Operazione sulla IPTV illegale, cosa rischiano ora gli abbonati tra multa e reclusione

Tanti rischi anche per i consumatori che rischiamo fino a 3 mesi di carcere per la loro leggerezza


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Nella giornata di ieri ha tenuto banco la notizia dell’operazione sulla IPTV illegale in Italia come in Europa. I siti di streaming di eventi spartitivi, serie TV e film sono stati oscurati a seguito di lunghe indagini portate a termine dalla Guardia di Finanza  ed in particolare dal Nucleo speciale tutela della privacy e frode tecnologica.

La trasmissione del segnale della piattaforma “Xstream Codes”, su cui si indagava dal lontano 2015, ha garantito un fatturato illegale e spropositato di circa 60 milioni di euro annui. I promotori di questo sistema criminoso saranno progressivamente assicurati alla giustizia ma ci sono anche dei rischi che corrono coloro che hanno usufruito del servizio per lungo tempo o anche da poco.

Anche i consumatori che hanno fatto ricorso all’IPTV illegale sono passibili di multa ma anche di pena con reclusione in carcere. Al momento del sequestro dei siti di streaming ben 700 mila utenti erano collegati, a fronte di circa 5 milioni di potenziali utenti appunto, Seguendo le tracce IP dei dispositivi collegati si potrebbe dunque risalire a tutti o quasi i nominativi che potrebbero davvero pagare cara la loro leggerezza. La multa massima per il reato collegato all’utilizzo delle piattaforme illegali è pari a 25.000 euro ma c’è pure il rischio di scontare in carcere lo stesso reato fino a 3 anni. Mica poco, solo per vedere film e partite a prezzo ridotto comodamente da casa.

La maxi operazione sulla IPTV illegale ha forse il pregio di aver acceso , più che in passato, i riflettori sulla gravità dell’utilizzo di servizi non ufficiali. Le indagini della Guardia di Finanza continueranno nelle prossime settimane, dopo la chiusura dei siti di streaming. Come già detto, vanno assicurati alla giustizia le 25 persone che erano a capo dell’organizzazione e a seguire vanno pure chiarite le posizioni di tutti i consumatori rintracciati del servizio