Cannes 2017, la quarta giornata, col debutto alla regia di Kristen Stewart

Oggi in concorso il film francese 120 Battements Par Minute di Robin Campillo, sull'Aids e gli anni Novanta, e lo svedese The Square di Ruben Östlund, satira del mondo dell'arte. Sul versante divistico la più attesa è Kristen Stewart, per la prima volta in veste di regista.

Cannes 2017, i film in concorso della quarta giornata

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Quarta giornata di programmazione a Cannes 2017. Ieri ha ricevuto buone critiche Okja di Bong Joon-Ho – “un film paragonabile a ET o a Roald Dahl” ha sentenziato il Guardian -, attesa pietra dello scandalo, trattandosi di uno dei due film di Netflix in concorso al festival quest’anno (l’altro, in programmazione domenica è The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach). Le polemiche tra Cannes e la piattaforma dello streaming sono continuate, rinfocolate da un malaugurato infortunio – all’anteprima per la stampa il film è stato proiettato per diversi minuti col mascherino sbagliato, tagliando le teste dei protagonisti – che i più maliziosi hanno interpetato non come un caso ma come un sabotaggio voluto, cosa invero assai improbabile.

In conferenza stampa, la protagonista del film Tilda Swinton ha ribadito che Okja non è a caccia di premi: “Siamo venuti per mostrare il nostro film al festival avendo la meravigliosa opportunità e il privilegio di poterlo proiettare sul grande schermo”. E rispondendo a distanza al presidente di giuria Almodóvar, che aveva dichiarato che non avrebbe premiato un film che non ha distribuzione in sala, la Swinton ha aggiunto: “Diciamoci la verità: quanti bellissimi film visti durante i festival non arrivano sul grande schermo? Io sono convinta che ci sia spazio per tutte le piattaforme”. Un’affermazione che tocca un punto essenziale della questione: perché la sala, pur essendo indiscutibilmente la migliore dimensione possibile di fruizione di un film, purtroppo non offre democraticamente a qualsiasi opera un’occasione di visibilità, dati gli alti costi di distribuzione e proiezione delle pellicole. E allora lo streaming, che potenzialmente consente a molti più film di raggiungere pubblici anche di nicchia, diventa un’alternativa anche culturalmente interessante.

Sono temi su cui si continuerà a dibattere, già domani col film di Noah Baumbach. Intanto nella quarta giornata di Cannes 2017, i due film in concorso sono il francese 120 battements par minute di Robin Campillo e lo svedese The square di Ruben Östlund. E tra le proiezioni speciali c’è un cortometraggio piuttosto atteso, Come Swim, esordio alla regia di un’attrice americana, Kristen Stewart, molto amata in Francia.

120 battements par minute di Robin Campillo, in concorso

In quota francese a Cannes 2017 arriva il lungometraggio di Robin Campillo, per la prima volta in concorso, regista di orgini marocchine che può vantare nel suo curriculum una lunga collaborazione con Laurent Cantet in veste di sceneggiatore e montatore, culminata nel film La classe, che nel 2008 vinse meritatamente la Palma d’oro. Campillo è noto al pubblico dei cinefili italiani dato che i suoi due precedenti film da regista, Les revenants (2004) – da cui fu tratta anche una serie tv – ed Eastern boys (2013), erano entrambi passati al festival di Venezia, il secondo anche vincitore nella sezione Orizzonti.

Con 120 battements par minute Robin Campillo racconta una vicenda ambientata nella Parigi degli anni Novanta, in cui l’Aids costituiva una malattia senza ancora una terapia di contrasto efficace. Scritto insieme a Philippe Mangeot, ex presidente di Act Up, l’organizzazione internazionale nata nei tardi anni Ottanta per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sui pericoli dell’Aids, il film racconta dall’interno la storia di alcuni attivisti dell’organizzazione, ritratti in quel decennio in cui nell’indifferenza generale e in assenza di precise azione governative, le industrie farmaceutiche erano accusate di speculare sulla malattia.

La vicenda si focalizza sull’ingresso di Nathan (Arnauld Valois) nel gruppo di Act Up-Parigi e del suo rapporto con il più esperto attivista Sean (Nahuel Pérez Biscayart), coinvolto in forme di protesta radicale che turbano l’ultimo arrivato. Nel cast c’è anche Adèle Haenel, la protagonista de La ragazza senza nome dei fratelli Dardenne. 120 battements par minute è un film dal sapore generazionale, che restituisce il sapore di un’epoca vicina eppure lontanissima, segnata ancora da un fortissimo stigma sociale verso l’Aids.

The square di Ruben Östlund, in concorso

Tre anni fa aveva partecipato al festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard col suo precedente film, Forza maggiore, vincendo anche il premio della giuria. Quest’anno il regista svedese Ruben Östlund approda al concorso di Cannes 2017 con The square. E non perde il suo gusto da etologo, o entomologo, che ama i paradossi e le situazioni estreme, in cui infila i suoi personaggi per metterne in crisi abitudini, credenze, le buone norme astratte del vivere civile. Questo succede infatti in Forza maggiore, in cui il rischio d’una slavina rivela il carattere infingardo d’un padre di famiglia che preso dal panico abbandona bellamente moglie e figli al loro destino; e anche nel precedente Play, un film sul bullismo di un gruppo di ragazzi di colore che gli adulti non fermano temendo di passare per razzisti.

Stavolta in The square Ruben Östlund ci trasporta nel mondo raffinato e rarefatto dell’arte contemporanea. Christian è il curatore di un museo, uomo di ottimi modi, ottima cultura, con ideali politicamente corretti. Per dare visibilità alla galleria da lui diretta, convinto dai suoi collaboratori, decide di mettere su una performance provocatoria, capace di attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica e dei social media, dal titolo “The square”, ossia uno spazio chiuso in cui le persone sono chiamate a comportarsi in modo responsabile.

Nel frattempo però a Christian rubano cellulare e portafoglio e la sua reazione, una volta individuato il responsabile del furto, non è propriamente all’insegna del senso civico e delle buone maniere che usualmente predica. Accanto a lui si snoda un teatrino di personaggi non meno discutibili, tra giornaliste frustrate e artisti che prendono troppo alla lettera la provocazione delle proprie performance, sconfinando nella psicopatologia. Ma questo è appunto l’approccio di Ruben Östlund, che tende le situazioni fino al punto di rottura per svelare l’ipocrisia delle convenzioni sociali e culturali. In The square il tono diventa più apertamente satirico rispetto a Forza maggiore, rimandando al gusto della provocazione di Lars Von Trier, con però un’ironia più spiccata e consapevole, che fa pensare a Luis Buñuel.

Come swim di Kristen Stewart, fuori concorso

A Cannes 2017 c’è molta curiosità per il cortometraggio Come Swim, inserito tra gli avvenimenti speciali della selezione ufficiale, esordio alla regia dell’attrice Kristen Stewart, molto apprezzata in Francia grazie a Olivier Assayas, col quale ha collaborato per Sils Maria (2014) – che le ha fruttato un premio César – e Personal Shopper (2016), due film entrambi passati in concorso a Cannes.

Visto in anteprima all’ultimo Sundance Film festival, Come Swim è, così lo presenta la neoregista, “una storia tra l’arty e il realistico, 24 ore nella vita di un uomo”, un piccolo poema in immagini dallo stile suggestivo ed elaborato – che qualcuno ha addirittura paragonato a Terrence Malick. Per raggiungere il ricercato stile visuale la Stewart è ricorsa a un massiccio uso degli effetti digitali, adottando una tecnica che impiega l’intelligenza artificiale per manipolare le immagini fino a farle somigliare a dei dipinti impressionisti – la Stewart ha spiegato le procedure utilizzate in un piccolo saggio scritto insieme al produttore del film David Shapiro e l’ingegnere Bhautik J. Joshi, intitolato “Bringing Impressionism to Life with Neural Style Transfer in Come Swim”.

Il risultato ha inorgoglito la sua autrice: “È la cosa più soddisfacente che io abbia mai realizzato – ha dichiarato Kristen Stewart – Non è un piccolo film, non ha niente a che vedere con degli attori che parlano tra di loro dentro una stanza, cioè il tipo di cose che ti aspetteresti da un attore all’esordio come regista. Perché ho scelto un progetto così difficile come prima esperienza? Sono un po’ masochista”.

https://youtu.be/tzW3T4Plgfw