Fondatore di Lizard Squad a processo, arriva la condanna

Due anni e mezzo a uno dei capoccia del noto gruppo di hacker, che ha patteggiato per ricevere uno sconto sostanziale sulla pena

Lizard Squad

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Il nome Lizard Squad non è di certo nuovo ai videogiocatori di tutto il mondo, in particolar modo agli utenti in possesso di una console di ultima generazione targata Sony o Microsoft: sono passati infatti una manciata di anni, ma tutti ricorderanno l’importante attacco in rete al Playstation Network e a Xbox Live datato 2014, che nelle festività natalizie portò down il servizio per una manciata di ore, con la preoccupazione principale da parte dei colossi dell’industria videoludica che ovviamente era tutta rivolta verso i dati sensibili registrati dai giocatori (carte di credito, indirizzi, ecc). Un episodio sostanzialmente fine a se stesso quello della Lizard Squad, che in una successiva intervista spiegarono come il loro reale intento fosse quello di svelare la semplicità con cui a potenziali disturbatori esterni fosse possibile accedere all’interno dei diversi sistemi.

Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchio, e della Lizard Squad si è sostanzialmente saputo poco e niente negli ultimi anni: le ultime ore sono state però cruciali sotto questo aspetto, con uno dei fondatori del team in questione, il ventenne Zachary Buchta, che si è dichiarato colpevole e ha patteggiato due anni e mezzo di reclusione nel corso del suo processo presso il tribunale federale.

Una dichiarazione di colpevolezza, quella di Buchta, che non sembra coinvolgere i fatti del 2014 che, oltre all’attacco a PSN e Xbox Live, videro l’allarme bomba lanciato proprio da Lizard Squad in merito al volo su cui era presente l’allora presidente di Sony Online Entertainment, John Smedley.

A essere finito nel mirino degli investigatori federali è stato il servizio offerto dal sito Phonebomber.net che, per la modica cifra di venti dollari, consentiva a chiunque di lanciare veri e propri “attacchi” ai numeri di telefono desiderati, con inondazione di messaggi e chiamate atte a disturbare la tranquillità delle vittime.

Uno sconto sostanziale della pena per Buchta, che si è visto ridurre la detenzione in un carcere federale dai dieci anni che spettano a chi si macchia di tali crimini a soli due anni e mezzo, in cambio del suo supporto nelle indagini federali attualmente in corso.

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