Led Zeppelin II compie 50 anni e sposta ancora l’asse terrestre

Uscito nello stesso anno dell'album di debutto, spazzò Abbey Road dei Beatles dalle classifiche


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Led Zeppelin II compie 50 anni e non li sente affatto. Li sentiamo noi, forti come allora, mentre in quelle 9 tracce troviamo l’ibrido di tutta la scena alternative, grunge e stoner degli anni che erano pronti a seguire l’esempio. Il secondo album in studio della squadra di Good Times Bad Times – che apriva la tracklist del primo album e, diciamolo, era un perfetto biglietto da visita – arrivava come una pressione continua sulle teste di 4 ragazzi vessati dalla Atlantic Records. Nonostante Led Zeppelin I fosse uscito solamente a gennaio, infatti, l’etichetta pretendeva dalla band del nuovo materiale entro la fine dell’anno.

Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones e John Bonham scrissero e registrarono il disco tra una pausa e l’altra del tour promozionale dell’album di debutto. Il risultato fu un menu spinto al massimo negli ingredienti: ogni portata era destinata ad entrare nella storia a partire da quella Whole Lotta Love che apriva il disco e lo sterno. Il riff iniziale di Jimmy Page era composto da due note più un powerchord, e da una tale essenzialità compositiva nacque quella sequenza monumentale che ancora oggi non smette di essere l’esempio più alto della carriera dei Led Zeppelin e non solo: il riff di Whole Lotta Love è il manifesto dell’hard rock.

In tutto il disco emerge l’individualità di ogni elemento della band. Le esecuzioni di Jimmy Page graffiano e riscrivono la storia, come accade nel tapping di Heartbreaker e nella sporcizia di The Lemon Song, ma Led Zeppelin II è anche il disco in cui il basso di John Paul Jones diventa una macchina divoratrice con la distorsione scelta per Heartbreaker e un aracnide nell’esecuzione di Ramble On, una delle lezioni più importanti sul ruolo determinante del basso elettrico all’interno di una band.

Led Zeppelin II, soprattutto, è il disco di Moby Dick, un brano strumentale che ospita il folle talento di John “Bonzo” Bonham: in 4 minuti e 20 troviamo il dialogo statuario tra Jones e Page per poi aprire il sipario sullo storico assolo di Bonzo che si esibisce nelle sue inconfondibili terzine e nell’esecuzione senza bacchette, con le mani che picchiano sulle pelli come si farebbe sui congas, ma con tutta la forza di un performer che già nel 1969 era maestro di tecnica e di potenza.

Robert Plant è il collante dei tre strumentisti. Scrive di proprio pugno Thank You e la dedica a sua moglie, simula un orgasmo in Whole Lotta Love e spinge il suo glamour feroce sul microfono dalla prima all’ultima traccia. Per questo Led Zeppelin II è la formula perfetta per conoscere il rock, il blues, la psichedelia e quello stato embrionale del prog che tuttavia troveremo con più vigore in Physical Graffiti (1975).

Era il 1969 ed era anche l’anno dell’addio dei Beatles, che con Abbey Road si incontrarono un’ultima volta per registrare insieme l’ultimo album suonato live in studio. Led Zeppelin II arrivò il 22 ottobre 1969 e letteralmente lo spazzò via, restando nelle chart inglesi per 138 settimane con tre milioni di copie vendute già dai primi mesi.

Oggi Led Zeppelin II compie 50 anni e ancora muove i fili del rock contemporaneo con la sua lezione di potenza e innovazione, due elementi che oggi faccio ascoltare al mio nipotino di 8 anni che, con mio orgoglio, sembra apprezzare.