Devil May Cry 5 e Bayonetta 3 open world? Come cambia la scena degli action game

Potrebbe essere il free roaming la carta vincente per rilanciare al meglio due brand iconici per il genere action?

Devil May Cry 5

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Il mondo degli action game brama la presenza di titoli del calbiro di Devil May Cry 5 e Bayonetta 3: i nuovi capitoli delle serie curate rispettivamente da Capcom e Platinum Games potrebbero risollevare le sorti di un genere che ormai vive esclusivamente dei soliti tre o quattro volti noti (Assassin’s Creed, La Terra di Mezzo e Batman, giusto per citare gli esponenti più in vista, ndr), e che necessita di una boccata d’aria nuova per garantire la giusta varietà sotto il profilo dell’offerta videoludica.

Di base, di questi due titoli si sa ben poco: se da un lato abbiamo un Bayonetta 3 che ha sposato in toto la causa di Nintendo Switch, preparandosi ad approdare sul mercato in edizione esclusiva per la console ibrida di matrice nipponica, dall’altro c’è un Devil May Cry 5 che di fatto latita ancora dalla scena. Le voci di corridoio ne volevano la presenza alla Playstation Experience 2017: bucato questo appuntamento, non resta ora che guardare con speranza all’E3 2018, con la consapevolezza che il recente annuncio della collection che mira a portare i vecchi capitoli su PS4 altro non sia che un adeguato apripista che consenta alle nuove leve di familiarizzare con il brand.

La voglia di rivalsa per gli action game è quindi tantissima, ma come confrontarsi con un mercato sempre in continuo mutamento, e che offre ai giocatori titoli dalla longevità portato “verso l’infinito, e oltre” da titoli del calibro di GTA Online e Destiny 2? L’evoluzione è assolutamente necessaria, fondando le basi sui pilastri che hanno concesso alle serie in questione di arrivare rispettivamente al quinto e al terzo capitolo, non senza però provare a innestare dinamiche che le differenzino rispetto ai precedenti episodi.

Gli esempi più lampanti di come Devil May Cry 5 e Bayonetta 3 potrebbero modificare il proprio io arrivano dalle uscite videoludiche del 2017, in particolar modo da The Legend of Zelda Breath of the Wild, Nioh e Nier Automata (aggiungeremmo Assassin’s Creed Origins, ma non è di certo una sorpresa, sotto il profilo del gameplay base, ndr): le immancabili meccaniche classiche hanno infatti subito un adeguato rimescolamento, con l’aggiunta di una spruzzata bella decisa di free roaming che ne ha elevato in maniera sostanziale la durata in termini di ore di gioco necessarie per portare a compimento le avventure.

Si è passati quindi dalle dieci ore scarse dei titoli della scorsa generazione alle oltre venti (con picchi che sforano i quaranta, in The Legend of Zelda Breath of the Wild) ore indispensabili per godere appieno di tutto il divertimento videoludico garantito dagli action game di nuova visione.

Ma saranno capaci titoli del calibro di Devil May Cry 5 e Bayonetta 3 di aprirsi a tal punto, rischiando magari di inimicarsi la frangia di aficionados storici (come avvenuto per Resident Evil 7)? Ovviamente questo è tutto da vedere, sebbene il mercato abbia dimostrato che i “sentimenti” videoludici stanno (più o meno) a zero, quando c’è da incassare. E poi, per i nostalgici, ci sono pur sempre le collection.

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