Gene Simmons dei Kiss fantozziano contro l’industria discografica: “È una ca**ata patetica”

Negli anni '50 e '60, ricorda il bassista e cantante, ogni settimana si scoprivano brani di rara bellezza dei Beatles o di Little Richard


INTERAZIONI: 366

Le invettive di Gene Simmons dei Kiss sono note a tutti, perché il bassista e cantante più truccato del mondo ha sempre espresso il suo pensiero senza peli su quella lingua di proporzioni ragguardevoli. Dalla condanna al suicidio di Kurt Cobain al veleno sparato contro i fumatori, oggi lo ritroviamo con una nuova sparata contro l’industria discografica.

Sappiamo bene che Ugo Fantozzi, in una delle scene più popolari, definì la Corazzata Kotemkin una “ca*ata pazzesca”, ma l’espressione usata da Gene Simmons dei Kiss durante un’intervista a Music Radar è talmente simile da non poter non essere accostata. La rockstar, infatti, sostiene che in questo secondo decennio dei Duemila l’industria discografica impedisca agli artisti di esprimere il meglio di sé:

Oggi ci sono molti artisti validi in giro, vedi Lady Gaga, Bruno Mars, Adele. Sono tutti eccellenti, ma hanno le mani legate dall’industria discografica. L’industria fa le regole e dice che il rap deve suonare in un certo modo, il soul in un altro e l’EDM (Electronic Dance Music, ndr) deve seguire certi canoni. È una ca**ata patetica! Non voglio fare la parte di quello che dice che si stava meglio prima, ma quando parliamo di musica, ca**o, prima era davvero tutto molto meglio! Mi ha cambiato la vita!

Durante il suo intervento, il bassista e cantante di I was made for lovin’ you ricorda la sua gioventù, quando ogni settimana venivano lanciate nuove canzoni di rara bellezza: «Voi immaginate cosa significava ascoltare per la prima volta Twist and shout dei Beatles o Tutti frutti dei Little Richard?», e ancora: «Il mondo aveva i Led Zeppelin, aveva Jimi Hendrix, Diana Ross… gli anni ’60 erano questo». Oggi, invece, secondo il furioso Gene Simmons dei Kiss è tutto piegato dal macigno del mainstream che indirizza le scelte dell’industria discografica, e possiamo dire che ha ragione da vendere.