La recensione di Non Pensarci di Federico Baroni, un biglietto da visita guarnito con funk e intimismo

Il cantautore romagnolo esordisce con nove tracce in cui racconta, tra elettronica e groove, la sua positività emozionale


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Cosa ci piace realmente di “Non Pensarci” di Federico Baroni? Forse è la positività, perché in fondo se hai 26 anni e sei già passato per il bootcamp di X Factor, Amici di Maria de Filippi e Sanremo Giovani significa che questa è la tua vita fortunata, ancora di più se hai scelto la musica partendo dalle strade, con quella veracità tipica dei busker. Il giovane cantautore romagnolo arriva oggi al primo vero traguardo di un artista: il primo album.

Lo avevamo incontrato un anno fa e ci aveva dato una lezione: oltre i confini del mondo mainstream, delle etichette discografiche, della televisione e dei talent show c’è ancora un mondo di cantautori che vive e respira la parte verace dell’arte, quella che guarda negli occhi delle persone e ad esse si affida per uno scambio reciproco, un’amicizia incondizionata. Federico Baroni ha scoperto la musica tra i libri che divorava alla Luiss di Roma, e galeotta fu la presenza di un amico che lo iniziò al mondo delle sette note. Una chitarra, un entusiasmo tutto nuovo e quella volta a Liverpool in cui si avvicinò a un busker e lo affiancò per suonare insieme.

“Non Pensarci” di Federico Baroni è il primo pianerottolo, raggiunto dopo una faticosa scalata lungo le rampe dell’esistenza, di un cantautore che ha scelto la musica come unica dea alla quale destinare il proprio credo. La Artist First, la sua etichetta, porta un nome che sembra cucito perfettamente sulla pelle di Federico: «Prima l’artista». Ecco, perché instradare un ragazzo dotato di passione e talento è la priorità. Lo stesso cantautore romagnolo si mette a nudo, quando parla dell’album: «È il riassunto di 5 anni di viaggi, musica, live, incontri, emozioni e pensieri riversati in 9 canzoni dirette e di cuore, che spero riuscirete a fare anche vostre».

Federico rappa, balla e canta, ma soprattutto non ricorre a metafore che potrebbero celare un messaggio. Nel suo disco troviamo elettronica, funk, groove e pop. Lui è proprio questo: «Sono una persona estroversa, solare e che cerca di trovare sempre il lato positivo delle cose, anche se ho un lato più riflessivo che tengo nascosto». Non è un caso se il titolo scelto per questo primo disco è proprio “Non Pensarci”, un “Nevermind” post-litteram, un invito alla spensieratezza ma senza scadere nella vita spericolata. La title track apre il disco e siamo subito travolti da pianoforte e congas, con un beat che include cassa e clap. Un riff di chitarra funk ci fa alzare dalla sedia e ondeggiare, anche se il testo parla di quell’amarezza che arriva quando una relazione finisce: «Ho una vocina nella testa che mi dice “non pensarci”, sul cuore ho ancora la sua cicatrice». Federico si racconta con un ritornello dalla linea vocale che rimane in testa, tra falsetti e voce naturale, e una sinusoide che non ci abbandona. Tre minuti di ballo e sorrisi, punti di sutura per un cuore infranto.

Spiegami è la pretesa di una ballad, ma anche quando si china su se stesso per riflettere Federico sa strappare un sorriso. Il ritmo è più adagiato, perché siamo di fronte a una canzone triste e ad un testo che cerca risposte: «Spiegami come abbiamo usato questo tempo senza mai conoscerci, spiegami come abbiam deluso quelle notti senza mai abbracciarci», e infine: «Spiegami chi sei, perché non l’ho capito mai». Il beat malinconico, però, non cede alle atmosfere sdolcinate e strappalacrime che potrebbero infettare una ballad, perché la positività di Federico Baroni trova sempre il modo di avere il sopravvento. Lo dimostra Domenica, il pezzo che ci riporta al groove e alla spensieratezza: «Domenica voglio fare solamente quello che mi va». Bilanciata tra dance e funk, ci racconta un artista che riposa senza pensieri mentre segue una serie su Netflix sgranocchiando junk food, anche se la sua ragazza cerca di riportarlo alla vita sociale. Lo accompagnano Kharfi – quel ragazzaccio indie-rappettaro di “Grattacieli” – e VEERDE, il produttore che Federico ha incontrato insieme a Kharfi e che ha suggellato la collaborazione tra i tre, nata per puro caso.

Disordine è ancora serotonina e dinamiche positive. Il funk elettronico, più sensuale, si schianta in alto grazie alla metrica usata nel ritornello. La voce di Federico Baroni si sdoppia in due ottave, sovraincisa, per fare in modo che al cantato di base si uniscano quei falsetti che piacciono tanto ai fan della disco music, anche quando si tratta semplicemente di raccontare l’indecisione che arriva quando si conosce una nuova persona. Profumo bissa le atmosfere di Spiegami. Al limite della ballad, la canzone individua nel profumo uno strascico di vita trascorsa insieme alla sua lei: «Vorrei mancarti, sapere che mi pensi e leggi ancora i miei messaggi, anche se hai smesso di cercarmi». Elettronica e pad costruiscono un pezzo radiofonico, ben equilibrato e adatto per un momento di riflessione.

Un riff di chitarra introduce Mamma è tutto ok, una lettera di un figlio cresciuto che alla madre dice di riuscire a cavarsela: «Nonostante i litigi, i nostri cammini non sono divisi», ma soprattutto: «Nonostante la nostra distanza tengo pulita la camera, faccio la spesa anche se non mi va». La rassicura, Federico, nel dirle che il cordone ombelicale è stato tagliato via ma la loro strada è ancora la stessa. Funk e pop colorano di luci al neon e led un brano spiritoso e divertente, al limite del frivolo ma sempre sulla linea della spensieratezza che costituisce la base di “Non Pensarci” di Federico Baroni.

Londra, diciamolo, è un brano forte. Irresistibile il groove, frizzante l’atmosfera e deciso il beat, la canzone crea il parallelismo tra la vita londinese e il carattere di lei: «Londra d’inverno ti assomiglia: cambia idea e non si decide mai, tu non ti decidi mai». Il riff della chitarra e le percussioni creano il ritmo trascinante e tutto viene facilitato dalla linea melodica del cantato, che non cosparge la canzone di troppe parole ma le dosa, umilmente, per creare onde strutturali che non disturbano le dinamiche.

Diverso è l’eccezione dell’album. Federico prende una pausa dall’autobiografia sonora e parla di qualcuno che si sente vittima di stereotipi e pregiudizi, e gli dà voce per offrirgli un riscatto. In questo modo il cantautore romagnolo offre la sua arte per servire una causa personale, un mondo che non gli appartiene ma che sente vicino, e nel farlo sceglie la sua corsia preferita, quella del beat elettronico scelto per accompagnare parole importanti: «Tu non prendermi per pazzo e dimmi dove devo andare per trovare un posto dove questo mio bisogno sia speciale». L’affondo arriva nel motto: «Sei diverso da tutti, persino da te».

Uno strascico di positività, infine, arriva con la canzone perfetta per il riposo e per l’ultima riflessione presente all’interno del disco. Tutte le cose che è l’ultima cartuccia, stanca ma sincera, di una tracklist che fino ad ora ci ha fatto saltare sul posto con piccole pause. Non rinuncia al ritmo, Federico, e nel suo ultimo brano coniuga l’elettronica con un beat sommesso sul quale si adagia un testo che diventa una cernita di tante cose che restano e che si mettono via dopo la fine di una relazione, con la presunzione di gettare una colata d’oro tra i cocci di un vaso andato in frantumi: «Ho messo d’accordo tutte le cose che odiavi di me, che odiavo di te».

“Non Pensarci” di Federico Baroni è un monito impresso su un biglietto da visita. Lui è fatto così e le sue parole sono dirette, a volte adolescenziali e a volte no, ma chiunque ricorrerebbe a un registro più informale per cercare di arrivare dritto al punto senza giri di parole. I giri che Federico preferisce sono quelli di chitarra e di basso, perché le parole sono la sabbia che riempie il vasetto di sassolini: essenziali, coagulanti e uniformi, perché la sua musica è l’arto centrale della sua esistenza. Lo dice il suo disco, lo dice lui e lo dice il suo sorriso.

“Non Pensarci” di Federico Baroni, dopo l’instore di Roma e di Rimini del 5 e 6 aprile, verrà presentato a Milano, Napoli e Bari rispettivamente il 7, l’8 e il 9 aprile.