Salt and Sanctuary recensione, il purgatorio dei Soulslike su Nintendo Switch

Riuscire a portare a casa sana e salva la pellaccia non sarà per nulla facile nel titolo dei ragazzi di Ska Studios

Salt and Sanctuary wallpaper

INTERAZIONI: 7

L’imitazione è la forma più sincera di adulazione: questo aforisma di Charles Caleb Colton risulta essere indubbiamente calzante nell’ambito delle produzioni artistiche, in particolar modo per quelle videoludiche. Salt and Sanctuary poi a suo modo rappresenta uno dei tributi più chiari e sibillini al padre del genere soulslike, Hidetaka Miyazaki, che sostanzialmente è stato in grado, assieme a FromSoftware, di segnare in modo indelebile il mondo dei videogiochi. Dopo la release su PS4 e PC datata 2016 (con la versione per Playstation Vita datata marzo 2017), il piccolo gioiello di Ska Studios si rifa il trucco e scende di nuovo sulla pista da ballo pronto a supportare anche la versatile Nintendo Switch.

Il sale della vita

Anche in Salt and Sanctuary, immancabile come in ogni simil-fiaba che si rispetti, torna la figura mitologica dell’eore viaggiatore che, immemore dei propri trascorsi, si appresta a percorrere un cammino denso d’insidie, pronto a mettere in gioco la propria vita per salvare quella della principessa di turno.

Il mondo di Salt and Sanctuary si presenta agli utenti senza troppi fronzoli e senza che siano spiegati retroscena né altro: sarà solo l’esplorazione e la lettura degli indizi disseminati lungo gli stage bidimensionali a concedere una panoramica esausitva ai giocatori. La valuta corrente sarà come sempre rappresentata dalle immancabili monete d’oro, cui verrà affiancata un’altra forma di remunerazione caratterizzata dal sale. Nell’universo ludico di Salt and Sanctuary tanti i nemici che si pareranno sul cammino dell’eroe, tutti caratterizzati da un proprio peculiare stile di combattimento costituito da attacchi ciclici di facile lettura, con gli utenti che avranno l’onere di rispondere alle offensive sfruttando sostanzialmente i due tipi di attacchi (X e Y, concatenabili in combo), mentre i due tasti dorsali permetteranno rispettivamente di parare i colpi e di rotolare alle spalle degli avversari. Il tutto tenendo sempre bene sott’occhio la barra della stamina. Spiegato così in due righe può sembrare che il sistema messo su da Ska Studios sia semplicistico, ma in Salt and Sancutary di semplice c’è solo la possibilità di finire al tappeto. Come in ogni Souls che si rispetti, il gameplay risulta essere assai punitivo nei confronti di chi oserà troppo senza pesare attentamente le proprie mosse, e i numerosi boss sparsi per il mondo di gioco sapranno far sudare le canoniche sette camicie prima di cedere il passo ai giocatori. La morte sarà quindi una costante per gli utenti, che in questa occasione perderanno tutto il sale accumulato: soltanto riuscire a sconfiggere (dopo il primo respawn) il colpevole del nostro omicidio permetterà di riappropriarsi del maltolto, mentre una nuova morte sancirà la perdita definitiva del bottino nelle mani del nemico.

Un abito per ogni occasione

Progredire in Salt and Sanctuary richiederà quindi sì la giusta abilità con i Joy Con di Nintendo Switch, ma anche una gestione impeccabile dell’inventario e della crescita dell’alter ego digitale. La struttura ad albero dello skill tree risulta essere molto più profonda di quanto si possa immaginare, e sarà in grado di adattarsi in maniera camaleontica a ogni tipologia di giocatore, da quelli più corazzati a quelli agili e scaltri. Effettuare scelte sbagliate potrà parzialmente compromettere il cammino degli aspiranti eroi, sebbene un’evoluzione errata delle skill dell’alter ego digitale porti meno malus rispetto ad altri titoli di egual genere. Fondamentale sarà invece equipaggiarsi in maniera adeguata ai nemici che si andranno ad affrontare: le corazze rigide forniranno una protezione supplementare, ma potrebbero rallentare eccessivamente i movimento contro nemici che affondano colpi con rapidità; in questi casi meglio indossare meno protezioni ed essere pronti a scattare in qualsiasi direzione, sfruttando punti ciechi per portare a segno colpi decisivi. Ogni scelta in Salt and Sanctuary potrebbe essere decisiva nella progressione dell’avventura: un cammino che non sarà per nulla scritto e che verrà lasciato integralmente nelle mani (o meglio, nei piedi, ndr) dei giocatori, che non avranno nessuna mappa a guidarli nelle peregrinazioni attraverso gli stage confezionati dagli sviluppatori. Ogni scoperta sarà frutto della mera casualità, e solo una memoria ferrea consentirà di orientarsi in maniera ottimale.

Conclusioni

Un porting che ben si adatta alla natura portatile di Nintendo Switch quello di Salt and Sanctuary, sebbene non manchino dei punti a sfavore dell’handheld: la presenza di una fonte luce molto forte può rendere difficile orientarsi in un mondo di gioco dalle tinte molto scure (e con trappole e nemici pronti a sbucare fuori dal nulla, ndr), sebbene la mappatura dei comandi, nel corso della nostra prova, non abbia evidenziato criticità, consentendoci lunghe run senza che le mani dolessero in alcun modo. In sostanza rappresenta un’ottima occasione per un recupero di una piccola perla videoludica (per tutti coloro che se la fossero persa nel recente passato), mentre anche chi ha avuto modo di provarlo in precedenza potrebbero riscoprirlo con grande piacere, grazie anche a un’ottimizzazione effettiva dei dialoghi in lingua italiana.

Pro

Contro

VOTO FINALE: 8/10