Confessione shock di James Blake sugli effetti collaterali del successo: “Ho pensato al suicidio”

Arriva la confessione shock di James Blake dopo il raggiungimento del successo fin da giovanissimo.

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La confessione shock di James Blake arriva a qualche anno dal raggiungimento del successo. L’artista si è raccontato alla Performing Arts Medicine Association, nella sezione dedicata al tema della salute mentale e della frequenza del suicidio negli artisti più o meno giovani.

La testimonianza è stata raccolta da Billboard, con tutte le dichiarazioni fatte sulla depressione e sui pensieri suicidi avuti nei primi anni di carriera. Il problemi sarebbero scaturiti a causa del calendario troppo intenso che ha dovuto tenere nel 2010, ai tempi del suo primo album.

Il disagio maggiore sarebbe stato quello vissuto al momento di abbandonare la sua vita abituale per tuffarsi in un mondo tutto del tutto nuovo, quando ancora non era completamente formato. Questa scelta obbligata avrebbe anche inficiato il suo rapporto con le persone, divenuto superficiale e occasionale.

Sono seguiti pesanti squilibri alimentari dovuti a un brusco cambio di dieta, che avrebbe comportato altri problemi di salute fino allo sviluppo di drammatici pensieri suicidi.

“Lo squilibrio chimico dovuto alla dieta e il deterioramento della mia salute sono stati i fattori scatenanti per la mia depressione e per lo sviluppo di pensieri suicidi. Ho sviluppato intolleranze dietetiche che mi hanno portato quotidianamente alla depressione esistenziale”.

La depressione avrebbe inoltre reso impossibile lo sviluppo della sua espressione artistica, senza che l’ansia avesse nessun tipo di impatto positivo sulla sua produzione.

“C’è questo mito per il quale devi essere posseduto dall’ansia per essere creativo, che devi essere depresso per essere un genio. Posso sinceramente dire che l’ansia non mi ha mai aiutato a creare. E ho visto che distrugge il processo creativo anche dei miei amici”.

Le rivelazioni rese in occasione del simposio vanno a spiegare lo sfogo di qualche mese fa dopo che gli era stata appioppata l’etichetta di ragazzo triste. Ecco le parole spese in quell’occasione:

“Ho sempre trovato quell’espressione malsana e problematica quando è usata per descrivere uomini che parlano apertamente dei loro sentimenti. Mentre non mettiamo mai in discussione le donne che discutono dei loro problemi, ciò contribuisce alla disastrosa stigmatizzazione storica degli uomini che si esprimono emotivamente. Viviamo già un’epidemia di depressione e suicidio maschile. Non abbiamo bisogno di ulteriori prove del fatto che abbiamo ferito gli uomini con la nostra domanda sul loro bisogno di essere vulnerabili e aperti. È sempre una buona cosa parlare di ciò che ti passa per la testa.”