Applausi e proteste all’anteprima di Leaving Neverland, il documentario che accusa Michael Jackson di pedofilia

Per contrastare il film di Dan Reed, il nipote del Re del Pop Taj Jackson ha aperto un crowdfunding per realizzare un contro-documentario e raccontare l'innocenza di suo zio


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La proiezione del documentario che ancora propone le accuse di abusi sessuali contro Michael Jackson ha diviso il pubblico del Sundance Film Festival tra applausi e proteste all’anteprima di Leaving Neverland del regista Dan Reed, il documentario al quale si erano opposti gli stessi avvocati del Re del Pop ritenendolo disgustoso: «Questa è un’altra produzione disgustosa, un tentativo patetico di fare denaro ai danni di Michael Jackson». Il film è stato trasmesso il 25 gennaio all’Egyptian Theatre di Park City, e alla fine della proiezione il pubblico si è alzato in piedi per applaudire, mentre all’esterno del teatro un gruppo di protesta stazionava con dei cartelli che gridavano all’innocenza e alla verità su Michael Jackson.

Il documentario di Dan Reed, della durata di 4 ore, riporta la testimonianza di due uomini che sostengono di aver subito abusi sessuali da parte del Re del Pop e proprio per questo Michael Jackson fu arrestato nel 2003 con sette capi di imputazione, ma due anni dopo ottenne l’assoluzione pienaLeaving Neverland verrà trasmesso in primavera in due episodi su Channel 4 per la televisione britannica, e su HBO per la rete statunitense. In tutta risposta Taj Jackson, uno dei nipoti dell’autore di Smooth Criminal, ha aperto una campagna di crowdfunding per realizzare un contro-documentario e difendere una volta per tutte la figura di Michael Jackson dalle continue accuse di abusi sessuali che insistono nonostante l’assoluzione in tribunale e i documenti dell’FBI.

La raccolta fondi punta a totalizzare 777.000 dollari, e al momento ne sono stati raccolti 30.000. Sul film di Dan Reed, Taj Jackson ha dichiarato:

Dopo che le loro accuse sono state respinte in tribunale, i due soggetti protagonisti di questo film si sono rivolti a HBO, al canale britannico Channel 4 e al Sundance Film Festival per raccontare le loro storie. Sono estremamente deluso da Sundance. Adesso basta. Michael Jackson è morto da uomo innocente ed è stato vendicato in tribunale. È tempo di prendere posizione, e sto combattendo duramente per la verità.

A scatenare le proteste dei sostenitori dell’innocenza di Michael Jackson è stata, oltre alla proiezione del film, anche la pubblicazione da parte dell’account Twitter del festival Sundance di una foto che ritrae Michael Jackson in compagnia del coreografo Wade Robson, oggi 36enne, il cui rapporto con il Re del Pop è raccontato in un documentario disponibile su YouTube. Gli applausi e le proteste all’anteprima di Leaving Neverland sono dunque continuati sul web, la stessa fondazione dedicata alla popstar, la Michael Jackson Estate, ha dichiarato quanto segue:

Leaving Neverland” non è un documentario, è un assassinio mediatico identico a quello che Michael Jackson ha dovuto sopportare per tutta la sua vita, e ora anche da morto. Il film prende in considerazione accuse prive di fondamento relative a fatti che sarebbero avvenuti vent’anni fa e le tratta come fossero fatti. Queste accuse sono la base delle cause civili indette da due, per loro stessa ammissione, bugiardi e che sono infine state respinte da un giudice. I due accusatori hanno entrambi testimoniato sotto giuramento che questi eventi non sono mai accaduti. Non sono stati in grado di fornire alcuna conferma esterna e indipendente né qualsivoglia prova a supporto delle loro affermazioni, e questo significa che l’intero film si fonda esclusivamente sulla parola di due spergiuri.

Tra applausi e proteste all’anteprima di Leaving Neverland, dunque, continua la battaglia morale e legale per chiudere per sempre il capitolo delle accuse infondate contro Michael Jackson, e in prima linea alza la voce proprio la fondazione a lui dedicata.