L’Italia del Covid muore da sola e chiede aiuto su un pezzo di carta ma noi la stiamo ignorando

Il messaggio d'addio di una madre su un foglio della settimana enigmistica ha commosso tutti. Intanto la politica continua a litigare o latitare


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Esiste un’Italia che non può più parlarsi. Che si lascia messaggi come può. Se tutto va bene tramite smartphone, senza inviare foto perché troppo spaventose. O peggio ancora, dove i cellulari non possono entrare, su pezzi di carta, perfino sulle parole crociate. L’importante è che arrivino ai figli. Sono le persone che stanno affrontando l’emergenza Covid in un letto di terapia intensiva e sub-intensiva. Persone che non possono vedere i propri familiari o peggio ancora non possono nemmeno più sentirli. Molti tra loro affrontano la morte da soli, come nessun essere umano meriterebbe di fare. Sono centinaia le testimonianze di persone che hanno lasciato messaggi ai propri cari anche attraverso i medici. Sono loro i terminali di confidenze, speranze, paure dei familiari dei malati che non possono comunicare tra loro.

Il quotidiano la Repubblica ha pubblicato nelle ultime ore una foto simbolo dell’emergenza. Una donna ha scritto sulle parole crociate il proprio grido di dolore: “Fatemi addormentare e non fatemi svegliare più. Scusatemi figli miei ma voglio morire. Mamma”. Un messaggio che da solo racconta cosa sia stato capace di fare questo virus da poco meno di un anno a questa parte. Una malattia che chi la subisce arriva a invocare la morte pur di non sopportarne più il dolore. La mancanza d’aria, la fame d’ossigeno che ti uccide lentamente come se stessi annegando. Da soli senza poter chiedere aiuto nemmeno alle persone a lei più care.

Dall’altra parte ore attaccate al telefono nella speranza che qualcuno dica loro come stanno i loro cari. Se migliorano, se ci sono ancora speranze. Ore passate a contare i minuti prima di quell’appuntamento telefonico, nella speranza che non arrivino brutte notizie. Notizie che inevitabilmente arrivano nella maggior parte dei casi, se finisci in terapia intensiva difficilmente ne esci, e spesso arrivano anche con ore di ritardo. E quando arrivano l’unica cosa che si può fare è andare a prendere il proprio caro all’interno di un sacco verde, come un soldato caduto in guerra, a cui però non è possibile tributare gli onori dell’ultimo saluto. È questa l’Italia del Covid, la nazione con il tasso di mortalità per il virus al terzo posto nel mondo. Una nazione dove c’è chi litiga, chi fa interventi in diretta Facebook degni di un comico e altri che provano a nascondere le proprie responsabilità. Probabilmente andrebbe spedito a casa una copia di quel messaggio di quella madre che chiede di morire pur di non soffrire più.