Ermal Meta a Giffoni 2018 tra grammatica, popolarità e successo: “Il congiuntivo piace ancora”

Ermal Meta a Giffoni 2018 incanta la Masterclass con una lunga riflessione sulla gavetta e il congiuntivo.

ermal meta a giffoni 2018

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Ermal Meta a Giffoni 2018 parla del successo ma anche della popolarità, due conquiste che non sempre hanno il medesimo significato.

Tra gli ospiti della seconda giornata di Festival, l’artista di Fier si è soffermato su alcuni punti che per lui sono fondamentali, come la differenza tra popolarità e successo, oltreché sull’importanza della dimensione live per un artista. Il discorso si è incentrato su web e talent, spesso portatori di una popolarità effimera e che si perde nel tempo. Questa la riflessione di Ermal Meta.

Bisogna distinguere tra popolarità e successo. Puoi essere famosissimo ma per ragioni non proprio edificanti. Non bisogna cercare di essere popolare a tutti i costi. La parola talent è un contenitore, quello che conta è il contenuto, e a quello molti non guardano con attenzione. Con la popolarità ti conoscono migliaia di persone; il successo invece vuole dire che quello che tu fai e ami riesce a toccare in qualche modo le vite altrui. Se avessi 18 anni proverei qualunque strada ma preferirei sempre un piccolo successo a una grande inutile popolarità.

Il suo amore per la musica nasce per caso, all’età di soli 4 anni. Ospite in sala di registrazione per una prova di sua madre con orchestra, il piccolo Ermal si è invece soffermato sulla magia dei tasti di un pianoforte che – a suo dire – l’hanno letteralmente stregato. Da quel momento, la musica è diventata il suo obiettivo di vita nonostante il lungo percorso all’università che ha interrotto all’ultimo esame: “Studiavo lingue ma mi sono fermato all’ultima prova: la terrò per la vecchiaia”.

L’artista è tutt’ora in tour per il supporto di Non abbiamo armi, con un calendario lunghissimo che lo porterà in giro per l’Italia per tutto l’anno. Nessuna intenzione di fermarsi, per lui, per non correre il rischio di auto-sabotaggio: “Non posso fare a meno della musica live, lì non puoi bluffare”.

Interessante anche la sua riflessione sull’impoverimento del linguaggio, con il quale si è assistito a un sacrificio del congiuntivo in favore di forme colloquiali spesso scorrette:

“Ho assistito a un impoverimento del linguaggio all’interno della musica e delle canzoni. Ogni genere e stile può avere spazio, il vero problema è quando, a volte, si tenta di distruggere la grammatica italiana. Scrivi quello che vuoi ma fallo bene, perché più di un paio di occhi azzurri, quello che veramente piace tanto è l’uso corretto del congiuntivo”.