Ora è ufficiale, la dipendenza da videogiochi è una vera e propria malattia. Lo ha stabilito l’Ordine Mondiale della Sanità (OMS), nel corso della 72ª World Health Assembly. Come riportato sulle pagine del sito Game Industry, i 194 membri si sono dichiarati, sentenziando una decisione storica per l’intero medium in poligoni e pixel. E che, per certi versi, cambia definitivamente la sua stessa percezione da parte del grande pubblico.
Già un anno fa – era il mese di giugno del 2018 – il “gaming disorder” venne inserito, quasi a sorpresa, nell’undicesima revisione della ICD-11 (International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems). L’OMS, in quella occasione, descriveva la dipendenza da videogiochi come uno spettro ben preciso di comportamenti legati al gaming, e naturalmente ad un abuso compulsivo delle sue bellezze. Comportamenti caratterizzati da un alterato controllo del gioco, in cui viene data maggiore priorità al “videogiocare” rispetto ad altri interessi ed attività quotidiane, nonostante il manifestarsi di conseguenze negative. Affinché possa essere diagnosticata la dipendenza dai videogiochi, tale comportamento deve essere abbastanza severo da alterare la vita personale, familiare, sociale, educativa e lavorativa della persona interessata, ed essere evidente per almeno un anno – dunque 12 mesi.
Immediata la reazione di alcuni tra i più importanti organi videoludici, come ESA, ISFE e UKIE, che si sono schierati apertamente contro la decisione dell’OMS di ufficializzare come malattia la dipendenza da videogiochi. Questo perché, a loro dire, questa avrà un decisivo impatto negativo sulla percezione dell’intero medium, oltre che sui versanti economici e creativi. Nonostante l’opposizione, durante la sua ultima assemblea, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha optato per la completa approvazione dell’ICD-11, in vigore dal prossimo 1 gennaio 2022. La dipendenza da videogiochi è dunque ora riconosciuta a tutti gli effetti come una malattia, che può essere diagnosticata seguendo le linee guida riportate poco più sopra.
I rappresentanti dell’OMS hanno affermato che la decisione è stata sancita sulla base delle numerose evidenze a disposizione, con il consenso e il supporto tecnico di esperti in diversi campi della medicina, per altro provenienti da diversi paesi nel mondo. Lo scopo ultimo dell’organizzazione è quello di incrementare l’attenzione dei medici nei confronti di tale condizione e di spingere verso lo sviluppo di adeguate misure preventive e terapeutiche.