Alessio Bernabei cambia gestione, i Modà lasciano Suraci: nel mondo della musica al collasso vince solo Ermal Meta

Pensieri, parole, opere e omissioni.

ERMAL META

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Alessio Bernabei cambia gestione dopo l’addio ai Dear Jack e a Lorenzo Suraci (Baronda/RTL) il quale perde quest’anno due gruppi: i Modà e i The Kolors. Gli restano solo i Dear Jack (orfani di Bernabei). A chi è andata peggio?

Il connubio tra Dear Jack e Baraonda, così come quello tra Modà e Ultrasuoni, sembrava annunciare un predominio indiscusso della scena musicale italiana. Passaggi in radio su grandi network, visibilità e copertura economica sembravano – almeno nell’immaginario di molti – essere le condizioni uniche ed imprescindibili per l’agognato successo. Eppure ben presto il meccanismo ha iniziato a scricchiolare. Il primo dei citati ad uscire dal circuito è stato Alessio Bernabei, poi è stata la volta della cessione dei The Kolors ad Universal e, infine, l’addio dei Modà che non rinnovano il contratto senza neanche avvisare il patron di RTL, pare.

Chi ha vinto? Forse la musica italiana che, portando qualche nodo al pettine, tenta di ristabilire gli equilibri ancora lontanissimi basati sulla meritocrazia e sull’impegno, al di là di ogni altra escamotage.

Vince Ermal Meta nel panorama musicale contemporaneo, che in questo 2018 ha saputo raggiungere la consacrazione, convalidando con il trionfo al Festival di Sanremo quel percorso intrapreso diversi anni fa, portato avanti con fatica, dedizione, impegno. Vince perché prima di pretendere di dimostrare qualcosa agli altri lavora sodo per raggiungere quel qualcosa e farlo proprio. Vince perché prima di parlare di crescita artistica lavora per crescere davvero, e lavora nel silenzio degli anni. Vince perché il talento innato, nel mondo discografico odierno, conta solo per il 10% e poi c’è tutto il resto, un “resto” di sacrifici e sforzi, costanza, lavoro e dedizione, un “resto” anche fatto di rischi ma soprattutto di parole, quelle che scrive con gocce di sangue sull’unico foglio che conosce: il cuore della gente.

Vince perché ci ricorda tutti i giorni che al di là di uno schermo, al di là di un iPod e oltre Spotify e iTunes ci sono le PERSONE non etichettabili in alcun modo. Persone che prima di essere cantanti, giornalisti, madri, padri, insegnanti, avvocati, ascoltano una canzone per condividere una sensazione o per credere in un sogno, per trovarci dentro il coraggio di cambiare o solo per cantarla a squarciagola. Non c’è un target o una nicchia a cui aspirare, né iniziative rigorosamente under 18, solo la voglia di lasciare qualcosa a qualcuno – da persona a persona – nel modo migliore che conosce: la musica. 

E se l’unica strategia attuabile fosse non avere strategie?
A tutti gli altri restano gli spasmodici, inutili ed infiniti tentativi sanremesi nell’illusione che sia il contenitore a portare verso la gente, piuttosto che il contenuto.