Recensione Just Cause 4, Rico Rodriguez torna a seminare panico e distruzione

Non si ferma la missione del ribelle per eccezione, che torna nuovamente sulla scena videoludica con ambizioni bellicose


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Lanciarsi in Just Cause 4 senza alcuna remora è decisamente un toccasana per l’umore. I ragazzi di Avalanche Studios sono infatti tornati sulla scena videoludica sciorinando ancora una volta tutte quelle caratteristiche che li hanno contraddistinti nelle precedenti apparizioni della saga, tra esplosioni maestose e un gameplay che si prende gioco di ogni possibile legge, da quelle giuridiche a quelle della fisica. Una serie che sostanzialmente, dal 2006 (anno d’uscita del primo capitolo) a oggi non ha subito stravolgimenti, sebbene il progresso tecnologico ha senza dubbio permesso allo studio di sviluppo di operare con maggiore libertà sotto numerosi frangenti. Cosa bisogna aspettarsi quindi da Just Cause 4? Scopriamolo insieme!

Un ribelle è per sempre

Le vicissitudini che fanno da sfondo all’avventura degli utenti in Just Cause 4 risultano essere, fin dalle prime battute, alquanto basilari: l’obbiettivo della narrazione di Avalanche Studios è sostanzialmente quello di dare ai giocatori un obbiettivo finale che funga da collante alle numerose missioni da svolgere nel mondo di gioco. Nei panni dell’inossidabile Rico Rodrigueza, fomentatore di rivolte professionista, bisognerà in quest’occasione liberare il territorio di Solis dal pugno di ferro del dittatore Oscar Espinoza e della sua Mano Nera. Un compito tutt’altro che semplice, vista la costante minaccia rappresentata dal Progetto Illapa, un’apparecchiatura in grado di dar vita ad alterazioni metereologiche alquanto preoccupanti, con tempeste e tornado che finiranno per essere sostanzialmente telecomandati dall’infame figuro. Ovviamente non saremo soli nel compito di riportare Solis all’antico splendore, con gli abitanti del paese che non si tireranno di certo indietro quando ci sarà da dare una mano al nostro Rico: la resistenza locale, che risponde al nome di Armata del Caos, fornirà il giusto supporto nel corso delle missioni, finendo per occupare i territori precedentemente liberati e dando manforte nel corso dei serrati scontri a fuoco.

Divide et impera!

La formula di gioco di Just Cause 4 è alquanto basilare, e sostanzialmente non eccessivamente impegnativa. La mappa di Solis è infatti divisa in numerose aree, ognuna delle quali sarà da liberare singolarmente. Per farlo Rico potrà attingere alle armate di ribelli a propria disposizione, ognuna delle quali sarà ottenibile seminando panico e distruzione tra le fila nemiche: una barra posta in alto a destra dello schermo andrà a riempirsi progressivamente nel corso degli scontri con la Mano Nera, con boost importanti garantiti alla distruzione delle strutture di rilievo (torri, radar, silos e generatori elettrici) e dei mezzi avversari. Il riempimento totale della barra in questione permetterà quindi di ottenere unità da disporre nel mondo di gioco, in una sorta di Risiko Just Cause Edition (anche se qui non ci sono dadi da tirare, ndr). Ovviamente ogni diversa area di gioco necessiterà di un suo specifico supporto per essere ripulita dalla presenza degli uomini di Oscar Espinoza: liberare una zona confinante con altri territori già occupati dall’Armata del Caos richiederà uno sforzo bellico minore, quindi in questo senso sarà utile gestire al meglio le risorse a propria disposizione per evitare inutili sprechi di risorse umane.

Ogni nuova zona sbloccata concederà agli utenti missioni aggiuntive da completare tanto per andare avanti nella storia quanto per scoprire tutti i segreti nascosti nel territorio di Solis, con numerosi personaggi che si paleseranno sullo schermo, affidando a Rico i compiti più disparati.

Spara, vola, ama

C’è purtroppo da ravvisare una sorta di ciclicità nelle missioni di Just Cause 4, che dopo una manciata di ore di gioco ci sono apparse sostanzialmente come la riproposizione, in diversa salsa, di cose già viste in precedenza: liberare persone tenute prigioniere, distruggere obbiettivi sensibili e hackerare strumentazioni elettroniche finiscono per divenire in poco tempo un more of the same, e rischiano di lanciare gli utenti nel pericoloso vortice (o sarebbe meglio dire tornado? Ndr) della monotonia. Per fortuna a tenere alto il morale c’è un gameplay che fa del cazzeggio spinto all’ennesima potenza il proprio mantra: le esplosioni maestose saranno all’ordine del giorno, con Rico che sarà in grado di falciare nemici a destra e a manca tanto con le numerose armi presenti sul campo di battaglia quanto con il proprio rampino. Quest’ultimo torna ancora una volta sulla scena anche in Just Cause 4 e garantisce, in barba a qualsiasi legge fisica esistente, di spostarsi agevolmente in giro per la mappa: la combinazione di tuta alare, paracadute e rampino è infatti sufficiente a macinare chilometri e chilometri senza toccare minimamente il suolo. Una scelta di gameplay sì irrealistica, ma che da dodici anni rappresenta il cuore pulsante della serie, un prodotto che sfida le leggi logiche per offrire agli utenti un’esperienza ludica quanto mai diretta e coinvolgente. C’è da ravvisare però una ricerca della profondità a livello di gameplay da parte degli addetti ai lavori, che proprio con il rampino si sono dedicati a una sorta di sperimentazione: questo sarà settabile in diversi modi per sfruttarne tutte le feature, con gli utenti che potranno quindi adoperarlo per sollevare pesi o per aprire porte blindate. Una piacevole variazione sul tema che spingerà a smanettare per qualche secondo prima di poter raggiungere il proprio obbiettivo.

Chiaroscuro tecnico

Se la giocabilità di Just Cause 4 non si discute in alcuna maniera (accettando chiaramente il compromesso lampante di non essere di fronte a un titolo realistico, ndr), lo stesso non si può dire del comparto tecnico. Luci e ombre quelle proiettate sulla produzione di Avalanche Studios, che si dimostra performante sotto certi aspetti mentre non mancano lacune sotto altri. L’esempio lampante arriva proprio dal motore grafico del gioco, in grado di stupire gli utenti con effetti pirotecnici maestosi in occasione delle esplosioni, mentre ben diversa è la storia con gli elementi in lontananza sullo schermo (soprattutto in fase di planata con la tuta alare), con evidente (e fastidioso) pop up. Piccoli accorgimenti che avrebbero reso l’esperienza ludica più coinvolgente e meno traumatica per chi, nell’ultimo periodo, si è trovato a confrontarsi con prodotti del calibro di Red Dead Redemption 2. Chiaro è che sono due titoli dalle ambizioni e soprattutto dal budget molto diverso, ma è altrettanto lampante che magari difettucci del genere possano saltare all’occhio in frangenti di affollamento videoludico pari a quelli attuali.

Conclusioni

Insomma, Just Cause 4 è uno di quei titoli da prendere alla leggera, da affrontare senza ambire di trovare una rappresentazione in salsa digitale della realtà: nel titolo di Avalanche Studios si svolazza, si spara e si muore molto facilmente: il game over è però un retaggio del passato e solo qualche secondo vi separerà dal librarvi nuovamente nell’aere di Solis. Morte alla Mano Nera!

Pro

Contro

VOTO FINALE: 7.5