Live e teatri chiusi stanno affamando chi ci lavora. Impediscono a tutti noi di respirare cultura.

Durante WE HAVE A DREAM, ho letto i messaggi di Elisa, Claudio Trotta e Valeria Arzenton sulla crisi del settore. È un problema che ci colpisce tutti, senza Cultura ci spegniamo miseramente


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Giovedì 15 ottobre 2020, i Governi Regionali avranno la possibilità di riconfermare le precedenti deroghe, autorizzando i luoghi di spettacolo ad una capienza del 50%, che consentirà la rappresentazione di spettacoli da Gennaio 2021.

Il mondo dell’intrattenimento è chiuso da troppo tempo. Risulta quello più penalizzato da decisione governative che hanno portato letteralmente alla fame troppi lavoratori. Si sta negando alla gente una forma di cultura che mai come in questo periodo avrebbe aiutato a prendersi una pausa rigenerante dalle news allarmanti ripetute da tutti i media in maniera ossessiva, quasi a voler generare paura e terrore.

Questa privazione ci colpisce tutti. Io personalmente dovevo presenziare in ottobre a Proscenium, manifestazione che avrebbe dovuto svolgersi ad Assisi nel teatro Lyrick. Ma il sindaco ha chiuso il teatro fino a data da stabilire. Vanificato il lavoro organizzativo dei ragazzi di Proscenium, durato un anno.

Dovevo presentare anche l’inaugurazione del Palasport di Cento, ma il mio amico organizzatore Ivano Manservisi ha dovuto annullare lo spettacolo (che avrebbe visto: Nomadi, Morgan, Bobby Solo e Cevoli) quando, con una capienza di 2.000 posti, hanno concesso solo 200 ingressi.

Ieri sera, durante la mia diretta di WE HAVE A DREAM, ho letto messaggi di Elisa, Claudio Trotta e Valeria Arzenton.

Ma procediamo con ordine.

Sabato 10 settembre a Milano c’è stata una singolare protesta silenziosa, quasi funerea. In Piazza Duomo sono stati disposti in maniera ordinata tantissimi flightcase, che decontestualizzati dai movimentati ambienti dove solitamente vengono utilizzati, sono apparsi immobili come spettrali feretri neri. Urlavano la necessità di tornare on the road e portare strumenti, luci, amplificazioni, mixer e tutto quanto serve ad allestire uno spettacolo.

Il Gran Teatro Geox aveva così annunciato la manifestazione:

Il DPCM del 7 agosto 2020, che permette la ripartenza di piccoli eventi fino a 1000 persone all’aperto e fino a 200 al chiuso e il rimando regolatori alla singole Regioni, presenta norme troppo limitanti e difformi territorialmente perché il comparto produttivo dello spettacolo, degli eventi, dell’intrattenimento, dei congressi e delle fiere possa ripartire in modo serio e strutturato, rendendo economicamente sostenibile ogni evento di medie e grandi dimensioni.
Il sistema intero e la filiera che ne deriva sono al collasso: possibile chiusura di piccole, medie e grandi imprese, lavoratori senza sussidi, perdita di figure professionali sul medio e lungo periodo.
Non si tratta di sopravvivere o di cambiare professione è in discussione l’esistenza e il tessuto stesso dell’entertainment nel nostro Paese. BIP  (Bauli in Piazza) vuole essere anche un modo per dare uno scossone mediatico che porti ad un dialogo vero, impegnato e produttivo con gli organi competenti.
BIP deve contribuire a costruire un tavolo di lavoro dove “NOI” del mondo degli eventi possiamo sederci e aiutare il Governo a scrivere regole funzionali ad una reale ed efficace ripartenza, alla sicurezza e al sostegno del comparto non in termini di sostegno economico, ma strutturali.
La manifestazione/evento BIP si terrà a Milano, Sabato 10 ottobre, ore 17:00 in Piazza Duomo.
L’idea di base è quella di costruire un’installazione fatta di “Bauli”, appunto, i nostri flightcase, le casse che ogni giorno accompagnano il nostro lavoro e che sono diventate il simbolo internazionale della mobilitazione del settore dello spettacolo e degli eventi. Accanto ad ogni “baule”, ci sarà un operatore del settore. Ovviamente, verranno rispettate tutte le norme di sicurezza sanitaria.

E gli artisti? Quelli che hanno guadagnato abbastanza per poter resistere a questo periodo buio? Solo Elisa ha fatto un tour rinunciando ad ogni guadagno per potere aiutare le persone che hanno lavorato e lavorano con lei. Alla fine ha scritto:

Ragazzi, il tour si è concluso e sono felice e grata a tutte le persone che lo hanno reso possibile. In primis Voi. Ringrazio la mia agenzia live F&P e Ferdinando Salzano e il mio management Stefano Settepani per aver rinunciato insieme a me a percepire un compenso economico. Tutto il ricavato è andato a musicisti e crew, che sono stati pagati il doppio, simulando un tour di una durata un po’ più lunga e con un guadagno quindi più cospicuo.
La mia ricompensa è quella di sapere di aver fatto una cosa utile e a mio parere giusta.
Come ho già detto, penso che sia fondamentale lavorare tra cittadini e governo alla formazione di un database preciso e dettagliato per regolarizzare tutte le professioni e le categorie del settore dello spettacolo, nella trasparenza più totale, per poter gestire al meglio anche tutti i fondi di emergenza.
Fondi che per fare davvero la differenza, a mio parere dovrebbero avere una cadenza mensile, come degli stipendi.
Si dovrebbe trovare una formula per distribuirli in base alla dichiarazione dei redditi dell’anno o degli anni precedenti.
La realtà è che la crisi la possiamo combattere con il realismo e la trasparenza e mettendo le risorse là dove servono e non dove non fanno alcuna differenza.
Ci sono molti modi per risolverlo tranne il negare che esista nella sua complessità.
Non si dovrebbe fare finta di niente. Abbiamo un problema.

In tanti mi hanno segnalato l’iniziativa di Elisa, così le ho mandato un messaggio chiedendole se voleva fare un’intervista via Skype nella mia diretta WE HAVE A DREAM: Lei mi ha risposto (autorizzandomi a leggere il suo whatsapp):

Ciao Red, ti ringrazio sempre per la tua attenzione. Si, abbiamo fatto questo tour e sono molto contenta che ora almeno la mia squadra sia a posto per un po’. In realtà ne ho parlato molto di quest’iniziativa, addirittura abbiamo incuriosito gli inglesi di IQ, rivista del settore live autorevole e famosa in tutto il mondo e ho fatto un’intervista anche con loro. Purtroppo siamo stati gli unici in Europa a fare un progetto simile.
Ho fatto l’altro giorno un’altra intervista lunga col fatto quotidiano e ti dico la verità, ora stacco per un po’ perché sto tentando di scrivere.
Preferisco tornare la prossima volta e magari raccontarti dei nuovi progetti (a cui sto tentando di lavorare!!!) 😂🤪🙏🏻💗 Ma grazie sempre per essere il solito radar infallibile. Un faro.

Ieri sera, quando ho letto quello che mi ha scritto Elisa, Claudio Trotta, promoter (porta in Italia Bruce Springsteen, fra gli altri) di Barley Arts, ha fatto questo post in diretta:

Non sono certo che le modalità di protesta attuate sino ad ora dal mondo del lavoro della intera filiera della cultura siano adeguate.
A fronte di tavoli collettivi di elaborazione di richieste assistenzialistiche e sindacali, proteste e flash mob in piazza ed in rete, interviste, elaborazione di protocolli di sicurezza per la ripartenza e quant’altro si è stati capaci di fare che cosa si è ottenuto?
Sostanzialmente il nulla cosmico.
Non vi è stata alcuna ripartenza reale e non vi è alcuna reale prospettiva per una effettiva ripartenza del lavoro nel campo del live in tutte le sue articolazioni ed espressioni.
Che fare? Fare un deciso salto di qualità nella determinazione dell’unico reale obbiettivo. Fare un deciso salto di qualità nella determinazione dell’unico reale obbiettivo. Esigere di ricominciare a lavorare tutti e subito nella consapevolezza della enorme professionalità e serietà che tutto il mondo della cultura rappresenta. Su un totale di quasi 350.000 persone che hanno partecipato a meno di 3000 spettacoli che si sono miracolosamente tenuti in Italia da giugno ad inizio ottobre L’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo ha rilevato che c’è stato un solo caso di contagio da Covid 19. Di che cosa stiamo parlando? Perché è consentita la presenza di solo 200 persone per un qualsiasi spazio a prescindere dalle sue dimensioni e caratteristiche? Su quali basi scientifiche e mediche si basa questa limitazione che sta “uccidendo “ una intera filiera della cultura e immiserendo l’animo, lo spirito, il cuore ed il cervello delle persone?
Claudio Trotta

Subito dopo mi è arrivato un lungo messaggio, splendido, commovente, di Valeria Arzenton di ZedLive che gestisce anche il Gran Teatro Geox di Padova ed è vice presidente dell’ATIP (Associazione Teatri Italiani Privati). Hanno anche incontrato, inutilmente, il Ministro Franceschini. Valeria mi ha scritto:

Siamo fermi da 9 mesi, il tempo fisico necessario per generare una vita umana.
Proprio noi che siamo abituati a gravitare sopra od intorno ad un palcoscenico, ad accendere le luci, a catturare l’attimo della bellezza e della perfezione per condividerlo nell’istante in cui accende l’emozione, noi ci siamo fermati in silenzio, senza clamori e ci siamo congedati con rispetto e dignità.
Non abbiamo tirato fuori dal petto tutta la nostra voce perché sappiamo di non essere che semplici ed umili artigiani dell’arte, siamo un’economia che non rappresenta l’economia, siamo operatori sociali senza patentino, siamo un’etnia con il suo linguaggio e senza passaporto ufficiale, viviamo in un fuso orario a se stante scandito dal tempo degli eventi. È stato questo tempo interminabile e silenzioso che ci ha dato l’occasione, forse per la prima volta, di fermare un’incessante macchina operativa senza distinzione tra giorni feriali e festivi, Natale, Capodanno, Anniversari e Compleanni: tutto scorreva a suo modo nella piccola sartoria italiana dello spettacolo. Piccola perché siamo 250.000 famiglie, forse poco più di 500.000 appassionati operatori che accendevano ogni giorno in tutta la penisola concerti, musical, opere teatrali, feste di piazza, rassegne e festival.
Accendevamo le emozioni.
Ci siamo mai chiesti cosa c’è dietro il pezzo di carta, il biglietto, che ci fa entrare ad uno spettacolo? C’è un mondo. Artisti, manager, biglietteria, teatri ed arene, facchini, maschere, sicurezza, hostess, sarte, coristi, ballerini, truccatori, ingegneri, scenografi, ufficio stampa, pubblicità, radio, televisioni, cuochi, uffici pubblici, siae, riggers, light designer, palcoscenici, trasportatori, avvocati, cassieri, medici ed infermieri, baristi, videomakers, personale pulizie, grafici…
Ma c’è qualcosa di più. Che è la magia del nostro lavoro: ci sono pezzi di dna nostri ma anche di ogni singolo fruitore di questo BENE: ci sono le emozioni di tutti noi in quel biglietto di carta dal valore effimero.
Qualcuno reputa il nostro lavoro come non indispensabile. Grave errore. È giusto che la consapevolezza di chi siamo e di cosa facciamo prenda forma nelle coscienze collettive perché l’arte e la cultura non sono beni accessori, rappresentano, e noi con loro, BENESSERE SOCIALE, poiché tramandiamo la tradizione del passato nel presente e nel futuro. Il sorriso e la spensieratezza sono oasi di Bellezza e di Vita nel grande deserto dei momenti più complicati ma anche del nostro semplice quotidiano. Non siamo semplici professionisti di un ambito commerciale, siamo compagni di viaggio della vita di centinaia di migliaia di italiani. Creiamo indotto e turismo. Senza di noi, ci sarebbe meno luce.
Giovedì 15 i Governi Regionali avranno la possibilità di riconfermare le precedenti deroghe, autorizzandoci ad una capienza del 50%, che ci consente di fare gli spettacoli di Gennaio. È un Bene insostituibile la Cultura, così come l’Arte, ma lo è anche il LAVORO, che l’emergenza sanitaria ha bloccato solo per noi professionisti del settore. Qualche giorno fa un attento rappresentante politico ha postato un commento molto puntuale:

“I teatri sono gli spazi pubblici che abbiamo in Italia, con un pubblico diligente ed educato, senza bisogno di richiami. Siamo un ambito che rispetta le regole ed i gestori dei teatri sono professionisti di assembramenti e di flussi e fanno regnare ordine, rispetto e disciplina. La resistenza è ormai al minimo vitale. Bisogna scongiurare ulteriori limitazioni. Perché se l’Italia fosse un unico grande teatro, il virus morirebbe ben presto”.


Ogni biglietto è un pezzo di tutti noi, noi come collettività perché racchiude la nostra arte, il nostro lavoro, la nostra gavetta e tutto il sacrificio  di chi compone questa filiera, le nostre lacrime e le nostre passioni, ma dentro c’è anche tutto il dna dei vostri sorrisi, dei vostri ricordi e soprattutto delle vostre Emozioni.
Un mondo in un biglietto.

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