Il prezzo del ranch di Michael Jackson crolla dopo le polemiche su Leaving Neverland, il film che lo accusa di abusi

L'immensa proprietà della popstar prendeva il nome dall'Isola che non c'è della favola di Peter Pan, e il suo vecchio nome ha ispirato il titolo del documentario di Dan Reed


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L’effetto Leaving Neverland continua dopo aver letteralmente scosso l’opinione pubblica e motivado la fondazione intitolata al Re del Pop: dal 2015 il ranch di Michael Jackson, che un tempo si chiamava “Neverland”, era valutato complessivamente 100 milioni di dollari. La notizia è emersa nei giorni della messa in onda del documentario di Dan Reed sull’emittente HBO, prevista per il 2 e il 3 marzo e duramente contrastata dalla Michael Jackson Estate, che contro l’emittente ha anche avviato una procedura legale.

Il Sycamore Valley Ranch, questo il nuovo nome dell’ex proprietà di Michael Jackson, è ora valutato complessivamente 31 milioni di dollari, ben 69 milioni in meno rispetto al prezzo esistente dal 2015. Ancora, l’immobile è stato rimesso in vendita solamente nelle ultime settimane e le polemiche sul prezzo esageratamente ribassato si sono fatte sentire, specialmente da parte di quanti sostengono che il fango gettato da Wade Robson e James Safechuck nel documentario di Dan Reed abbia in qualche modo influenzato le dinamiche di mercato sulla tenuta di Santa Barbara.

Il titolo di Leaving Neverland, tra l’altro, prende spunto proprio dal vecchio nome del ranch di Michael Jackson nel quale la popstar di Smooth Criminal visse per circa quindici anni, un nome scelto in linea con la spensierata fanciullezza del Re del Pop. In italiano, infatti, “Neverland” sta per “L’isola che non c’è”, il mondo immaginario della favola di Peter Pan nel quale i bambini non invecchiano mai. A più riprese, infatti, chi conobbe da vicino la popstar affermava che era come avere a che fare con un bambino innocente nel corpo di un adulto, tanta era la spontaneità e la bontà dell’ex Jackson 5.

Le polemiche su Leaving Neverland, quindi, continuano con il ribasso del prezzo di vendita del ranch di Michael Jackson, che ancora non trova acquirenti ma subisce, in un certo senso, il fascino malvagio del docufilm di Dan Reed.