Le scuole in allerta per Tredici mettono in guardia i genitori dal “suicidio glorificato” (esclusiva OM)

La risonanza di Tredici è tale che le scuole americane hanno cominciato ad allertare i genitori riguardo la visione di 13 Reasons Why da parte dei figli

seconda stagione di tredici

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È ormai da quasi un mese che sul web e non solo non si parla d’altro che di Tredici, tra le ultime serie tv originali di Netflix: tra chi la ama e chi la odia, chi la ritiene dannosa e chi la rende protagonista di meme per ridere, la storia del suicidio di Hannah Baker è tutt’altro che passata inosservata.

Se fino ad oggi si poteva parlare di un fenomeno circoscritto al solo mondo del web, sia per quel che riguarda l’allarmismo che per quanto concerne le lodi sperticate alla serie, l’attenzione a 13 Reasons Why è in realtà cresciuta anche in ambienti tradizionalmente “analogici”, come quello scolastico.

Alcune scuole americane hanno infatti cominciato ad avvertire ignari genitori di supervisionare i loro figli, stando attenti che, in caso fossero minori di diciassette anni, non guardino la serie. Il rating di Tredici negli Stati Uniti è infatti TV-MA, ovvero non adatto a chi ha meno di 17 anni, mentre in Italia è “solo” vietato ai minori di 14 anni: ciononostante, email come quella di cui noi di OM siamo venuti a conoscenza sono forse troppo estreme e contribuiscono a una crescita ingiustificata dell’allarmismo nei confronti di questa serie tv.

Il messaggio, inviato ai genitori da una scuola pubblica americana, parla infatti di “spiegazione glorificante del suicidio” per quel che riguarda le cassette registrate da Hannah, e spiega come la visione di 13 Reasons Why potrebbe turbare i più giovani, a maggior ragione dal momento che “Il mondo di oggi è già abbastanza impegnativo per i nostri figli“.

Quello che forse sfugge a chi ha inviato l’email è che Tredici è ben più di una serie sul suicidio: è una serie che affronta tematiche crude, ma anche attuali e reali – come il bullismo, che tocca soprattutto chi ha meno di 17 anni. Più che sconsigliare la visione, forse, sarebbe il caso di consigliarla in compagnia dei genitori o di adulti: 13 Reasons Why riesce bene nell’intento di mostrare cosa il bullismo può provocare in chi è più fragile e meno disponibile a parlare dei propri sentimenti con gli altri, e forse questo aspetto è anche più preponderante del solo suicidio di Hannah Baker.

Un simile messaggio, inoltre, potrebbe portare ad una vera e propria “caccia alle streghe” contro Tredici. Conoscendo la serie è facile capire cosa possa disturbare un minore che si appresti alla sua visione, ma mettetevi nei panni di un genitore che legge un simile messaggio: l’istinto più naturale è quello di vietare al proprio pargolo la visione della serie, alimentando così una volontà da parte sua di trasgredire e guardarla, magari senza nemmeno sforzarsi per comprendere il suo messaggio, ma solo per pura volontà di ribellione nei confronti dei genitori. Ironia della sorte, tra l’altro, l’email sembra farsi portavoce proprio della cecità di quei genitori e di quelle scuole – dovutamente rappresentati in 13 Reasons Why – che permettono ai propri figli e studenti di essere bulli e suicidi perché disattenti a ciò che fanno, pur con la coscienza a posto e con la certezza di star sempre facendo la cosa giusta.

Si è già parlato della posizione degli esperti in prevenzione del suicidio su Tredici, che potrebbe alimentare pensieri suicidi già preesistenti in adolescenti che vogliano emulare Hannah e la sua “vendetta” contro chi le ha fatto del male fisicamente e mentalmente. Tuttavia, come in ogni ambito, fare di tutta l’erba un fascio è sbagliato, e lo è ancora di più demonizzare qualcosa che con le giuste cautele potrebbe addirittura portare giovani bulli e ignavi ad un cambio di rotta, proprio per evitare che le possibili Hannah Baker si moltiplichino ulteriormente. Quello mostrato da Tredici non è un mondo inesistente, non è un’invenzione né qualcosa che non compete a chi ha meno di diciassette anni, ma è – tristemente – un ritratto della realtà che gli adolescenti di oggi vivono, e non basta chiudere gli occhi e passare avanti per cancellare questa verità.

Ecco la email di cui vi abbiamo parlato, con testo tradotto in italiano:

“Care famiglie,

Siamo recentemente venuti a conoscenza di una serie di Netflix velocemente diventata molto popolare tra adolescenti e pre-adolescenti del distretto, intitolata ‘Tredici’, basata su un romanzo scritto da Jay Asher e pubblicato nel 2007. Classificata come Vietata ai Minori di 14 anni, la serie comincia con la protagonista, Hannah, che parla del suo suicidio, e successivamente nel corso dei tredici episodi offre una spiegazione glorificante del suo suicidio ad ogni persona che ritiene responsabile. Ogni episodio contiene un “messaggio” personalizzato, da lei registrato prima di suicidarsi: hanno tutti a che fare con contenuti molto maturi, e sono stati ritenuti inopportuni per spettatori più giovani di 17 anni.

Oltre ad una rappresentazione grafica e alla glorificazione del suicidio, la serie mostra altri argomenti impegnativi per adolescenti e pre-adolescenti, come la violenza sessuale, una scena esplicita di stupro, bullismo, rifiuto, voci, abusi, depressione e vendetta. Queste informazioni possono essere difficili da comprendere e processare per i bambini, specialmente senza la guida e il supporto di un adulto lungo la strada. La National Association of School Psychologists (NASP) condivide la propria preoccupazione sul fatto che ‘La sua (della serie) potenza nello storytelling potrebbe portare spettatori impressionabili a romanzare le scelte fatte dai personaggi e/o a sviluppare fantasie di vendetta’. Per questo motivo, vi consigliamo di non permettere ai bambini sotto i 17 anni di guardare questa serie. Se vostro figlio l’ha già guardata, per favore prendere in considerazione l’idea di discuterne con lui/lei […]

Il ritmo frenetico del panorama dei media di oggi ha permesso a molti dei nostri studenti di fare ‘binge-watching’ di questa esplicita e intensa serie, e siamo preoccupati che questa esperienza possa aver lasciato alcuni bambini in uno stato vulnerabile. La complessità del mondo di oggi è già abbastanza impegnativa per i nostri figli, dunque quando siamo venuti a sapere di questa serie abbiamo voluto condividere con voi le nostre preoccupazioni sul loro conto.”