Life – Non oltrepassare il limite offre spunti interessanti, ma senza creatività (recensione)

Pur offrendo spunti interessanti, Life - Non oltrepassare il limite convince solo a metà con una trama e un cast debole. La nostra recensione.


INTERAZIONI: 35

Il vasto universo ha sempre affascinato e incuriosito l’uomo, che più volte si è chiesto: c’è vita su altri pianeti? Ma sopratutto, se venissero trovate altre forme di vita, come ci comporteremo? Life – Non oltrepassare il limite parte proprio da questi interrogativi, mettendo in scena la difficile interazione tra uomo e alieno, più volte già affrontato nel cinema di fantascienza, che ha cercando di dar risposte a questa ‘convivenza’.

Tra l’extraterrestre della porta accanto E.T. e gli amici alieni di Arrival, alla paura dello spazio infinito di Gravity e gli ostili parassiti di Alien, Life – Non oltrepassare il limite cerca di unire questi elementi producendo una pellicola che gioca sul binomio esistenza/sopravvivenza, curando nel dettaglio la psicologia della new entry aliena. “Calvin” viene cullato fin dalla sua prima (quasi) tenera apparizione, fino all’exploit del suo mostruoso sviluppo.

Daniel Espinosa dirige Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson e Ryan Reynolds in un horror sci-fi dagli spunti di partenza interessanti, ma che funziona solo a metà, perdendo la sua creatività. Life – Non oltrepassare il limite omaggia, se non imita direttamente, l’Alien di Ridley Scott, narrando la storia di un piccolo equipaggio partito alla volta di Marte per studiare un campione marziano, forse la prima forma di vita extraterrestre. Dall’iniziale entusiasmo per la scoperta, la paura prende il sopravvento quando l’organismo cellulare si rivela più intelligente di quanto pensavano.

Il buon montaggio sonoro, audace fin dalla prima inquadratura dello spazio immenso, in cui viene messa in evidenza la vastità dell’universo, e la fotografia curata nei dettagli rendono Life – Non oltrepassare il limite un film perfetto dal punto di vista tecnico. Purtroppo ciò non basta per farlo decollare. Una trama di partenza debole e un cast che tenta di dar senso alla storia con la loro presenza fisica non contribuiscono a sufficienza a far funzionare l’intero film: Jake Gyllenhaal non convince e Ryan Reynolds sembra aver indosso ancora i panni di Deadpool.

La star della scena è l’alieno Calvin, a cui ognuno dei protagonisti si lega in maniera diversa: mentre per l’impulsivo Roy (Reynolds) l’essere non è che un’insignificante creatura, per Hugh (Ariyon Bakare) diventa una sorta di familiare; è quest’ultimo l’unico a capire la complessa mente dell’alieno e ad avvisare perciò il suo equipaggio: “La sua curiosità è più forte della paura.” Qui entra in gioco il complicato binomio esistenza/sopravvivenza: per poter sopravvivere, Calvin deve uccidere. Non possiede una natura malvagia, ma i suoi istinti primordiali lo costringono a nutrirsi per mantenersi in vita.

Uno spunto interessante, che si perde completamente nella realizzazione di una storia prevedibile – così come il finale – che apre le porte a un possibile sequel di serie B.

Life – Non oltrepassare il limite sarà nei cinema italiani a partire da giovedì 23 marzo 2017.