Vasto. E se avessero ucciso mia moglie? Ho sbagliato risposta

Non è facile mantenere equilibrio ed umanità ma chiunque commenti questa vicenda deve compiere questa fatica per interrompere una spirale d'odio fisico e verbale che rischia di ucciderci tutti.

La terribile tragedia di Vasto

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Basta odio! La vicenda di Vasto ha scosso la coscienza dell’opinione pubblica. Fabio Di Lello ha ucciso a colpi di pistola il ventiduenne Italo D’Elisa. Il giovane nel mese di luglio aveva provocato un incidente stradale nel corso del quale era morta Roberta la moglie dell’assassino giustiziere.

Italo D’Elisa avrebbe dovuto rispondere in tribunale di omicidio stradale; la prima udienza sarebbe stata celebrata il prossimo 21 febbraio. Ma Fabio Di Lello ha deciso di farsi giustizia da solo, accecato dal dolore e dall’odio per la morte della moglie.

Tre vite distrutte a Vasto e sul web si scatena una discussione ferocissima mentre i contorni della vicenda diventano sempre più confusi nelle testimonianze dei sopravvissuti: gli amici di Fabio Di Lello accusano D’Elisa di aver continuato a provocare il marito della donna che aveva ucciso impattando con la sua auto contro lo scooter della donna. I familiari di Italo D’Elisa lo descrivono pentito e distrutto per quella che ritengono una tragica fatalità.

Sarà un tribunale a stabilire la verità ammesso che se ne possa trovare una in questa vicenda terribile. Terribile anche per le reazioni che ha innescato sul web. Fabio Di Lello ha ricevuto tantissime attestazioni di solidarietà e sostegno per la sua decisione di farsi giustizia da solo. Un coacervo d’odio e sfiducia nella Giustizia. Io stesso, e me ne sono già pubblicamente scusato, ho sbagliato la valutazione delle ragioni dell’omicida nel tentativo di rispondere alla domanda: e se avessero ucciso mia moglie?

Il dolore, la rabbia, l’odio non possono mai autorizzare e giustificare la vendetta privata. Ed un avvocato Leonardo Gallo, che assiste la mamma di due ragazze uccise in un incidente stradale, mi ha descritto la tremenda fatica di distogliere la mente della donna dal desiderio di vendetta. Non è facile mantenere equilibrio ed umanità ma chiunque commenti questa vicenda deve compiere questa fatica per interrompere una spirale d’odio fisico e verbale che rischia di ucciderci tutti.

Continuiamo a riflettere su Vasto e sulle tante morti nelle strade. Invochiamo però da cittadini indagini rapide, processi rigorosi e pene adeguate. La terribile sensazione che ci accompagna è che il reato di omicidio stradale, di recente introdotto nel nostro ordinamento, preveda procedure e pene inadeguate. E mi chiedo se questo processo di Vasto non poteva esser cominciato prima. Otto mesi mi sembrano un tempo eterno per una piccola comunità ed un Tribunale che non immagino oberato di superlavoro. E forse, se in caso di omicidio stradale, il responsabile finisse in carcere in attesa del giudizio tragedie simili potrebbero esser scongiurate