Take five, stasera in prima tv il noir napoletano alla Tarantino con Peppe Lanzetta

Alle 21.15 su Rai Tre il film di Guido Lombardi, storia criminale d'un gruppo di irregolari alle prese col colpo che cambia la vita. Affiatato il quintetto di attori, guidati da un iconico Peppe Lanzetta. Uno sguardo tagliente su una Napoli cinica e materialista.

Take five, stasera in prima tv il film con Peppe Lanzetta

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Si fa un gran parlare in questi ultimi anni di rinascita dei generi in Italia, soprattutto dopo che film come lo spartiacque Lo chiamavano Jeeg Robot o la serie Smetto quando voglio hanno reso palese una tendenza sempre più riconoscibile del nostro cinema. Nel quale tanti autori, soprattutto giovani, hanno cominciato a plasmare storie che occhieggiano ai generi americani – per la prima volta si vedono storie di supereroi, fantascienza (Addio fottuti musi verdi dei Jackal, di uscita imminente), sportivi (Veloce come il vento) – senza però scimmiottarli, calandoli invece in un contesto riconoscibilmente italiano.

Tra i film che hanno saputo anticipare questa tendenza sempre più vistosa, va certamente segnalata una pellicola sottovalutata, Take five (2013) di Guido Lombardi, che stasera trova un meritato palcoscenico in prima tv alle 21.15 su Rai Tre. Lombardi s’era segnalato nel 2011 col bell’esordio di Là-bas, anche vincitore del Leone d’oro del futuro a Venezia, uno squarcio sul mondo dell’immigrazione clandestina nel casertano, esplicito nel mostrare vite sul filo dell’illegalità, però interessato a raccontarne le dinamiche umane e sociali, sottraendosi al ricatto della narrazione gomorresca e al sensazionalismo a ogni costo.

Take five è invece, nell’impianto di partenza perlomeno, un classico heist movie all’americana. Il titolo è quello di uno standard jazzistico famoso per l’uso di un tempo “irregolare” in 5/4. E irregolari sono i cinque rapinatori di questa banda del buco che svaligia il caveau di una banca per un colpo milionario. Ognuno di loro si porta addosso una storia di infelicità e fallimenti: ’O sciomèn, un ruolo tagliato sul carattere e sulla fisicità di un iconico Peppe Lanzetta, criminale sul viale del tramonto ammantato di un’aura di leggenda, che tira avanti grazie agli antidepressivi; Salvatore (Salvatore Striano), fotografo di mezza tacca ed ex criminale cardiopatico; Ruocco (Salvatore Ruocco), ex pugile squalificato a vita finito nei combattimenti illegali; Carmine (Carmine Paternoster), idraulico con pesanti debiti di gioco; Gaetano (Gaetano Di Vaio, che del film è il produttore con la sua Figli del Bronx, e se la cava egregiamente nell’inedito ruolo d’attore), piccolo ricettatore in cerca di riscatto. Il colpo va a segno, ma i problemi cominciano dopo, perché ci si mette di mezzo un boss della camorra ingolosito dal bottino, e anche nel gruppo tensione e sfiducia reciproca sono altissime.

Take five s’ispira chiaramente alle iene tarantiniane, di cui riprende molte situazioni (citandone anche il finale, è una delle debolezze del film) e soprattutto quell’idea che il fulcro della storia non stia tanto nella descrizione del colpo, ma nell’analisi chirurgica delle dinamiche che s’instaurano tra i cinque protagonisti, costretti all’unita di tempo e luogo d’una stanza della tortura in cui contraddizioni e diffidenze reciproche sono destinate a deflagrare tragicamente.

Ed è proprio nella descrizione dei personaggi, grazie a una scrittura accorta nel delineare i caratteri, che Guido Lombardi trova la sua cifra più personale, connotando la vicenda e iscrivendola in un ambiente umano e sociale ben definito. Non che l’obiettivo sia il film neorealista o di denuncia su Napoli. Take five resta orgogliosamente cinema di genere, ma sa far proprie certe suggestioni, che filtrano nelle maglie del racconto e gli danno un tono personale, che senza quasi darlo a vedere assesta qualche riflessione sarcastica, disillusa sulla città.

Non è infatti un caso che, Lanzetta a parte, gli altri quattro interpreti abbiano vere storie criminali alle spalle e che i personaggi mantengano i nomi degli attori. Così si crea un impercettibile cortocircuito tra racconto e verità, in cui la finzione opera come un velo sottile che, senza esporla didascalicamente, rimanda continuamente a una realtà che ispessisce e caratterizza la narrazione cinematografica. Ne esce fuori un film di genere che non s’accontenta dell’adesione al puro meccanismo del plot, un noir che distilla umori concreti, restituendo malinconie sofferenze disillusioni che non appartengono al cinema ma alla vita.

Take five (2013) di Guido Lombardi, con Peppe Lanzetta, Salvatore Striano, Salvatore Ruocco, Carmine Paternoster, Gaetano Di Vaio, stasera in prima tv su Rai Tre alle 21.15.