Lucio Battisti avrebbe compiuto 76 anni, dal dito medio mostrato nell’ultimo filmato all’importanza di Anima Latina

Nel 1997 fu raggiunto da due sostenitori in un supermercato della Brianza, ma i due rimediarono solamente un dito medio e nessuna dichiarazione


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Calmierare la canzone italiana con le creazioni di Mogol incanalate da uno dei nomi più funzionali alla canzone italiana è d’obbligo, oggi, se ricordiamo che Lucio Battisti avrebbe compiuto 76 anni. La sua zazzera e la sua voce hanno dato un senso ai trent’anni più produttivi della musica leggera, e chiunque ha accompagnato i momenti più intensi della propria esistenza con brani come Mi ritorni in menteNon è FrancescaLa canzone del soleAcqua azzurra, acqua chiara.

Poesia, sonorità e paesaggi si sposavano in uno stato evocativo sempre presente, e lo stesso accadeva 50 anni fa, quando il 5 marzo 1969 “Lucio Battisti”, il primo disco, comparve nei negozi di tutto il Paese. Era l’album di Un’avventura 29 settembre, e la trinità “sole, cuore e amore” non era più così scontata da replicare argomentazioni già consumate da tutte le produzioni del dopoguerra e del boom economico. Non lo era, almeno, per il connubio artistico tra il giovane ragazzo di Poggio Bustone e quel Mogol che ancora scrive importanti capitoli della canzone italiana.

La dolcezza di E penso a te, la poesia di Emozioni e l’amore appassionato de I giardini di marzo, tuttavia, subirono un’interferenza nel 1997. Lucio Battisti si era ritirato dalle scene e due video amatori lo avevano rintracciato nei parcheggi di un supermercato della Brianza. Visibilmente infastidito, il cantautore tentò in un primo momento di seminare i due sostenitori che volevano parlargli, ma venne raggiunto al finestrino con l’obiettivo della telecamera puntato su di lui. I due ragazzi gli gridarono: «Siamo suoi fan!», ma la risposta di Lucio Battisti fu un dito medio rivolto alla camera prima di darsi alla macchia.

Quel gesto stizzito e quell’atteggiamento sfuggente lo dipinsero come un uomo scorretto, un borioso pieno di sé e un maleducato. Determinanti furono le parole di Max Pezzali – allora ancora frontman degli 883 – che lo difese con l’affetto di un nipote: «Ha dato tanto alla musica italiana e alle nostre vite, dopo tutto ciò che ha fatto per noi possiamo anche perdonarlo».

Dal momento in cui Lucio Battisti avrebbe compiuto 76 anni, inoltre, è d’uopo ricordare che l’indie italiano, il rock alternativo della penisola e tutto ciò che concerne la nuova onda distorta del panorama mediterraneo deve tantissimo ad “Anima Latina”, quel disco eversivo e psichedelico datato 1974 e ancora oggi oggetto di studio. Tutto ciò che prima era immediato, profumato e rotondo, ovvero tutto ciò che aveva reso Battisti il nuovo volto nazional-popolare della musica leggera italiana trovava una porta chiusa, diremmo blindata, in “Anima Latina”. Era il disco delle sperimentazioni, ispirato da un viaggio che Battisti aveva fatto nell’America Latina. Era – ed è ancora – il disco in cui tutti i cliché snocciolati nelle produzioni precedenti erano finiti sotto il tappeto come polvere scomoda, e la stessa struttura delle canzoni non trovava precedenti.

Abbracciala abbracciali abbracciati apriva il disco. La voce di Battisti era riverberata e tra scale in settima+, sintetizzatori e una batteria singhiozzante, e brani come Due mondiAnonimoMacchina del tempo aprivano il sipario sul mondo del progressive rock, una nuova corrente che avrebbe influenzato il mondo a venire. Non era tutto, perché non si poteva più parlare dei canonici quattro accordi usati nelle hit più famose – sì, tutti abbiamo strimpellato La canzone del sole durante i primi esercizi con la sei corde – ma di arrangiamenti complessi e ricercati, in una formula che coniugava un sound d’avanguardia con l’impiego di beat tutt’altro che canonici.

“Anima Latina” era l’album rivoluzionario, ostico e dell’osare. Lo riconoscono i più importanti nomi del rock alternativo italiano contemporaneo, dai Verdena ai Marlene Kuntz, ma anche Iosonouncane come analizzava Rolling Stone. Più nello specifico, Alberto Ferrari dei Verdena aveva spiegato che l’album “Wow” (2011) era stato ispirato soprattutto da “Anima Latina”, e dunque dall’attitudine rivoluzionaria espressa da Lucio Battisti in uno dei dischi più geniali del Novecento italiano.

Se ha fatto innamorare tanto, Lucio Battisti ha anche aperto le strade a nuovi sound e nuove correnti, offrendo loro il materiale e il coraggio. Oggi, 5 marzo, Lucio Battisti avrebbe compiuto 76 anni e probabilmente avrebbe dispensato altri gestacci a chiunque avesse solamente osato invadere il suo spazio, che dopo tanta magia si era ritagliato per proteggersi e proteggerci.