Dipendenza da videogiochi presto sarà malattia? L’OMS pronta alla delibera

L'Organizzazione Mondiale della Sanità si appresta a riunirsi per inserire il disturbo da videogiochi tra le malattie riconosciute

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Diciamocela tutta: se ci stai leggendo, il motivo è che lontano dai videogiochi non ci riesci davvero a stare, sia in formato giocabile che anche solo sotto il mero aspetto della news a tema videoludico. Una buona notizia c’è però: non sei solo! Tanti sono infatti gli utenti sparsi in giro per il globo che approfittano di ogni momento libero per fiondarsi all’interno di uno degli infiniti universi digitali, pronti a vivere esperienze sempre diverse nei panni della più variegata risma di personaggi.

Il problema sorge però quando il tempo passato a contatto con i videogiochi supera di gran lunga quello concesso alla socializzazione nel mondo reale. È proprio per questo motivo che l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si appresta a inserire all’interno della sua undicesima revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie (l’ultima è datata 1990, ndr) anche la dipendenza da videogiochi.

Molto chiari i sintomi che porterebbero a galla questo particolarissimo disturbo, tra i quali spiccano la compromissione del controllo sui giochi (non riuscire più a gestire autonomamente la durata e l’intensità delle sessioni gaming), una priorità sempre maggiore data ai videogiochi a discapito di altri potenziali interessi, persistenza del legame morboso con il media, incuranti del verificarsi dei precedenti sintomi. Ovviamente per poter fare una diagnosi che evidenzi la succitata dipendenza da videogiochi è necessario osservare il potenziale paziente per un periodo di tempo minimo di dodici mesi, sebbene l’esasperazione dei sintomi appena descritti può accelerare la diagnosi in questione per l’inizio di una terapia che risulti essere adeguata.

Un trattamento, quello riservato al disturbo legato al mondo dei videogiochi, che alla fin fine risulta decisamente speculare a quello inerente il gambling, il gioco d’azzardo, e non sorprenderebbe quindi il potenziale utilizzo di una cura riabilitativa molto simile a quella già in uso per quest’ultima forma di patologia.

Ovviamente il fatto che la dipendenza da videogiochi stia per essere discussa e (potenzialmente inserita nella lista delle malattie) dall’OMS non significa in senso stretto che questa sia pronta a essere trattata come tale fin da subito, visti i tempi necessari a una pianificazione accurata di un piano di recupero.

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