Romani in ostaggio per le riprese di Suburra? Serena Letterio di Cattleya risponde alle “accuse” in esclusiva su OM

Suburra ha tenuto in ostaggio i romani? Più soldi da chiedere alle produzioni per le riprese su suolo pubblico? Ecco tutte le risposte


INTERAZIONI: 96

Nei giorni scorsi le riprese di Suburra sono finite sotto la lente non solo per via del rilascio del primo promo della serie da parte di Netflix, ma per alcune polemiche che riguardano il territorio. A quanto pare c’è chi pensa che una produzione di questo livello possa tenere in ostaggio gli abitanti “rei” di abitare la location prescelta e di subirne le conseguenze una volta che, passato il tornado produzione, tornano alle loro vite di tutti i giorni.

A rispondere alle critiche mosse da alcuni esponenti PD tramite Repubblica (qui l’intervista), è  Serena Letterio, delegata Cattleya per le richieste di osp per le riprese, il tramite tra la società e le produzioni. Adesso impegnata in Cattleya, la Letterio in passato ha lavorato anche in Endemol ed in Publispei e vanta collaborazioni per serie e film molto noti da Romanzo Criminale a Gomorra, dai Cesaroni alle prime serie di Provaci ancora Prof, da Acab a Immaturi. Proprio lei ha risposto alle nostre domande.

Girare per il cinema e per le serie tv nel nostro Paese è diventato sempre più difficile. Mentre da una parte ci sono città che mirano alla “conquista” di una produzione che possa portare lustro e lavoro (vedi Matera e Triste location di successo per Sorelle e La Porta Rossa), dall’altra c’è chi si dice stufo di traffico bloccato, parcheggi rubati o disturbo notturno (vedi Suburra nei mesi scorsi). Davvero non si riesce a trovare un punto di incontro?

Un punto d’incontro è difficile trovarlo perché i cittadini spesso si trovano a non poter parcheggiare nelle zone interessate dalle riprese, a subire i blocchi del traffico per via dei ciak, andando incontro comunque ad un minimo di disagio. La situazione si aggrava in una città come Roma che è già massacrata da scioperi, traffico, manifestazioni ecc. e i problemi sono all’ordine del giorno. Proprio per questo le riprese non sono mai state ben viste.

Hai risposto a tono sui social riguardo alle “accuse” di rivoluzione del suolo pubblico: cassonetti spostati, cartelli stradali spariti e altro, l’introduzione di un verbale che descriva l’area al momento della consegna e che serva da per verificare dopo è necessaria?

In realtà la prassi è già questa. La produzione ripristina sempre il luogo delle riprese quando per esigenze sceniche vengono rimosse o tolte le segnaletiche stradali o i cassonetti Ama. Fatto sta che alla fine tutto viene rimesso al proprio posto. In riferimento all’Ama, è lei stessa che riposiziona i cassonetti al proprio posto. Senza contare che tutto ciò viene fatto previa autorizzazione.

Sull’edizione romana di Repubblica.it, in un articolo a firma di Luca Monaco, si parla di nuove idee da parte di alcuni esponenti del PD che potrebbero risolvere la “pratica location”. Puoi dirci qualcosa di più a riguardo?

La delibera 44/2004 l’ho modificata proprio io con l’allora assessore alla cultura della Giunta Alemanno, Dino Gasperini, quindi so molto bene di cosa stiamo parlando. Se dovesse passare la proposta avanzata dal consigliere Stefano Marin, una serie come Suburra, che mi piace ricordare è il primo prodotto italiano della piattaforma Netflix, avrebbe dei costi di produzione molto alti. Già in passato molte produzioni preferirono girare in Puglia o in Trentino, piuttosto che restare a Roma proprio per via di alcune difficoltà di questo tipo.

Con le ultime riprese di Suburra La Serie per le strade romane avete davvero “preso in ostaggio il territorio”?

Con le riprese di Suburra, non sono stati presi in ostaggio i cittadini. Abbiamo sempre cercato di creare al minimo i disagi, ma una serie d’azione come questa, non poteva essere girata in altri posti. Dall’altra parte, però, siamo sicuri che sarà una serie di successo e porterà Roma, nel bene e nel male, in centinaia di Paesi proprio come sta succedendo per l’altra produzione Cattleya, Gomorra.

Il consigliere PD Stefano Marin parla più volte di tasse, adeguamento dei costi e buco nelle casse del Comune. Toccherà davvero alle produzioni riempirlo con questo possibile adeguamento dei costi per l’occupazione del suolo pubblico?

Secondo me, il Comune che, voglio sottolinearlo, ci è stato molto vicino nelle riprese di Suburra (abbiamo girato più volte all’interno dello stesso Campidoglio), dovrebbe potenziare l’Ufficio Cinema ossia l’ufficio preposto per le autorizzazioni alle riprese. Un ufficio così importante, che ogni anno lavora migliaia di pratiche e altrettanti prodotti che fanno tappa nel territorio romano, è retto solo dalla buona volontà dai dipendenti che vi lavorano. Servirebbe più personale e più potere. Lavorano davvero in condizioni critiche e spesso sono oberati di lavoro, perché le produzioni sono tante e ci sono molti contrattempi che portano spesso a inviare le richieste di osp 4/5 giorni prima delle riprese. Alla fine di tutto, credo che si debba formare un tavolo con le produzioni, i vigili, il Comune e tutti gli enti preposti per far sì che ci siano delle regole che riescano a non far scappare via le produzioni da Roma, perché la Capitale è sempre stata e deve continuare ad essere la Capitale del cinema.