Riki erede di Tiziano Ferro. Ho conosciuto Riccardo Marcuzzo e capito perché un ex talent ce la fa e l’altro no

I segreti del successo di Riki, un viaggio tra le sue "manie".

Riki Mania

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Se Tiziano Ferro ha un erede, il suo nome è quello di Riccardo Marcuzzo (Riki) che oggi rilascia l’album Mania.

Consapevole, intelligente, sveglio, attento, perspicace, schietto, VERO. Se mi chiedessero le qualità che deve possedere un artista per avere successo indicherei queste al fine di tracciare il profilo di un personaggio ideale che, tra la volatilità del mercato e la disaffezione dei fan da talent show, possa realmente farcela… A tempo indeterminato.

Riki le ha tutte.

Non fermatevi al “belloccio” di Amici di Maria De Filippi con l’occhio azzurro e neanche all’istintivo da provvedimento disciplinare. Chiuso il programma televisivo – che anno dopo anno ci sfida a pescare dal mazzo quello che merita davvero di intraprendere un percorso nel mondo della musica – c’è Riccardo Marcuzzo, un Riccardo Marcuzzo particolarmente consapevole del periodo che sta vivendo, che ferma la “Riki Mania” nel titolo del suo primo album di inediti.

Riki oggi è una mania, una moda da Amici di Maria De Filippi. Sarebbe emerso anche senza canzoni, senza Perdo le parole, senza se Parlassero di noi, senza ciuffo, senza occhio azzurro. Sarebbe andato di moda solo perché è stato esposto in una scatola ancora troppo difficile da buttare via. La differenza tra Riki e il resto degli Amici di Maria sta nel fatto che Riccardo lavora, ha lavorato, lavorerà giorno dopo giorno e ce la farà.

Ce la farà perché ha un progetto nella testa, sa quello che vuole fare: vuole scrivere, raccontare, raccontarsi e cantare le sue canzoni (sue!!!!). Ce la farà anche perché la testa non se l’è montata neanche per un giorno.
Ce la farà perché è attento. Pone attenzione maniacale a se stesso e al suo percorso, ce la mette tutta, sempre, consapevole che la luce che lo illumina oggi potrebbe spegnersi domani. Ce la farà perché lui sta facendo di tutto per tenerla accesa: si sta facendo il culo. 

“Potevo divertirmi molto di più e lasciar correre tutto, sarebbe comunque andata bene. Sai che scena raccontare di essere stato con questa o quella ragazza e di aver fatto mille feste anziché passare le notti in studio? Potevo lavorare con i grandi nomi, di solito si fa così. Scusa sei triplo platino o sei scemo? Sai che puoi chiedere qualsiasi aiuto a qualsiasi professionista?! Sono come un bambino che per vedere più in alto di tutti cerca di salire sul masso più grande senza l’aiuto di nessuno (o solo dei veri amici). Le cose migliori che ti riguardano sono quelle che fai tu: nessuno ci metterà mai la stessa passione”.

Riccardo lo scrive tra i ringraziamenti del suo CD e strappa una lacrima persino a me che ogni tanto lo leggo su Facebook e mi sembra che sprizzi solo presunzione. In realtà è la forza di fregarsene degli stron**, la consapevolezza di potercela fare (o il desiderio di dovercela fare), l’orgoglio di aver lavorato duramente al suo primo disco di inediti anche se avrebbe potuto crogiolarsi al sole e lasciare le cose al caso perché, lo sappiamo tutti, avrebbe venduto lo stesso. E lui non solo lo sa, lo scrive anche.

Ho conosciuto Riccardo Marcuzzo e ho capito perché un ex talent ce la fa e l’altro non ce la fa. Il talent aiuta, è fuori da ogni dubbio, e tra i talent c’è Amici di Maria De Filippi che aiuta ancora di più. Ma poi sono caz** tuoi. La partita te la giochi a riflettori spenti: c’è chi con quei riflettori si brucia e chi si scalda per iniziare a correre e non fermarsi più. La differenza la fa la testa. Un ex talent ce l’ha, l’altro NO.

Oggi Mania è ai vertici delle classifiche di vendita anche in Belgio e in Svizzera. Il “fenomeno Riki”, artista rivelazione, volerà in Sudamerica il prossimo anno. Il “fenomenale” che ha venduto di più nel 2017 è sulla bocca di tutti e c’è chi accenna a numeri falsati dai firmacopie dell’instore tour promozionale che “costringono” gli stessi fan ad acquistare più volte lo stesso album.

“VERO”, risponderei a tutti i paladini della musica improvvisati che guardano Riki già pronti a vederlo cadere con la prossima edizione del talent show, come quasi tutti prima di lui. Il segreto di Riki non sta neanche in quel “quasi” bensì in qualcosa che con il programma non c’entra assolutamente niente: si chiama consapevolezza, intelligenza, cura, attenzione maniacale al dettaglio, qualità che oggi il mercato esige.

Ma proviamo a non parlare di numeri. Parliamo della tracklist, 12 canzoni che Riccardo Marcuzzo firma TUTTE sia nel testo che nella musica, con qualche apparizione sporadica di Riccardo Scirè (nella musica di alcuni brano e nel solo testo di Rumore di fondo).

Da Frena a Credi in te, intro e outro inclusi, Riccardo scrive i testi di TUTTE le canzoni, racconta il mondo intorno e quello dentro, racconta se stesso, storie di vita vissuta davvero. Racconta l’amore, l’attesa, la paura, la voglia di farcela, la volontà di non darsi mai per vinti. Tra “Apri gli occhi e mostra come sei” e “Il resto è solo rumore di fondo”, svela una grande verità: “C’è chi crede nella voglia di non fare per riuscire e se arriva alla fine annuisce ma senza capire e lì si ferma per non ripartire. Tra dire e fare c’è chi resta al dire che vuole fare per dopo tradire”.

Con Il tempo intorno o con Rumore di fondo, ma anche con Credi in te, avrebbe vinto Sanremo a tavolino ma lui al Festival non ci andrà spezzando l’abitudine insensata dei cantanti freschi di Amici di Maria De Filippi al Festival di Sanremo in attesa del NULLA più profondo e completo… Perché nella maggior parte dei casi non è la visibilità che manca ma il progetto. 

Ho conosciuto Riccardo Marcuzzo e ho capito perché un ex talent ce la fa e l’altro non ce la fa. C’è chi resta a galla perché a fasi alterne viene esposto e chi con l’esposizione ci si impicca. Poi c’è chi lavora e ce la fa perché lo merita davvero, perché del suo disco ha scritto dalla prima lettera maiuscola all’ultimo punto, con dediche e ringraziamenti sinceri e riflessivi, tra elefantini rosa e progetti reali, originali. Del suo album Riki ha curato ogni dettaglio, grafiche incluse. Ci ha messo idee, emozioni, parole, musica, pensieri, gioie e dolori, dalla prima all’ultima traccia. Ci ha messo anche un intro e un outro che ai più potrebbero sembrare le classiche “tracce da saltare”. Che piacciano o meno sono un’idea, anche abbastanza innovativa, testimonianza che dietro a Mania c’è una storia, un disegno, un lavoro, un percorso. E non è scontato.

La Deluxe di #Mania e gli elefantini rosa di #Riki ?

Un post condiviso da Cinzia Delprete (@cinziadlp) in data:

Ho conosciuto Riccardo Marcuzzo e ho capito perché un ex talent ce la fa e l’altro non ce la fa. E non parlo di elettronica o di brani uptempo né di ballad o di quanto sia commerciale il disco (lo avete già fatto tutti). Mi limito a chiedermi che cavolo ce ne frega. Mania è commerciale? Sì, commerciale perché strizza l’occhio al mercato (quel posto brutto brutto in cui la domanda incontra l’offerta, in cui un prodotto funziona solo se incontra il gusto del pubblico) e si venderà un botto! Ma si vende perché parla di persone reali a persone reali, che lo acquistano realmente, con soldi reali, affrontando viaggi reali e spese reali per vedere solo un minuto un cantautore reale, non quello che scrive mezzo rigo una volta tanto e si reputa tale ma uno di quelli che si è spremuto il cuore per chiudere in una “mania” le sue gocce di sangue.

Il risultato? Un album particolare, non troppo immediato, che al primo ascolto lascia insoddisfatti. Ha bisogno di un ascolto più attento per trascinarci all’interno di ogni testo e di ogni nota. Un album che rompe con l’EP triplo disco di platino dal mood più estivo per trasportarci in atmosfere diverse che confermano un Riccardo Marcuzzo più maturo e riflessivo. Il Riki di Polaroid esiste ma c’è anche quello di Tremo, di In equilibro, di Vendicativa, di Credi in te.

Se Tiziano Ferro ha un erede, il nome è quello di Riccardo Marcuzzo (Riki) che del suo idolo potrebbe seguire le orme per talento e preparazione. Il timbro di Tiziano Ferro è inarrivabile ma, a livello progettuale e testuale, Riccardo potrebbe eguagliarlo (un giorno…).

Ho conosciuto Riccardo Marcuzzo e ho capito perché un ex talent ce la fa e l’altro non ce la fa, è anche per il modo in cui si pone, per come parla di sé e del suo progetto. Riki ha l’entusiasmo di un bambino che va allo zoo per la prima volta e che dopo un lungo giro è distrutto ma manca l’enorme elefante (non rosa) e allora corre felice in quella direzione perché sa che se non lo facesse se ne pentirebbe. Quindi con l’incontenibile spinta di chi sa che sta vivendo un sogno da trasformare in realtà, prova a trascinarti nel suo mondo con una sfilza di parole intelligenti e ponderate che potresti stare lì a sentirlo per ore ed uscire dalla stanza con il nuovo modello del Bimby.

Ho conosciuto Riccardo Marcuzzo e ho capito che in questo mondo si vince
con la determinazione di chi crede in se stesso al di là di tutto il resto,
con l’intelligenza di chi non perde mai il contatto con la realtà,
con la dedizione di chi sa che vive in un sogno che deve trasformare in una realtà stabile e duratura,
con la consapevolezza del proprio percorso, compiuto e da compiere,
con il coraggio e con la follia di mettersi in gioco al 100%.

Però RIKI FAI UN FAVORE ALLA COMUNITA’: CAMBIA UFFICIO STAMPA.