debba meravigliare a suon di “wow”, “ma dai”, “ma chi l’avrebbe mai detto”, anche un professionista del sesso è in grado di prendere parte a convivi intellettuali quali il Grande Fratello Vip o L’Isola dei Famosi.

Ecco, l’ho appena fatto.

Ho preso le distanze dal porno, sottintendendo che giusto in un contesto che io ritengo evidentemente del tutto avulso da qualsivoglia tipo di cultura un professionista del sesso potrebbe trovare asilo, mainstream, sì, ma in qualche modo trash, molto trash.

Nei fatti era un tentativo di sdoganarmi dal mio stesso ragionamento, non per una arcana forma di dissociazione mentale, se ne soffro è a mia insaputa, quanto piuttosto perché ho la percezione, forse dovrei addirittura dire la certezza che aver citato esplicitamente il porno sia stato un errore. Stavo parlando di sensualità e sessualità nella terza età, lo avevo fatto provando a mettervi tutti dalla stessa parte, di chi ha provato turbamento guardando i video di Toyah con Robert Fripp, non solo per la china che ha preso la carriera di Fripp, e per quell’ironia anglosassone che forse ci risulta difficile da decifrare, quanto piuttosto per la presenza erotizzata proprio di Tohay, piacciano o meno le tette è evidente che quei capezzoli sono protagonisti di quei video al pari dell’anomali di quella moglie e quel marito che interpretano quelle canzoni in quella casa, passare a parlare di porno ha reso tutto questo meno ambiguo, meno indistinto, ripeto, troppo tranchant, ho probabilmente rovinato tutto.

E in più mi sono posto in condizioni di far inalberare lo stesso Fripp, che passa le giornate a tradurre con Google Translator, gli articoli che lo riguardano a lanciare poi accuse e polemiche inenarrabili, mannaggia a me e a quando non tengo la bocca chiusa.

Riavvolgo il nastro.
Niente porno.

Niente Pornhub.

Niente categoria Granny.

Al limite, ma giusto perché mi piace camminare lungo i cornicioni di palazzi altissimi, potrei citare quella brutta pubblicità che girava tempo fa su La7, quello di Tena Lady, dove si è provato a parlare di sessualità e sensualità in età per così dire avanzata, finendo però per ottenere più polemiche che approvazione, e onestamente non so se in pubblicità la regola del “purché se ne parli” valga davvero. Lascio da parte la filologia e il fastidio che provo ogni volta che qualcuno associa invece la parola Milf a una donna, e già che si indichi una donna con il termine Milf mi dovrebbe infastidire di suo, lo dico alle pasdaran in collegamento, sono vivo e lotto insieme a voi, ma è del fastidio che provo ogni volta che qualcuno associa la parola Milf a donne mature che Milf, tecnicamente, non potrebbero essere, a meno che a chiamarle così non siano dei bambini, penso a Jennifer Lopez i cui figli hanno dodici anni, ricordo che Milf è l’acronimo di Mother I Like to Fuck, la madre che mi vorrei fare, o addirittura a donne neanche troppo mature che figli ancora non ne hanno, Dio mio, oggi me le sto davvero andando a cercare col lanterino come Diogene.

Mettiamola così, come Gallera, ex assessore alla Sanità di Regione Lombardia, sono un po’ stanchino. E dire che neanche vado a fare corse con amici fuori comune.

Sono stanchino e questo passaggio del mio diario ne è la plastica rappresentazione.

Io, quando sono stanchino, in genere divento molesto, come il Nanni Moretti che in Aprile va a rompere le scatole a Daniele Luchetti mentre sta girando uno spot, solo che questo è periodo di zona rossa, non si può uscire, non ho nessuno da cui andare a fare il molesto e finisco per essere molesto solo verso me stesso, forse anche verso di voi che mi leggete.

Per cui, dopo aver gettato i semi per poter andare a piantare, coltivare e quindi raccogliere temi importanti quali l’aging, appunto, che in musica mi darebbe il la per tornare a parlare di come le canzoni si siano totalmente dimenticate di cantare, nel senso di raccontare, le persone mature, si pensi al caso iconico della Mannoia, che a trent’anni cantata di come ci si sente da donne mature in Quello Che Le Donne Non Dicono, scritto per lei dall’altrettanto trentenne Enrico Ruggeri, e ora, ultrasessantenne, si fa scrivere canzoni vacue da Ultimo e altri ragazzini, con la possibilità anche di aprire al tema della sessualità in età matura, messi da parte capezzoli e categorie Granny, usate bellamente per scardinare preconcetti, quando ci si sente turbati in prima persona è più difficile poi star lì a fare i moralisti, e andando quindi a parlare di corpi, di desiderio, di cambiamenti delle percezioni, dopo aver anche disseminato il cammino di spunti che guardavano in parte altrove, il paragone tra Spotify e Pornhub avrebbe potuto indurmi a indugiare sulla faccenda delle grandi compagnie quali Mastercard o Visa che hanno bloccato la possibilità di fare pagamenti su Ponrhub, per la presenza di contenuti illegali sul sito in questione, provando a ipotizzare qualcosa di simile anche sulla piattaforma svedese, vista la costante presenza di aziende che vendono pacchetti di streaming a pagamento, con conseguente distorsione delle classifiche di vendita e delle certificazioni, oltre che su certe manovre interne a Spotify stessa, dal migliore posizionamento offerto a chi rinuncia a parte delle royalities in giù, roba che potrebbe essere né più né meno essere equiparata al caporalato, questo volendo lasciar fuori ogni ragionamento artistico inerente a Pornhub quanto a Spotify, oppure l’utilizzo assolutamente geniale e per certi versi poco costruito con cui Toyah e Fripp stanno usando i social, loro che sicuramente non rientrano nella categoria “nativi digitali” e che per certi versi stanno vivendo, almeno come coppia, qualcosa di equiparabile a un periodo aureo, credo che tecnicamente Fripp risulti più popolare ora che negli anni Settanta, fatto che potrebbe lasciarmi andare a sua volta a un ragionamento tra il mesto e il sarcasticamente feroce riguardo come i social spingano a mitizzare comportamenti e personaggi che quei comportamenti veicolano senza tener conto del loro valore, parlo di arte, ovviamente, insomma, per la stanchezza di cui sopra, createmi le opportunità di andare a parare in luoghi assai interessanti, conscio di avere la vostra attenzione in qualche modo complice, non credo serva che vi stia a spiegare che nel momento in cui vi ho dimostrato che anche voi siete stati turbati da quei capezzoli appuntiti siete in tutto e per tutto al mio fianco, impossibilitati a farmi qualsiasi tipo di rimprovero, severo o meno, ecco, arrivato a questo punto, per la stanchezza galleriana di cui sopra, mi ritrovo a mettere tutto da parte e andare a confessare, a confessare a voi che siete andati a ingrandire su Instagram l’immagine di Toyah in t-shirt bianca, vi ho visto, non fate i furbi, quindi io confesso ma voi non siete migliori di me, che ho sentito Gaia, vincitrice dell’ultimo Amici cantare a RTL 102,5 Suite una cover acustica di Blun7 a Swishland di Tha Supreme e mi è davvero molto piaciuta. Perfetta per la sua vocalità, al punto che quando poi si è ritrovata a cantarne un pezzo in brasiliano, per lei lingua madre al pari dell’italiano, avrei potuto serenamente asserire si trattasse di una qualche canzone meno conosciuta di un Caetano Veloso o un Chico Buarque de Hollanda, non capire il testo perché in brasiliano invece che non capirlo perché scritto in uno slang a me sconosciuto, sicuramente, ha aiutato in tal senso. Di più, già che ci sono, ricordate i capezzoli appuntiti di Toyah, confesso che mi piaceva già anche la versione di Tha Supreme, uno che trovo assolutamente talentuoso e che, non fosse appunto per quella faccenda dei testi, indicherei come uno dei giovani artisti su cui punterei per un futuro non dico migliore, ma quantomeno dignitoso.

Ora potete pure giustiziarmi, ma non prima che io vi abbia fatto notare due dettagli, secondo me non da poco.

Primo, il fatto che per ammettere che mi è piaciuta una versione di Blunt7 a Swishland di Tha Supreme fatta da Gaia io abbia dovuto costruire tutto questo teatrino potrebbe essere spunto per un successivo capitolo del mio diario, sul tema “come ci siano a volte musiche che incontrano il nostro gusto seppur, sulla carta, non dovrebbero incontrarlo”, sotto-tema, “la differenza tra gusto personale, soggettivo, e gusto oggettivo”, a vantaggio dei tanti che si ostinano a dire che Pezzo di cuore di Emma è oggettivamente una bella canzone. Dai, non scherziamo.

Secondo, ho corso seri rischi per arrivare a parlarvi di Gaia, andando a intrattenermi molto a lungo sui capezzoli appuntiti di Toyah, io cinquantunenne che si rivolge a un pubblico decisamente più giovane e lei sessantaduenne, tirando in ballo aging e quant’altro, l’ho fatto coscientemente, sapendo i rischi ma sapendo anche la struttura sulla quale poggia il mio ragionamento, solida e intellettualmente inattaccabile, pensate invece se per arrivare a parlare di Gaia fossi partito, io cinquantunenne che si rivolge a un pubblico decisamente più giovane e lei ventitreenne, proprio da lei, da Gaia, e dall’incidente che le è capitato durante il concerto benefico tenutosi in tarda estate all’Arena di Verona, Heroes, guarda te ancora Fripp e la sua chitarra, incidente durante il quale, mentre cantava la sua hit Chega, come a una Patsy Kensit, il top non ha retto lasciando vedere una tetta, non fingete di ricordare l’episodio, se ne è parlato e il video è diventato a suo modo virale, ecco, avessi fatto questo, invece che poter contare su una vostra anche divertita complicità a quest’ora sarei sulla graticola, non dico con accuse di pedofilia, ma sicuramente con la mia morale messa abbondantemente in discussione, a dimostrazione che l’aging è in effetti argomento che va sviluppato, perché le tette sono tette, e che io, stanco come sono, non perdo davvero occasione per andarmi a cercare polemiche.